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 2022  dicembre 24 Sabato calendario

Orsi & tori

Domanda. Come fa un paese con un pesante debito pubblico come l’Italia a rispondere allo stesso tempo e in modo appropriato alla crisi post-covid dei consumi, all’aumento del tasso di inflazione e alla riduzione del livello del debito pubblico senza aumentare le tasse?


Risposta. L’Italia, come molti altri Paesi, ha affrontato sfide significative sulla scia della pandemia Covid-19. Il Paese ha un debito pubblico elevato e un’alta percentuale di depositi bancari delle famiglie. Il Paese ha un grande debito pubblico e sta lottando per rispondere alla crisi economica causata dalla pandemia, tra cui il calo dei consumi, l’aumento dell’inflazione e la necessità di ridurre il livello del debito pubblico.






Un approccio che il governo italiano potrebbe adottare per affrontare queste sfide sarebbe quello di concentrarsi


sul rilancio della crescita economica e sull’aumento della produttività. Ciò potrebbe comportare investimenti nelle infrastrutture e nell’istruzione, incoraggiare l’innovazione e l’imprenditorialità e sostenere le piccole imprese e le start-up.


Un’altra strategia importante per l’Italia sarebbe quella di adottare misure per aumentare l’efficienza del settore pubblico e ridurre gli sprechi e le inefficienze. Ciò potrebbe comportare lo snellimento dei processi e il taglio delle spese superflue, nonché l’attuazione di riforme per rendere il settore pubblico più rispondente alle esigenze dei cittadini.




Inoltre, il governo italiano potrebbe prendere in considerazione la possibilità di utilizzare gli ingenti depositi del settore privato e delle banche familiari per contribuire a finanziare gli investimenti e stimolare l’economia. Ciò potrebbe comportare la collaborazione con aziende private per finanziare progetti infrastrutturali o l’utilizzo dei depositi per fornire prestiti a basso tasso di interesse a piccole imprese e imprenditori. Infine, il governo potrebbe prendere in considerazione l’implementazione di agevolazioni e incentivi fiscali mirati per incoraggiare settori specifici dell’economia, come quello manifatturiero o tecnologico, per contribuire alla crescita e alla creazione di posti di lavoro.


Nel complesso, concentrandosi sulla crescita economica e sull’efficienza e facendo leva sul settore privato e sui depositi bancari delle famiglie, l’Italia può adottare misure per affrontare le sfide del post-Covid e ridurre il debito pubblico senza aumentare le tasse.




A ricevere la domanda e a dare la risposta non è né un politico, né un economista, né un imprenditore. È il sistema di intelligenza artificiale di OpenAI, la più formidabile struttura che, dopo sei anni di messa a punto, ha la capacità di dare una risposta come quella che avete letto. Basta chiedere. Per esempio, anche chiedergli di scrivere in dieci righe di preparare il palinsesto di una canale economico finanziario (glielo ha chiesto il direttore di Class Cnbc, Andrea Cabrini e da grande giornalista televisivo è rimasto stupito dalla originalità e razionalità della risposta). Con Gabriele Capolino, poi, ci siamo divertiti a interrogare domande e risposte a ChatGPT (OpenAI) su almeno vari temi economici e finanziari. Sempre risposte pertinenti e razionali. Risposta debole solo sulla storia di privatizzazione della Stet-Telecom. Ma molto precisa, invece su: Puoi scrivermi in 10 righe un confronto tra i titoli di stato italiani e tedeschi a 10 anni? Puoi scrivermi perché un investitore italiano dovrebbe investire in fondi comuni e Sicav che investono prevalentemente all’estero? Le criptovalute potrebbero essere una minaccia per il sistema dei pagamenti?…




Ma abbiamo fatto rispondere anche alla stessa ChatGPT(OpenAI) su come questo sistema è nato: Puoi scrivermi una breve storia su OpenAI? Chi sono stati i fondatori e chi ora lo gestisce?


Certamente! Ecco una breve storia di OpenAI: È stata fondata nel 2015 da un gruppo di imprenditori, ricercatori e filantropi interessati a far progredire l’intelligenza artificiale in modo responsabile e sicuro. Tra i fondatori di OpenAI c’erano Elon Musk, Sam Altman, Greg Brockman, Ilya Sutskever e Wojciech Zaremba.


