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 2022  dicembre 24 Sabato calendario

Intervista a Fabio Capello

Fabio Capello, commentatore di punta di SkySport, è stato in Qatar durante la fase a gironi del Mondiale, poi è tornato per le semifinali e per il gran finale.
Cosa le è rimasto negli occhi?
«La freschezza atletica di tutti i giocatori, in un periodo della stagione perfetto per la forma. Questo ha reso le partite difficili per tutti, anche per quelli bravi. L’altra cosa che mi è rimasta impressa è la compattezza delle squadre: praticamente nessuna ha giocato con la difesa alta».
È stato il ritorno del gioco all’italiana, nel senso più nobile?
«Ho sentito parlare di tanti moduli, ma tutti quanti hanno giocato con il 9-1: compatti in difesa e poi all’attacco con tanti giocatori. Inutile inventare altro. Poi se giochi con tre centrali hai un’idea più difensiva, con quattro difensori hai un’idea più offensiva».
È sparito il possesso palla, che ne pensa?
«Meno male! Era la morte del calcio, la noia assoluta. Con il possesso togli la responsabilità a chi ha il pallone, con il passaggino laterale. Per giocarla in verticale ci vuole coraggio».
Solo due gol su punizione e pochissimi gol da fuori area. Perché?
«Segnare da lontano non è facile con le aree intasate. E sulle punizioni non si inventa nulla: o hai il piede o non ce l’hai».
Ha senso chiedersi cosa avrebbe potuto fare l’Italia?
«No, perché abbiamo ancora in testa la Nazionale degli Europei, che poi è sparita. Quella squadra avrebbe fatto bella figura».
Il centravanti è in via d’estinzione?
«Ce ne sono pochi, ma c’è stata anche la morte del falso nove. Giroud è stato un bell’esempio per il ruolo, ma è mancato Benzema».
Da allenatore ha capito meglio la rinuncia di Deschamps al Pallone d’oro?
«Sì, perché ho fatto la stessa cosa con Savicevic, prima dell’Intercontinentale 1993. Solo al mattino della partita mi hanno detto che poteva giocare, dopo che avevo preparato tutto con Raducioiu. Per rispetto, non l’ho fatto giocare. Ritenevo di essermi comportato bene verso la squadra. Ma la domanda resta: con Savicevic e con Benzema il Milan e la Francia avrebbero un trofeo in più? Forse sì».
Ha mai visto un centravanti come Lautaro che segna a mesi alterni?
«A me piace, è completo. Nella finale è stato un po’ lento nell’esecuzione. Questo deriva anche dal fatto che in Italia si va più piano».
Theo Hernandez come l’ha visto?
«Col freno a mano tirato, perché aveva davanti Mbappé, che non voleva che la sua acqua fosse occupata da altri: ci poteva nuotare solo lui».
Brozovic visto in Qatar si riprende senza problemi il ruolo di regista o con Calhanoglu il duello è stimolante?
«Come allenatore mi piacerebbe avere questi problemi di abbondanza, poi bisogna vedere come si vuole giocare. Può dipendere anche dalla partita».
Amrabat assomiglia a qualcuno dei grandi?
«Nella grinta, nella determinazione e nell’attenzione nel recuperare la palla ed essere sempre nel posto giusto, mi ricorda molto Gattuso. Con più qualità tecniche».
Che ne pensa del gestaccio del portiere Martinez?
«Uno stupido».
L’abito locale messo sulle spalle di Messi l’ha urtata o no?
«Lo vedo come un gesto di riconoscimento della grandezza: te lo metto perché hai fatto un’impresa. Altri lo leggono in modo politico, io la penso sportivamente».
Messi come Maradona: un dibattito che l’annoia o le stimola una riflessione?
«Per me lo era anche senza Mondiale: li metto fra i geni. Messi, Pelé e Maradona hanno fatto cose che gli altri nemmeno pensano».
Ancelotti c.t. del Brasile come lo vedrebbe?
«Lui è per tutte le stagioni, sarebbe bellissimo. Ma credo non si farà: prevarrà l’orgoglio nazionale brasiliano».
Che ne pensa del tramonto nuvoloso di Ronaldo?
«Se l’è cercato. E per quello che ha fatto in carriera, non gli fa onore. Non si discute il giocatore, ma il momento: è stato presuntuoso, è andato in giro a offrirsi senza trovare qualcuno che gli credesse. È diventato un po’ ingombrante per una squadra».
Mourinho potrebbe prendersi il doppio impegno Roma-Portogallo?
«Non credo, visto anche la serietà e l’attenzione che ci mette non penso che accetterebbe un incarico del genere. Devi vivere il ruolo di c.t., andare a vedere i giocatori, parlarci».
Nessuno ha mai fatto 52 giorni di sosta in mezzo alla stagione. Ci saranno sorprese?
«Sarà un altro campionato, dove i giocatori saranno freschi e riposati. Per me sarà bellissimo, di grande intensità, con un calcio verticale come quello visto al Mondiale. A una condizione».
Quale?
«Che gli arbitri lo permettano, perché fischiano troppo».
Dal Mondiale erediteremo i maxi recuperi?
«Con tutti fischi e le punizioni che ci sono in Italia, i recuperi del Mondiale sono il minimo. Mi aspetto questa applicazione, perché è giusto che tutti giochino lo stesso numero di minuti. La base è quella lì. Però il problema saranno gli arbitri, continuo a battere su questo punto. Al Mondiale ci sono stati errori, ma quelli bravi come Marciniak e Orsato ti fanno giocare: capiscono che il calcio è anche agonismo, una cosa fisica».
Il Napoli ha avuto giocatori meno spremuti dal Mondiale: un vantaggio?
«Può esserlo, ma conta di più il giusto mix di tecnica e forza che Spalletti ha a disposizione per restare in alto. Il Napoli mi ha impressionato per convinzione, qualità e alternative a disposizione».
Ci saranno subito Inter-Napoli e Napoli-Juve: sfide verità?
«Saranno test bellissimi».
Il Milan non fa (almeno) doppietta tricolore dal 1994 con lei in panchina. Pioli può puntare al bis?
«È difficile, ma le inseguitrici tra loro sono tutte molto vicine. Il Napoli però è favorito».
La Juve è stata scossa da un’inchiesta e dal terremoto interno: si aspetta una reazione o un contraccolpo?
«Dipende da quali giocatori recuperano. Nelle ultime partite si erano riviste la compattezza e la mentalità da Juve. Ma la differenza la fanno gli uomini di qualità, non certo gli schemi. Dal punto di vista ambientale, credo che Allegri abbia in mano la nave da guidare: esperienza e personalità non gli mancano. Anzi sarà una sfida più bella: può venire fuori l’orgoglio dei giocatori».
Di Maria dopo questa vittoria avrà più motivazioni?
«Al Mondiale ha fatto la differenza. Se alla Juve tornano anche Pogba, Chiesa e il miglior Vlahovic, sarà tutta un’altra musica».
Ma è meglio essere lepre o cacciatore?
«L’ansia ce l’ha chi deve rincorrere. Perché dipende dal valore di chi sta davanti: se ha una rosa di 14 giocatori, pensi di poterlo raggiungere, ma così è più difficile».