La Stampa, 24 dicembre 2022
Luca Argentero: «Scusate se sono felice»
Davanti al sorriso di Luca Argentero le possibilità sono due. O ci si sente improvvisamente allegri, oppure ci si incavola, perché come si fa ad avere tutto? Bello, simpatico, educato, intelligente e perfino, incredibile a dirsi, sincero. Mentre già si sta optando per la prima scelta, lui non risparmia il colpo basso, quello definitivo. Come? Abbassa un po’ lo sguardo e si scusa per essere felice: «Mi sento in colpa a dirlo, ma io, a dire la verità, ho vissuto questo periodo fuori sinc. Sia sul piano personale che su quello professionale questi ultimi sono stati anni incredibili». Nei Migliori giorni, il nuovo film di Massimiliano Bruno e Edoardo Leo (dal primo gennaio nelle sale con Vision Distribution) Argentero è un maschio vecchio stile, tante bugie, niente coraggio, e un matrimonio tenuto in piedi grazie alla forza dell’abitudine. Poi lo aspetta la lavorazione del terzo Doc, ma, soprattutto, tra 4 mesi, sarà padre per la seconda volta e, al solo dirlo, gli occhi gli si accendono.
Nei «Migliori giorni» è Gianni, un pessimo esemplare maschile, alle prese con la ricorrenza di San Valentino. Perché succede così spesso che gli uomini diventino così?
«Non è un problema che riguarda solo gli uomini, di esseri umani fatti così ce ne sono tanti, così come ci sono un sacco di coppie disfunzionali. Nel film parliamo di persone che hanno perso di vista la felicità, che vanno avanti per inerzia. A Gianni non importa nulla di celebrare la festa degli innamorati, ma, siccome lo fa da 25 anni, continua così. La cosa che mi sembra drammatica è che lui e la moglie abbiano bisogno di una cena di San Valentino per arrivare a dirsi la verità».
È un personaggio lontanissimo da come lei appare in questo momento. Le è capitato, magari in passato, di somigliare un po’ a Gianni?
«Mi sono sposato giovane, ho sempre fatto scelte limpide, questo non significa che le cose possano poi andare meglio o peggio, quello fa parte della vita. L’essere sincero con me stesso e con chi mi sta di fronte mi appartiene, è come sono fatto io, quindi no, non mi rivedo nella figura di Gianni».
I cellulari, come sempre accade nelle commedie, sono molto presenti nei «Migliori anni». Lei che rapporto ha con social e simili?
«Sono una "pippa", non potrei mai sostenere il ritmo del mio personaggio. Sarei incapace, verrei sgamato subito, sono uno che non riesce a architettare, nascondere…farei casino e verrei smascherato. So di non essere in grado e quindi, nella vita reale, evito di mettermi in certe situazioni».
Stiamo venendo fuori da una fase difficile, il Covid, la guerra, le violenze spaventose del regime iraniano. Lei come ha attraversato questo periodo?
«È la domanda sbagliata da fare a me. È difficile dirlo, ma io ho vissuto in controtendenza, non ho patito particolari conseguenze, anche se intorno a me la crisi l’avverto eccome».
Che cosa prevede?
«Sono laureato in Economia, mi piace leggere il momento che la società sta affrontando. Penso che il brutto vero non l’abbiamo ancora visto, che le conseguenze macro-economiche di quello che abbiamo vissuto non si sono ancora manifestate, le vedremo nei prossimi anni. Sul sistema l’emergenza ha riflessi che somigliano a un’onda lunga, ora inizia la recessione, un orizzonte temporale di qualche anno, il difficile deve ancora arrivare».
Quali sono i suoi impegni?
«Nei prossimi 4 mesi devo fare il papà e il marito, il mio impegno più importante è quello. Poi, in primavera, inizierà la terza stagione di Doc, fino ad allora ho intenzione di vivermi questo momento meraviglioso. I bambini sono talmente belli, qualsiasi difficoltà mi appare superabile».
Rispetto a quando ha iniziato quanto si sente diverso?
«Non mi sono mai preso troppo sul serio, ho sempre giocato a fare questo lavoro, c’è stato un momento in cui ho investito nel mestiere tutto il mio tempo e le mie risorse, ed è stato allora che ho iniziato a crederci veramente. Oggi è diverso, l’ago della bilancia si è spostato e vivo la mia professione con grande distacco, come forse mai prima d’ora, perché la vita mi ha fatto regali incredibili. Tutto il tempo che passo lontano da casa e dalla mia famiglia mi sembra tempo rubato a quello che mi interessa davvero. Anzi, faccio sempre più fatica a stare fuori, immagino come sarà quando ci saranno due bimbi piccoli… questo è un mestiere bello, divertente, privilegiato, ma è anche fatto di lontananze».
La Stampa ha lanciato una grande campagna con raccolta di firme per fermare l’orrore delle esecuzioni in Iran. Pensa che questo tipo di iniziative possano essere utili?
«Non posso certo negare il valore di questi gesti che sono necessari e giusti. L’importante è che si diffonda un po’ di consapevolezza su quello che succede nel mondo, anche per apprezzare meglio la libertà che noi abbiamo e che, ogni tanto, diamo per scontata».
È Natale, qual è il suo augurio per tutti?
«Dopo la lunga tempesta che abbiamo attraversato, l’ennesimo scossone politico, il cambio di governo, lo shock sociale del Covid, la guerra, servirebbe un po’ di tranquillità. Auguro a tutti un 2023 di quiete».