la Repubblica, 28 dicembre 2022
40 anni di Vacanze di Natale
«E ci arriva come fosse un ragazzino. Qualche giorno fa mi sono divertito a contare i messaggi che negli ultimi mesi ho ricevuto sul film: tra cellullare e Instagram, 15 mila almeno. È il nostro film più riuscito.È la foto di un’epoca buffa, sentimentale, caustica. Uno stracult».Enrico Vanzina, ma lei e suo fratello Carlo, avevate immaginato che potesse finire così?«Assolutamente no. Quel film ce l’ha chiesto Aurelio de Laurentiis dopo il successo di Sapore di Mare: “Facciamo un film sulla neve?”».Poi che è successo?«È una domanda che mi sono posto più volte. Le ragioni del successo diVacanze di Natale sono diverse. Ma una è più precisa delle altre: il tempo ha battuto l’ideologia. Mi spiego meglio.Esisteva un certo tipo di mondo, e anche di cinema, che pretendeva di spiegare la realtà senza guardarla.Aveva un impianto ideologico e non si è reso conto di quello che invece gli stava accadendo intorno. Con quel film noi abbiamo raccontano un pezzo di Paese che avevamo di fronte e che nessuno guardava, un po’ schifato. Era una cronaca precisa di un tempo che stava cambiando. Di una certa borghesia che puntava sull’avere e non sull’essere. Lo abbiamo cercato di fare con un approccio franco, divertente ma anche drammatico. Abbandonando ogni moralismo. Ripeto: noi lo abbiamo fatto senza saperlo. Ma visto oggi Vacanze di Nataleè stato un mattoncino del racconto di un cambiamento sociologico che fino a quel momento non era mai stato intercettato».Quando lo avete capito?«Quando l’abbiamo visto la prima volta in sala. Era una proiezione privata c’era Christian De Sica, sua moglie. Luigi e Aurelio De Laurentiis quando si accesero le luci erano assai perplessi. “Che film avete fatto?”. Il pubblico invece lo capì subito».Quando l’avete scritto?«Girando per Roma. In autobus, allo stadio, in discoteca. Osservando la gente. Come fai a raccontare se stai chiuso sempre nella stessa stanza,con le stesse persone? Senza buttarla in caciara: lo abbiamo scritto facendo quello che un grande partito di sinistra dovrebbe fare oggi. E lo abbiamo fatto senza paura, nonostante ci fossero degli azzardi».Non starà esagerando?«Il film sdogana la bisessualità, con il personaggio di Christian. E 40 anni fa non era scontato. De Sica fa quel discorso, mentre è a letto col maestro di sci, che uccide in dieci secondo una generazione di romani arricchiti».«Papà, tu facevi il capomastro e ora ci hai soldi. Mi hai mandato a studiare in America? E allora vado a letto con Zartolin, ‘nse po’?».«Era il tempo dei borghesi ricchi romani che mandavano i figli all’estero e poi non sapevano gestirli. Ne abbiamo visti tanti».Molti dei personaggi sono ispirati a vostri amici.«Quello di Calà in qualche modo assomigliava a me. Ho sempre suonato il piano. InVacanze di Natale– seguendo la lezione di Dino Risi – la musica ha un ruolo fondamentale.La colonna sonora l’abbiamo scelta con cura. Io pezzo per pezzo quello che suonava Jerry, Carlo seguendo tutte le hit del momento».È vero che il personaggio di Luca Covelli è ispirato al vostro amico Giovanni Malagò?«Diciamo che ci sono molte cose che lo ricordano. Giovanni è semprestato un ragazzo sveglio, intelligente. Però anche molto buffo».«Qualunque sport faccio, sono sempre il numero uno…».«Tra i meriti che Vacanze di Natale ha avuto c’è stato quello di rilanciare Cortina. Mi fa sorridere che oggi Giovanni stia lavorando per le Olimpiadi proprio a Cortina. Ma oltre ai personaggi c’erano anche tanti caratteristi straordinari come Riccardo Garrone, Guido Nicheli, Mario Brega o la bellissima Karina Huff, che ogni volta che vedo il film mi fa tanta tenerezza. È stato un grande film corale in un momento molto difficile per il cinema italiano in tema di interpreti: tutti i migliori-Verdone, Nuti, Troisi – si erano messi a fare i registi. E allora ne abbiamo inventati di nuovi».C’è un film italiano oggi che resterà tra quarant’anni?«Non so...Oggi chi le fa le commedie, non esce di casa. Salvo Zalone, che è il più bravo di tutti. Per il resto si pretende di conoscere i ragazzi senza frequentarli».“Vacanze di Natale” è un film su Roma e sui romani.«Su Roma, penso abbia detto già tutto Flaiano. È una città complicata dove si mischia cialtroneria, magia, superficialità. È una città che sa assolvere, distribuendo i piaceri della vita a man bassa. Questo le permette di sopravvivere a tutto.Anche a sé stessa».Ultima cosa: una battuta che resterà oltre i 40 anni.«Qualche anno fa mi hanno chiamato degli amici. Li aveva cercati Toninho Cerezo dal Brasile.Era disperato: a ogni fine anno lo chiamano in decine da Roma per sapere che programmi ha per il 31. E se va a letto presto, visto che è un professionista».(C’è una cosa che Enrico Vanzina ha detto a un certo punto di questa intervista: “Mi chiedono spesso di rifareVacanze di Natale. L’unico che può, è Aurelio De Laurentiis. Con me. Sono passati 40 anni, se lui lo volesse rifare, vediamo che succede”).