Corriere della Sera, 27 dicembre 2022
Intervista a Dario Franceschini (che sosterrà Schlein)
Dario Franceschini, anche se lei ancora non lo ha mai dichiarato pubblicamente, si sa che sosterrà la candidatura di Elly Schlein. E in molti si chiedono: perché questa scelta da parte sua?
«Dopo la pandemia e la guerra in Ucraina stanno cambiando tutti i punti di riferimento attorno a noi. In Europa, nel rapporto tra Stati e mercati, tra economia e ambiente, tra era digitale e diritti. Solo generazioni nuove possono capire e interpretare veramente questa stagione».
E dunque?
«Dunque, Schlein ha 37 anni e tutte le caratteristiche culturali e personali per essere la leader del Pd in questo tempo nuovo. La generazione mia e di Bonaccini ha guidato il partito ai vari livelli dalla fondazione nel 2007 ad oggi e ora è giusto che lasci il passo».
Franceschini, ma con questa destra al governo, il Partito democratico non avrebbe bisogno di una guida più salda anziché tentare l’ignoto?
«In questo momento il Pd non ha bisogno di continuità e tranquillità ma di un punto di frattura. La destra, questa destra italiana così estrema, la si contrasta non proponendo al Paese, come troppe volte abbiamo fatto, pressappoco le loro stesse risposte con solo una spruzzatina di giustizia sociale in più, ma facendo emergere tutte le differenze profonde sui valori e sui modelli di società. Per questo serve un Pd più radicale nella proposta politica, più netto e più coraggioso».
C’è chi ipotizza che questa operazione Schlein, da lei supportata, sia in realtà un’operazione gattopardesca: cambiare tutto perché nulla cambi…
«Purtroppo mi pare che la tentazione prevalente sia ancora un passo più indietro: cambiare poco perché non cambi niente. Altro che gattopardismo, Schlein deve cambiare tutto: gruppi dirigenti, abitudini, rendite di posizione, respingendo compromessi al ribasso, anche se a proporglieli fosse uno di noi che la sosteniamo».
Arturo Parisi, uno dei padri fondatori del Partito democratico, sostiene che due ex dc, cioè lei e il segretario uscente Enrico Letta, stiano in realtà rifacendo il Pci.
«È veramente una notazione surreale. Schlein rappresenta la sinistra moderna, non c’è niente in lei del vecchio armamentario ideologico del 900».
Franceschini, in compenso adesso sembra riemergere un passato ben più recente: un modello in cui il Partito democratico sta di nuovo appresso a Giuseppe Conte e al Movimento 5 Stelle…
«No. Noi abbiamo iniziato il rapporto con i 5 Stelle che loro erano ancora una forza populista che era stata alleata con la Lega sovranista. Il percorso che hanno fatto con il Conte due e con il sostegno a Draghi li ha portati a spostarsi politicamente nell’area della sinistra. E noi dobbiamo chiederci: questo per il Pd è un fatto negativo o positivo?».
Bene, e lei Franceschini che risposta si dà?
Il ruolo
Dicono che io manipoli Schlein? È misogino Una personalità come la sua arriva ogni 10 anni
«Che è un fatto positivo».
Perché mai, scusi?
«Perché sono venuti nel nostro campo, anche grazie a noi, e questo politicamente è un risultato. Dopodiché è naturale che stando così le cose si crei una competizione più diretta tra noi e loro. Ma può essere virtuosa. E sono convinto che Schlein da questo punto di vista sia molto competitiva con i 5 Stelle».
Sembrerebbe che il Partito democratico stia dicendo definitivamente addio alla vocazione maggioritaria per cui è nato nel 2007…
«La vocazione maggioritaria e l’obiettivo del bipartitismo spingevano il Pd a cercare di dare risposta e rappresentanza a tutto e a tutti. Si ricorda le critiche al “ma anche”?. Questa stagione è finita: un partito che ora sta sotto il 20 per cento non può continuare a comportarsi come quando invece puntava a vincere da solo e deve invece caratterizzassi su alcune battaglie e sul dare voce ad alcune emergenze sociali».
Ragion per cui voterete una leader che si è iscritta solo pochi giorni fa al vostro partito…
«Non abbiamo forse detto che il Pd doveva aprire le porte? Se la candidatura di Schlein porta a far entrare nel Pd o a votare alle primarie migliaia di persone nuove o che si erano allontanate è positivo? O forse abbiamo paura di accogliere gente nuova perché altera gli equilibri? Io credo che non dobbiamo avere timori a riguardo: abbiamo anzi bisogno di alterarli, gli equilibri».
Franceschini, ma lei non teme che, comunque andrà il congresso, il Pd sia ormai inevitabilmente destinato all’irrilevanza?
«Sciocchezze. C’è un ampio campo di opposizione, le cui forze, inevitabilmente, si uniranno in alcune battaglie e il Pd in questo campo è una forza insostituibile».
Sa che si dice sul suo conto? Che lei voglia manipolare Schlein…
«Solo chi non la conosce può pensare che si faccia manipolare da qualcuno! In queste osservazioni c’è peraltro un bel po’ di misoginia, c’è il retropensiero che una donna in politica debba sempre avere qualche uomo alle spalle che la manovra. Perché nessuno si fa la stessa domanda sui candidati uomini? La realtà è che di personalità come Schlein ne arriva una ogni 10 anni: lei può veramente cambiare il percorso del partito».
Un’ultima domanda: i suoi detrattori dicono che stavolta lei, appoggiando Elly Schlein e non il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, non è salito come al solito sul carro del vincitore...
L’analisi
In questo momento al Pd non servono tranquillità e continuità ma un punto di frattura
«Questa volta è diverso, sono sul carro della vincitrice».