Corriere della Sera, 27 dicembre 2022
Modi vorrebbe l’hindi come lingua nazionale ma gli indiani no
«Può intercalare il suo inglese con un po’ di hindi? mi chiedono sempre più spesso quando devo moderare dibattiti televisivi, soprattutto se si discute di politica con al centro le iniziative del premier Narendra Modi. Io mi sono sempre rifiutata spiegando che sono una purista della lingua, quindi o parlo in inglese oppure in un altro dei 22 idiomi indiani,quello della mia famiglia d’origine, il malayalam, parlato in Kerala». Rini Simon Khanna, conduttrice molto popolare in India, racconta al Corriere come stia resistendo alle pressioni per assecondare i desideri del leader indiano. Modi – che già otto anni fa si era insediato pronunciando il giuramento in hindi, non in inglese come il suo predecessore – ha più volte parlato della volontà di liberare gli indiani dalla «mentalità coloniale» lasciata dall’impero britannico e con il pretesto di de-colonizzare culturalmente il Subcontinente, negli ultimi ha intensificato gli sforzi per relegare l’inglese ai margini della vita indiana e promuovere l’hindi come lingua dominante, cercando di renderlo obbligatorio nelle scuole di tutto il Paese, nelle questioni di governo.
Lo scorso ottobre, per esempio, nello Stato indiano del Madhya Pradesh sono partiti i primi corsi in hindi di laurea in medicina, materia finora insegnata lì sempre in inglese. Ma l’hindi è parlato correttamente soltanto dal 27% degli indiani, in gran parte concentrati negli Stati popolosi e politicamente potenti del Nord, mentre sono pochissimi negli Stati meridionali – come il Tamil Nadu di lingua tamil e nel Kerala di lingua malayalam – e negli Stati orientali come il Bengala Occidentale, con 78 milioni che parlano bengalese.
Tuttavia i discorsi di Modi sono tenuti soltanto in hindi, lingua usata in 70% dei documenti del suo governo. «Se c’è una lingua che ha la capacità di unire la nazione è l’hindi», va ripetendo Amit Shah, il potente ministro degli Interni braccio destro di Modi. Un’idea che ha le sue radici negli scritti di VD Savarkar, padre del nazionalismo e icona del Bjp, il partito nazionalista indù al governo, che per primo ha articolato lo slogan «Hindi, Hindu, Hindustan», fondendo il nazionalismo sia con la religione che con lingua. Ma i tentativi di introdurre l’hindi obbligatorio anche nelle scuole a livello nazionale hanno sollevato accese proteste e alla fine sono falliti.
Ganesh Narayan Devy, uno dei più famosi linguisti indiani, osserva che non è una sola lingua ma la molteplicità degli idiomi che ha unito l’India nella storia: «Essere multilingue è al centro dell’essere indiano. Scoprirai che le persone usano il sanscrito per le preghiere, l’hindi per i film e gli affari di cuore, la lingua madre in famiglia e l’inglese per le loro carriere».