La Stampa, 28 dicembre 2022
Le corsa a 4 del Pd
L’entrata in scena del quarto candidato – Cuperlo – cambia, ma non di molto la lunga corsa alla segreteria del Pd. Approssimativamente, ci sono così due candidati centristi, chiamiamoli così, Bonaccini e De Micheli, e due di sinistra, Schlein e Cuperlo. L’ultimo arrivato è destinato a rosicchiare consensi all’ex vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, anche se non va dimenticato che il principale sostenitore della Schlein è l’ex ministro della Cultura Franceschini, da sempre accusato di salire sul carro del vincitore a ogni congresso, che adesso, con una battuta spiritosa, s’è augurato di essere su quello «della vincitrice».
In realtà la distinzione tra i diversi candidati e candidate è, più che politica, organizzativa. Nel senso che attribuire all’ex renziano Bonaccini, creatore di un “campo largo” che lo ha portato alla vittoria nella sua Regione, la volontà di escludere ogni possibile patto con i 5 stelle, e a Schlein, più movimentista, quella di chiudere a Renzi, al momento è arbitrario. Finché il centrodestra sarà forte, nel centrosinistra ognuno giocherà per sé. Il vero aspetto che divide i due candidati più forti è la natura del partito, cosa dovrà essere il Pd nel futuro. E lo stesso “no” alle correnti, pronunciato come premessa da ciascuno di loro, si è via via scolorito nel realismo di una battaglia senza esclusione di colpi.
Tornando a Cuperlo e al successo o meno che potrà avere il suo ingresso in campo, con un programma di sinistra più tradizionale di quello di Schlein, mirato a richiamare quella parte del partito che finora si era schierato con Elly più che altro per porsi contro Bonaccini, aggiungere un’altra candidatura a quelle già esistenti ha comunque uno scopo chiaro. Nessuno dei due candidati che si misureranno nel secondo turno dei gazebo, giocandosi la partita finale, potrà puntare a ottenere il 50 per cento dei voti senza ricorrere a un accordo con uno degli altri due, che dalla tornata decisiva saranno esclusi. In questo senso il congresso, che doveva essere “costituente” e finora non lo è stato, si conferma una classica conta, che non potrà non lasciare delusi quanti, dopo la dura sconfitta del 25 settembre, e dopo il colpo inatteso del Qatargate, avevano sperato, forse invano, in un autentico rinnovamento del Pd. —