Agrifoglio, 28 dicembre 2022
L’agricoltura al femminile
Agricoltura femminile singolare (donne che coltivano il futuro) è il titolo di un bel libro di Deborah Piovan pubblicato ora con pacini fazzi editore, una lettura ideale per cominciare il 2023 all’insegna del cambiamento (a proposito: Auguri e grazie per il vostro sostegno).
Questo libro è nato – dice la Piovan – dall’ascolto (e dalla conseguente commozione) di un racconto di una contadina, Ines, che ricordava la fatica di procurarsi da mangiare in un non così lontano passato (passato che purtroppo rimpiangiamo spesso, idealizzandolo).
Leggere questo racconto procura un effetto domino: riporta alla nostra memoria le testimonianze delle nonne, dei nonni, dei parenti vicini e lontani, insomma dei nostri cari che fino a due generazioni fa di sicuro erano contadini.
Giusto qualche dato: quando Napoleone terminò (con gli esisti che conosciamo) le sue campagne, nel mondo c’erano scarsi un miliardo di persone, di cui leggevano e vivevano discretamente bene solo il 15% (re, regine, aristocratici, preti, mercanti). Il restante erano contadini che non se la passavano molto bene, vuoi la fatica, vuoi i dazi e le gabelle a cui erano costretti, vuoi la costante servitù e il fatalismo che avevano abbracciato come una croce.
Questa percentuale nei secoli è rimasta costante, e per esempio in Italia comincia a variare, giusto 60 anni fa, col boom economico, e da allora si creano alcuni paradossi a cui assistiamo ancora adesso.
Vedi l’indimenticabile canzone di Celentano (del 1966) il ragazzo della via Gluck, dove si descrive lo scoramento e lo spaesamento di un ragazzo che lascia l’erba dei prati per andare in città, assediata dal cemento.
Sentimento autentico, non c’è che dire. Tuttavia, in quella generazione che poi comincia a comprare i dischi (dieci anni dopo, nel 77, acquistando un disco di Julio Iglesias, Se mi lasci non vale, avrei molto precocemente cominciato anche io) c’erano i tanti che passavano dallo status di contadino a piccolo borghese o a cittadino con più possibilità economiche, nuovi status grazie ai quali ci si poteva permettere di ascoltare musica e di far diventare ricco Celentano: se tutti rimanevano nella via Gluck, Celentano poi i dischi non li vendeva.
Come dire, nei racconti di quelli che nella via Gluck ci hanno abitano per secoli ci sono ricordi non molti piacevoli. Le storie di Ines che Piovan raccoglie sono un lungo elenco di fatiche dimenticate: “lo sforzo di assicurarsi il cibo, la cura continua per proteggere le coltivazioni da parassiti e malattie per vedersele poi portare via da una grandinata o da un attacco di insetti devastante e inarrestabile, sapere che questo significava fame. Fame, freddo e fatica hanno agito da formidabili stimoli all’ingegno e all’inventiva durante tutta la storia dell’umanità”.
Purtroppo, ci ricorda Piovan, è un po’ come via Gluck, ora: “Le immagini che molta pubblicità propone tendono a dipingere di nostalgia un passato che si vuole far apparire bucolico, vissuto nell’armonia con Madre Natura
Agricoltura femminile singolare altro non è che la descrizione di un gesto: come prendere il testimone dal passato e portarlo avanti, insomma come e perché innovare, e chi sono le donne che nel mondo si sono prese questo impegno: conservare la memoria per costruire un mondo migliore, agricolo e non solo.
E cantare Celentano, ovviamente.