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 2022  dicembre 27 Martedì calendario

Il ponte delle 12 Notti che ci riporta alla luce

Natale non è solo il 25 dicembre. Certo, la vigilia e il giorno dedicato alla nascita di Gesù sono colmi di profondi significati, ma anche i giorni successivi hanno grande rilievo. Dal 26 - santo Stefano, protomartire cristiano - si sgranano infatti le Dodici notti che arrivano all’Epifania, parola che viene dal greco e significa manifestazione, nonché apparire. William Shakespeare aveva dedicato alla Dodicesima notte la commedia omonima. Si tratta di sere dalla valenza simbolica: secondo alcuni, furono istituite da un Concilio della seconda metà del 500 d.C. per unire il periodo da Natale all’Epifania, anche se l’origine sarebbe pagana.
Richiamano i dodici mesi dell’anno (in alcune parti della Francia vengono dette la Petite Année): si dice infatti che dovrebbero essere utilizzate per ricapitolare i doni ricevuti nei mesi trascorsi, nonché gettare i semi che germineranno nei successivi. Nel passato sono state anche considerate - insieme ai giorni precedenti - come un varco, un ponte, una porta fra terreno e ultraterreno. Sono un tempo di riflessione e raccoglimento, in un certo senso magico, di cui la Dodicesima notte - vigilia dell’Epifania, che tutte le feste si porta via - è il culmine, la sintesi, il punto di arrivo.
SOLSTIZIO D’INVERNO
Più in generale, da epoche remote e in molte parti del mondo, il periodo in cui le giornate si fanno più corte e le notti più lunghe, che culmina nel solstizio d’inverno e dà quindi l’avvio al fenomeno inverso, è scandito da celebrazioni e ritualità. Quasi tutte, però, hanno un punto in comune: l’evocazione della luce. Reale o metaforica, si declina in molti modi. È l’attesa della luce e del suo ritorno; al contempo è la consapevolezza che occorre tener viva una luce interiore, supplendo all’assenza di quella solare. Simili a stratificazioni geologiche, gli usi e i costumi di epoche e Paesi diversi si sommano, il sacro e il profano si intrecciano. Quasi sempre presente, come un filo rosso, è l’usanza dei doni.
IL SOL INVICTUS
Già nella Roma imperiale, dal 17 al 23 dicembre si celebravano i Saturnalia, collegati al dio Saturno e a una mirifica età dell’oro, duranti i quali ci si scambiavano piccoli doni. Secondo molti, la parola strenna (dal latino strna, regalo di buon augurio) si diffuse allora, mentre per altri è di origine francese più recente. Si cominciò in seguito a celebrare il Sol Invictus (il Sole invitto), che a parere di alcuni si collegherebbe a riti provenienti dall’Oriente, al culto di Mitra.
Con il cristianesimo, il periodo dell’Avvento - dal latino adventus, cioè venuta, arrivo, inteso anche come attesa - assume il senso profondo che gli attribuiamo ancor oggi. Si tratta del tempo liturgico di preparazione al Natale che ruota intorno alla nascita del Signore, ed è scandito da riti e liturgie. Si accende per esempio la prima delle quattro candele della ghirlanda tradizionale, nella prima domenica di Avvento. Il 13 dicembre, in molte parti del mondo, si festeggia Lucia, la santa della luce - in passato coincideva con il solstizio d’inverno - che sul suo asinello porta regali ai bambini. Prima di lei, il 6 dicembre (in alcuni Paesi il 5) arriva san Nicola, antico vescovo di Myra: una figura mitica che si è diffusa in tante parti e da cui ha origine Santa Claus. Sarebbe stata la Coca-Cola negli anni 30 a tramutarlo nel Babbo Natale con il costume rosso e la barba bianca, che si aggira su una slitta carica di regali e guidata da renne nella notte del 24.
LE COMMISTIONI
Le tradizioni che riguardano il Natale sono moltissime e fascinose, le commistioni potenti ed evocatrici. Elencarle tutte è impossibile, ma è interessare notare quanto epoche e usi si tocchino e si fondino. Proviene dall’epoca vittoriana inglese, raccontata da Dickens in A Christmas Carol, l’abitudine di fare un albero a cui si appendono palline e decorazioni, illuminandolo con le candeline. All’origine si trattava di un’usanza tedesca, che faceva richiamo all’albero della vita, o all’abete nordico. Oggi, da noi, molti addobbano l’albero il giorno dell’Immacolata, l’8 dicembre, o il 7 per Sant’Ambrogio, patrono di Milano. Quanto al presepe (praesaepe, greppia o mangiatoia), sarebbe stato san Francesco, il poverello d’Assisi, a fare il primo a Greccio nel 1223.
I PERSONAGGI
Meravigliosi e assai celebri sono i presepi napoletani, affollati di personaggi variopinti, in una commistione profonda fra sacro e profano. Persino i 12 mesi dell’anno sono rappresentati, ognuno da un personaggio differente. Ma è un tema, quello della Natività, raffigurato e ripreso nella tradizione pittorica di tutti i tempi: basti pensare a Giotto e alla Cappella degli Scrovegni.
Quali che siano le usanze adottate, comunque, resta profondamente vera e significativa una frase di Dickens: Onorerò il Natale nel mio cuore e cercherò di portarlo con me tutto l’anno. E, con lui, la luce e la pace che infonde nei cuori.