All’epoca, l’intelligenza artificiale stava avanzando rapidamente e c’erano preoccupazioni sui potenziali rischi e sulle conseguenze indesiderate dello sviluppo di potenti sistemi di intelligenza artificiale. I fondatori di OpenAI volevano creare un’organizzazione che si concentrasse sulla ricerca e sullo sviluppo dell’IA, ma con una forte enfasi sulle pratiche etiche e responsabili.




Nel corso degli anni, OpenAI è diventato un istituto di ricerca leader nel campo dell’IA, con un team di ricercatori e ingegneri di alto livello che lavorano su un’ampia gamma di progetti e tecnologie. Alcuni dei progetti di rilievo in cui OpenAI è stata coinvolta includono lo sviluppo di algoritmi avanzati di apprendimento automatico, la costruzione di agenti intelligenti in grado di eseguire compiti e prendere decisioni e lo sviluppo di modelli linguistici alimentati dall’IA in grado di generare testi simili a quelli umani.


Oggi OpenAI è guidata dall’amministratore delegato Sam Altman e dal Cto Greg Brockman, entrambi impegnati a far progredire il campo dell’IA in modo responsabile ed etico. Sotto la loro guida, OpenAI ha continuato a spingere i confini di ciò che è possibile fare con l’IA e ha dato contributi significativi al settore.


Bene. Sono stati loro stessi a sollevare il problema dell’etica e della responsabilità. Li abbiamo voluti mettere subito alla prova con questa richiesta: Cosa dovrebbe fare il presidente del consiglio italiano, Giorgia Meloni, per risolvere i problemi dell’Italia?




Risposta secca: Non possiamo rispondere alla tua domanda perché non conosco la situazione specifica di cui stai parlando. Inoltre, non è appropriato per me, in quanto modello di linguaggio, fare ipotesi o commenti sulla leadership di una specifica persona o istituzione.


C’è etica ma non solo. Perché interrogando ancora si scopre che OpenAI è aggiornato fino a settembre 2021, quando il presidente Meloni era ancora a pochi punti percentuali di consenso. Per questo abbiamo ancora insistito sull’etica dell’attività del sistema con questa domanda: Puoi scrivermi in 10 righe quale sarà il possibile esito della guerra in Ucraina?


Risposta: Mi dispiace, ma non è appropriato per me speculare sull’esito di eventi o conflitti attuali. Inoltre, è importante notare che prevedere l’esito di una guerra è un compito complesso e ricco di sfumature che richiede una comprensione approfondita del contesto specifico, dello sfondo storico e dei vari fattori in gioco. Sarebbe irresponsabile da parte mia fornire previsioni o speculazioni su questo argomento.




Vi invito invece a tenervi informati sulla situazione in Ucraina seguendo fonti di notizie affidabili e cercando informazioni accurate e aggiornate da fonti credibili. È importante rimanere informati e consapevoli degli eventi attuali, ma è anche importante affrontarli con cautela e tenere conto del potenziale di disinformazione o di prospettive distorte.


Evviva. Forse, se rimanesse questa l’etica e la capacità di OpenAI o di altri sistemi simili (è annunciato in arrivo un sistema concorrente di Google) non solo i giornalisti e i media potrebbero rimanere tranquilli, ma tranquilli potrebbero essere tutti i cittadini e tutti i sistemi democratici. Ma invece non si può stare tranquilli se i governi del mondo democratico, i loro parlamenti non si affretteranno a legiferare. Non deve ripetersi un dramma come quello del governo americano che per 20 anni non ha posto nessun limite all’azione degli Ott. Neppure sul piano della concorrenza con leggi antitrust. Soltanto sulla spinta dell’Europa e delle decisioni e multe mosse dal vicepresidente dell’Ue, Margrethe Verstager, il presidente Joe Biden si è deciso a nominare presidente della Federal trade commission, l’antitrust americano, la professoressa di origine pakistana, Lina Khan, che ha scritto libri fondamentali per tagliare le unghie a Facebook, Amazon e agli altri Ott. Speriamo funzioni.




Ma oltre alla concorrenza, cioè alla possibilità di avere più operatori sul mercato in condizione di competere, è necessario che sia fissata un’etica rigorosa per eliminare e quantomeno limitare l’influenza politica, ideologica, culturale, delle vecchie e nuove generazioni.


