La Stampa, 24 dicembre 2022
Festeggiare il Natale da laici con Dickens
Si tende a credere che l’inventore del Natale come lo intendiamo noi fu Charles Dickens, grazie al suo celeberrimo Canto di Natale, pubblicato nel 1843, grandissimo successo destinato a durare e – incidentalmente – a risolvere le difficoltà economiche in cui versava lo scrittore, dopo il fulminante esordio col Circolo Pickwick e i successivi Oliver Twist e Nicholas Nickleby.
È una semplificazione, perché il Natale moderno, quello della famiglia popolare, era già una realtà, come si deduce dallo stesso racconto. Dickens non inventò il Natale, ma qualcosa di più: il suo significato laico. E lo fece grazie ai fantasmi, i tre spettri (anzi quattro) che risvegliano la coscienza dell’avaro Scrooge. Sono gli Spiriti del Natale passato, presente e futuro, introdotti da un fantasma più tradizionale, quello dell’ex socio di Scrooge, Marley, che ha sprecato la propria vita. Toccherà a loro costringere l’uomo arido ed egoista a interrogarsi sul senso dell’esistenza, grazie soprattutto alla scena madre in cui gli si mostra nella misera casa del suo impiegato Cratchit il piccolo Tim (uno dei tanti figli), affetto da una malformazione alla gamba, e che senza cure potrebbe morire. Eppure quella famiglia, radunata per una volta intorno a una grassa oca, sembra felice: perché sono «riconoscenti, e affezionati l’uno all’altro». Emblema dell’infanzia nell’era vittoriana, “Tiny Tim” è l’eroe del Canto di Natale: in suo nome nascono e a lungo fra i lettori raccolte di fondi e associazioni caritatevoli (di quelle più inconcludenti Dickens si farà beffe in Casa desolata), il bambino sfortunato diventa un simbolo parareligioso, e tale è rimasto in quasi due secoli.
Non sarà inutile rileggere questo Dickens, e chiedersi per esempio dove sia e che fine abbia fatto il piccolo Tim, in questi natali contemporanei dove ci si commuove per un bambino magari migrante, magari annegato, per dimenticarsene qualche giorno dopo: o per un piccolo (o una piccola) Tim in Ucraina, in Siria, in Iran; senza contare i fantasmi d’ogni genere, di cui questo Natale pare affollato più che mai. Sono stati indubbiamente utili, nel tempo. Il problema è che alla lunga sembrano aver smesso di insegnarci qualcosa.