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 2022  dicembre 24 Sabato calendario

Arte o pedopornografia: un fumetto spacca la Francia

Pedopornografia o censura? Il fantasma di Bastien Vives spacca il mondo del fumetto francese. Tutto inizia con il Festival di Angouleme, il più importante di Francia e quindi d’Europa, che annuncia la mostra principale dell’edizione di gennaio 2023: una retrospettiva sul lavoro proprio di Vives, fumettista-cult. Perché le polemiche? Flashback. È il 2009 quando un autore di appena 24 anni riceve il ‘premio rivelazione’ ad Angouleme con il libro Il gusto del cloro. Si chiama Bastien Vives, il talento – è chiarissimo da subito – è debordante. Dopo Nei suoi occhi (2009) arriva Poline (2011): Vives fa incetta di premi e passa dall’essere una ‘giovane promessa’ a ‘grande talento’. A questo punto, però, il ragazzo prodigio fa una virata. È del 2011 Meloni di collera: protagonista un’adolescente con un seno enorme che finisce nelle mani di uomini che approfittano sessualmente di lei. È poi la stessa protagonista a fare sesso col fratellino di 8 anni. Stupro, incesto e pedofilia: il pubblico si divide tra chi accusa Vives di pedopornografia e chi lo difende, spiegando che sono opere fantastiche e grottesche. Di certo non aiutano le dichiarazioni dell’autore, che al giornale Madmoizelle dirà: «Le lettrici non hanno apprezzato il libro. Pensavo che l’incesto fosse una fantasia femminile, ma di fatto pare che le ragazze non sognino di andare a letto con i fratelli o con il padre… C’è qualche scena di stupro, potranno apprezzarlo perché so che lo stupro è una fantasia femminile».
Nel 2018 arrivano tre nuovi libri: La camicettaLo scarico mentale e infine Petit Paul. È proprio quest’ultimo a scatenare il vero casino. Il protagonista è Paul, bimbo dotato di un pene di 80 cm che suscita irresistibili voglie nelle donne intorno a lui generando “situazioni comiche”. L’editore, nel presentare l’opera, sottolinea come lo straordinario talento artistico di Vives gli permetta sostanzialmente tutto. Parte del sistema culturale francese però insorge considerando il volume una “normalizzazione” anzi una “promozione delle pedocriminalità”. Viene lanciata una petizione online per chiedere il ritiro dell’opera. I magazzini Cultura e Gibert decidono di togliere dai loro scaffali il libro, ed è la prima volta per un fumetto in Francia, la terra di Charlie Hebdo. Il tema usato per chiederne il ritiro è che queste opere violano la legge, ma, secondo la letteratura giuridica, gli articoli 227-23 e 227-24 del codice penale francese che condannano la “rappresentazione pornografica (…) di un minore” non si applicano ai disegni e quindi al fumetto e la giurisprudenza sul tema è ancora troppo lacunosa per potere chiarire i contorni della faccenda. Il dibattito fa tornare a galla vecchie dichiarazioni, come quella del 2005 in cui Vives afferma: «A volte mi sento attratto da bambine di 10 o 12 anni: allora mi dico, “Cazzo, sono un pedofilo” ma in effetti non faccio niente e forse si tratta di pulsioni che chiunque potrebbe provare». E ora torniamo a oggi. Il 9 dicembre è stata lanciata una petizione online sul sito mesopinions.com da Arnaud Gallais, fondatore dell’associazione a difesa delle vittime di incesto: la richiesta era la “deprogrammazione” della mostra di Vives ad Angouleme per promozione della pedopornografia. Fausto Fasulo, condirettore artistico del Festival, ha prima escluso qualsiasi ipotesi di cancellazione: sarebbe «una sconfitta filosofica enorme». Inoltre, sottolinea Fasulo, la mostra sarebbe stata di disegni originali e inediti, quindi cancellarla sarebbe stata una censura preventiva e ingiustificabile. La ministra della Cultura, Rima Abdul Malak, parlando con Le Parisien, ha detto di comprendere lo sdegno che le parole e i disegni di Vives hanno portato nell’opinione pubblica, ma ha specificato che un autore tanto prolifico non può essere ridotto solo a queste opere. La petizione contro la mostra è arrivata a raccogliere più di centomila firme finché il 12 dicembre viene diramato un comunicato stampa del Festival di Angouleme: niente più retrospettiva di Vives. «Fatti nuovi» hanno radicalmente cambiato le condizioni che li avevano convinti a programmare la mostra e «minacce violente» rivolte all’autore hanno spinto l’organizzazione a cancellarla per «ragioni di sicurezza». Ma il festival aggiunge anche che «Vives ha fatto vari commenti – negli anni – che a molte persone sono sembrati inappropriati»: il festival non ne era a conoscenza. E Vives? Il 15 dicembre pubblica un lungo post su instagram. È un post di scuse, più o meno. Forse merito di qualche ufficio stampa che ha deciso di prendere sotto la sua ala il brillante talento e provare a salvarlo. Da se stesso, quantomeno. «Condanno la pedofilia e la sua glorificazione e banalizzazione. Condanno la cultura dello stupro e della violenza contro le donne. Esprimo solidarietà alle vittime di incesto od ogni altro abuso sessuale. (…) il mio lavoro è variegato, perlopiù verte sul sorgere dell’amore e del desiderio. I miei quattro libri definiti “pornografici” sono venduti incellophanati e sono vietati ai minori di 18 anni (…) La mia attività sui social è stata spesso infantile (…) Mi pento sinceramente per alcuni commenti». Tutto è perdonato? direbbero quelli di Charlie Hebdo