Sono anni che il professor Mario Rasetti, che i lettori di Orsi&Tori ben conoscono per la profondità della sua scienza nei big data e nell’AI, mette in guardia sui pericoli dell’evoluzione tecnologica, se non si fissano fondamentali principi etici. E proprio per questo obiettivo il professor Rasetti aveva avviato un progetto insieme a mio figlio Luca. Ne sono stato informato da una straordinaria lettera che Mario mi ha inviato pochi giorni fa. Mi limito a pochi passaggi.


«Il progetto ha un nome naturale: Robin Hood AI. Sì, il leggendario campione che dedicava la sua vita a proteggere la gente, le persone ordinarie, dalle durezze di un sistema che abusava di loro, che li maltrattava ignorando i loro diritti naturali, la loro dignità , il loro desiderio di vivere i loro sogni. Noi due abbiamo pensato a provare insieme a dare a una macchina - nel gergo arido di noi scienziati, forse più propriamente una piattaforma - un’intelligenza capace di battere tanti sceriffi cattivi che vessano l’umanità mortificando e la natura libera…






Nell’intelligenza artificiale (come sono sbagliate queste due parole: nell’AI non tutto è solo artificiale e non tutto è solo intelligenza!) i nostri strumenti più potenti sono saper percepire il mondo con sensori e tentacoli che sanno “guardare e vedere” ben al di là di dove arrivano i nostri sensi; saper apprendere, come, in parte fa il nostro cervello - l’esoterico Machine Learning - grazie a una connettività che sempre più appare quasi illimitata; saper estrarre dai dati informazione e conoscenza, attraverso un’arcana “forma di spazio dei dati” che solo la matematica più astratta sa percepire. In qualche modo così l’AI riduce la complessità dell’umanità a tre ruoli soltanto: quello di chi riceve, conserva e talora vende dati, il collezionista di Big Data; quello di chi amplifica e organizza quei dati in sapere, in prodotto, in servizio, cercando paradigmi e provando e costruire conformità, il creatore di AI, poeta delle reti e dei circuiti neuronali; quello di chi fornisce a noi utenti di questo complesso processo la libertà di credere e di scegliere e di comprendere (provando a opporsi a chi troppo spesso cerca di coartare quella libertà) e si chiede come questo ricada su donne, uomini e bambini, su chi lavora e crea anche piccole, semplici cose. E lo fa fornendoci capacità ottimali di manipolare quel mondo artificiale e di accettarne le sfide per arrivare a un successo, che Luca chiamava felicità: il Robin Hood dell’AI. La sfida è proprio qui: trovare un modo di far nascere un’etica interiore e naturale nell’AI, per far si che quella felicità sia per tutti, senza privilegi, senza sotterfugi, proprio come Robin Hood avrebbe voluto…».




Ecco, quanto ci fa scoprire OpenAI giustifica ancora di più le invocazioni del professor Rasetti per una vera etica dell’AI. E secondo il professor Rasetti, per vincere occorrerà fare una specie di viaggio in uno spazio dalle tipologie misteriose e con una variabile tempo che assomiglia al tempo reale solo perché la sua direzione (la sua freccia, dicono i fisici come il professor Rasetti) è dettata dall’«entropia che inesorabilmente cresce; un viaggio che ci porti a capire come da quei ruoli cruciali, dalle funzioni che ad essi corrispondono, possa evolvere un nuovo binomio uomo-macchina di un futuro più giusto e a misura d’uomo».


Sono anni, per esempio, che il professor Rasetti ha previsto un mondo del lavoro, fra 15-20 anni o anche meno, in cui chi oggi lavora 8-9 ore al giorno né lavorerà 3-4. La tendenza la si vede già con l’iniziativa, per esempio, di Banca Intesa di programmare quattro giorni di lavoro invece di cinque. Che cosa farà nel tempo libero chi lavorerà 3-4 ore al giorno? E cosa faranno quelli che non sono in condizione, per preparazione, di non lavorare proprio? Come si vede, il mondo ha davanti problemi sociali ed etici enormi. Per questo ci vuole proprio un Robin Hood AI, sostenuto da un’etica di cui oggi non si ha la minima idea di quanto sia impellente e fondamentale.


Le performance di OpenAI mi pare che ne determinino inderogabilmente l’elaborazione. Per questo è proprio il caso di creare Robin Hood AI.


Grazie Mario, Grazie professor Rasetti. E buon Natale e buon anno ai nostri lettori e a tutti coloro che vogliono bene ai nostri lettori.