Corriere della Sera, 27 dicembre 2022
Il discorso di re Carlo III
Nella cappella di San Giorgio a Windsor, dove ha detto addio alla madre Elisabetta, vestito di rassicurante blu, sullo sfondo un abete «sostenibile» decorato con carta e materiali di recupero. Il primo discorso di Natale di Carlo III ha confortato ricordando la regina dei record scomparsa a settembre, nel segno di quella «continuità» che è stata il segreto del successo dei primi cento giorni del re. Ma ha anche presentato il piano programmatico di un sovrano deciso a entrare nei problemi dell’attualità. Indicando la strada che seguirà Carlo III che il 6 maggio sarà incoronato a Westminster Abbey.
«Ha mostrato rispetto verso la regina, con la scelta di parlare dalla cappella dove la sovrana è sepolta, ed è stato rassicurante. Ma anche efficace e conciliante nel toccare tanti punti di attualità sociale, i tempi difficili, il servizio pubblico e il tema delle diverse fedi religiose nel Paese – spiega al Corriere da Londra lo storico Hugo Vickers, il più vicino alla famiglia reale —. E non ha voluto competere con la madre o cambiare lo stile in modo sostanziale. Mi immagino vorrà rendere il discorso più personale, più a sua immagine, negli anni futuri».
Carlo ha iniziato con la nostalgia per la madre – «A Natale sentiamo l’assenza delle persone che abbiamo perso» – e ha concluso con l’augurio di «pace, felicità ed eterna Luce», come avrebbe fatto lei.
Nessun riferimento ai duchi di Sussex, citati invece per il loro impegno i principi di Galles. Con le immagini scelte dal re per accompagnare il discorso che hanno ricordato i working Royals, con la regina Camilla, i principi di Galles, il conte di Wessex Edoardo e la Princess Royal, Anna. «È stato un silenzioso omaggio a quanti nella famiglia lo aiutano nel lavoro», nota Vickers. E la conferma del suo piano per snellire la monarchia: nelle immagini solo la prima linea dei Windsor. Poi mentre scorrevano filmati di aiuti alimentari e sostegno ai senzatetto ha detto «un grande grazie a quanti si adoperano con donazioni di cibo o della commodity più preziosa di tutte, il loro tempo».
Così, mentre il Paese è attraversato da scioperi,«la gente ha problemi a pagare le bollette in casa e a tenere al caldo le famiglie», e il mondo affronta «conflitti, fame o disastri naturali», Carlo ha parlato di «un tempo di grande ansia e difficoltà», lodando il lavoro di infermieri, insegnanti, forze armate e quanti prestano un servizio alla comunità.
La sua volontà
Con le sue parole ha confermato il desiderio di rappresentare un Paese multietnico
Un sovrano, insomma, che non rinuncerà a dire la sua su questioni di attualità. Quasi prendendo posizione, come spesso ha fatto da principe di Galles, con i Black spider memos (così sono stati chiamati i suoi appelli informali al governo nel corso degli anni). Con un approccio caldo e attento ai problemi della povertà, dell’emarginazione, come ha sempre fatto con le sue fondazioni.
Di più, come nota Stephen Bates del Guardian, il re è sembrato volersi appropriare di quei valori di «compassionate conservatism», di sostegno al volontariato e attenzione ai problemi della comunità (cari all’ex leader Tory David Cameron). In un momento in cui il governo conservatore di Rishi Sunak, nota Bates, pare averli messi da parte. Dal primo discorso di Natale del re (l’unico scritto di suo pugno, visto che il King’s speech davanti al Parlamento sarà invece il piano del governo) emerge anche quell’apertura religiosa che sta a cuore a Carlo.
Defender of the Faith, paladino della Chiesa Anglicana che come tale giurerà il 6 maggio, Carlo ha parlato della «Luce» divina sempre citata dalla madre. Ma anche di «chiese, sinagoghe, moschee, templi uniti tutti nello sfamare, assicurare amore e sostegno». Confermando il suo desiderio di rappresentare un Paese multietnico e dalle diverse sensibilità religiose.
Cosa è mancato? «È mancato l’impatto emotivo della regina, frutto di tanti anni di discorsi tv», risponde Vickers. E chiude: «Qualcuno ha notato che avrebbe potuto parlare di più del Commonwealth». Era la passione della regina, tanto che Filippo la soprannominò la «psicoterapeuta dei leader del Commonwealth».