la Repubblica, 24 dicembre 2022
L’amicizia tra Alessandro Borghi e Luca Marinelli
Alessandro Borghi e Luca Marinelli, l’estroverso e il riluttante, in questo Natale festeggiano un’amicizia che somiglia all’amore. È iniziata ai provini diNon essere cattivo (2015), e per bypassare la crisi del settimo anno i due sono tornati insieme in sala,Le otto montagne , storia di un legame lungo una vita, consumato ad alta quota, dal romanzo premio Strega di Paolo Cognetti. Seduti tra gli addobbi opulenti di un albergo romano gli attori si guardano con intesa, imbarazzati ma felici di ritrovarsi l’uno nelle parole dell’altro.
Guardando i vostri personaggi che camminano, ciascuno con proprio passo, sul sentiero nelle montagne si vedono anche i due attori che hanno fatto una strada insieme.
Marinelli: «Abbiamo aspettato tanto per condividere questa esperienza pazzesca: ne valeva la pena».
Borghi: «Non c’era progetto migliore per tornare con Luca che questo film tratto da uno dei miei romanzi preferiti, con due registi incredibili come Felix e Charlotte (van Groeningen e Vandermeersch ndr ),su una storia che ha diverse connessioni nella mia testa con Non essere cattivo :due amici che si mandano a quel paese ma il giorno dopo hanno bisogno l’uno dell’altro per quella dipendenza che crea un’amicizia profonda. Con Luca sul set abbiamo vissuto momenti nostri che sono entrati nel film come fare il bagno nell’acqua gelata».
Borghi, lei ha detto che l’amicizia è come l’amore. Tra voi è stato un colpo di fulmine ?
«No, anche se non è che ci stessimo sulle scatole. Il primo incontro fu ai provini per Suburra ,quando ho visto Luca, che aveva fatto film importanti, ho detto al mio agente: niente da fare. Lì non abbiamo avuto molto di cui parlare, al provino perNon essere cattivosapevo che lui era già a bordo, mi chiedevo che impressione avesse di me, ci siamo abbracciati e ho capito che mi avrebbe aiutato».
Cosa ama di Marinelli?
Borghi: «Ha un enorme talento che prescinde dalla consapevolezza, che non ha a che fare con l’ego. Nel mio percorso artistico ho voluto bene a tante persone, ma quel che condividiamo con Luca va oltre.
Anche nel nostro modo diverso di fare e vedere alcune cose: la mia confusione piuttosto che il suo farele cose piccole, io che ho la sindrome di Tourette, lui che ogni tanto si perde le cose. Questa diversità non ci ha allontanato, ci ha aiutato a fonderci, dove mancava il dente mio ci si è messo il suo. Negli anni questa cosa è esplosa, e questo film l’ha presa, rishakerata, ci ha messo quattro litri di gin e siamo usciti così, belli carichi e più amici di prima».
Borghi era già così travolgente?
Marinelli: «Sì. Ci siamo incontrati davanti a Claudio (Caligari ndr )e ci siamo subito trovati, in scena ho subito pensato “questa persona mi piace”. Aspettando il provino ognuno stava per i fatti suoi, non ci siamo detti molto, ma una volta dentro ho trovato un grande compagno. Sentivo che era lì in quelmomento, cosa che a me metteva e mette calma. Affrontavamo la scena insieme, era come correre quei cento metri ma nella stessa corsia, senza farsi sgambetti. Ogni film per me è una grande esperienza, quella con Claudio è stata gigantesca. Con lui e Valerio (Mastandrea, ndr )è nata un’amicizia in cui non serve dirsi tante cose. E queste montagne, ci hanno regalato un’altra avventura».
Vi confrontate anche sulle debolezze?
Marinelli: «Con lui non ho problemi a dire nulla».
Borghi: «Da giovane ti capita di diventare amico di qualcuno anche tuo malgrado, con Luca abbiamo scelto di essere amici e, dopo il primo film, non abbiamo lasciato che la distanza ci separasse. La manifestazione più preziosa dell’amicizia è sapere che l’altro c’è.
Con Luca non esistono non detti».
Avete vissuto insieme un grande dolore.
Borghi: «Quando Claudio è morto Luca era in viaggio, il telefono era staccato. Appena saputo della sua morte ho iniziato a tempestarlo di chiamate, di video in cui piangevo come un bimbo. Poi ho pensato: ora quando accende il telefono…».
Marinelli: «È stato un momento molto forte, che abbiamo condiviso con tutta la banda di Caligari».
Il ricordo più bello di quel film?
Borghi: «A Los Angeles. Siamo arrivati frastornati dal jetleg, Valerio di notte non dormiva e andava a vegliare tutti. E poi mi rivedo alla serata che faccio il nodo alla cravatta a Valerio, tutti ci chiediamo: dov’è Luca?».
Marinelli: «Non avevo tenuto d’occhio l’ora. È un ricordo fantastico, uno dei tanti di quell’esperienza, perché il film ha rischiato di non esistere. E invece, con uno sforzo di amore e amicizia, ci è riuscito».
Come scegliete i ruoli?
(Borghi gira la serie su Rocco Siffredi, Marinelli è il Duce nella serie M, ndr ).
Borghi: «Mi piacciono i film che vorrei vedere da spettatore. Cerco di nuotare finché mi danno i braccioli per farlo, poi ci saranno altri attori giovani e non ci vorranno più, Luca e io faremo i ruoli dei padri. Ognuno ha il suo momento, è bello sapere che il nostro lo abbiamo condiviso, e si va avanti».
Marinelli: «Scelgo un film quando mi innamoro della storia, quando c’è qualcosa nel progetto che mi prende e che mi tocca dentro».