Corriere della Sera, 24 dicembre 2022
I nuovi robot degli stress test
Nella fabbrica dall’architettura leggera si è accolti da ingegneri in camice bianco del reparto innovazione, ricerca e sviluppo. All’ingresso ci sono le teche di vetro che documentano l’evoluzione della «scarpa che respira», dalla prima suola trafitta con il coltellino svizzero da Mario Moretti Polegato che, con l’idea di risolvere un problema dei piedi che si riscaldano, vent’anni fa ha creato la sua Geox – oggi una multinazionale presente in 110 Paesi – agli ultimi brevetti delle calzature Super Confort come la Spherica Active, che ha la doppia suola con elementi sferici ammortizzanti, effetto cuscino per attutire la pressione del piede ad ogni movimento, alle Amphibiox, nate dall’idea di proteggersi dai climi avversi: traspiranti e impermeabili anche sulla tomaia in pelle grazie una speciale membrana microporosa. E appena si aprono le porte del laboratorio degli stress test è chiaro che nella fabbrica di Montebelluna la tecnologia è al servizio dello stile. I piedi meccanici dai suoni ritmici collaudano i nuovi modelli: lo scarponcino in pelle bianca Amphibiox immerso nell’acqua è sottoposto a 15.000 flessioni per verificarne l’impermeabilità dinamica. Intanto, il simulatore di camminata sta mettendo alla prova una sneaker rossa. «Ci permette di controllare il ciclo di vita della calzatura», spiega Bruno Mattioni, laurea in ingegneria biomedica, da 21 anni in azienda. L’acqua viene anche versata nella scarpa che finisce in centrifuga (250 giri al minuto) per il controllo della tenuta delle giunture, quindi si passa all’abrasimetro per verificare la resistenza dei Nylon e alla prova di attrito della suola. Si entra nella stanza climatizzata ed ecco i manichini simulatori del calore prodotto dal corp con le nuove giacche termoregolate grazie a una intercapedine che distanza il capo dal busto e funziona come un camino che «fa confluire il calore verso le spalle». «Da 20 anni giriamo il mondo e siamo riusciti a creare una unicità e una filosofia che nessuno ancora è riuscito a copiarci», sottolinea fiero Mario Moretti Polegato, per tutti qui il Presidente. Spiega che di fronte a un mondo che cambia spinto da avvenimenti imprevedibili, Geox è pronta ad affrontare il nuovo mercato: «Il brand è nel pieno della sua missione perché sentiamo la responsabilità di soddisfare milioni di persone, innovando, così come è stato fatto con il primo brevetto che ha conquistato il mondo – ribrevettato durante il processo di sviluppo». La sfida è competere con grandi compagnie internazionali «per questo abbiamo scuole professionali e laboratori. E per capire i nuovi bisogni della gente parteciperò al World Economic Forum di Davos». Il mercato delle sneaker è in contrazione, «ma non siamo preoccupati dal momento che la nostra tecnologia garantisce il massimo confort anche sulle scarpe formali».
«Spherica è diventata una tecnologia che viene adattata alle tendenze del mercato, mocassino e boot, per uomo donna e bambino, grazie a una mescola speciale di Eva e gomma o gomma e poliuretano termoplastico, con una sempre maggiore attenzione alla sostenibilità», chiarisce Mattioni. L’azienda ha aderito al Fashion Pack insieme con le grandi giffe. «Impieghiamo poliestere riciclato e nylon derivante dalle reti da pesca, fino alla similpelle ricavata dalle vinacce dell’uva». Le competenze scientifiche vengono trasferite all’ufficio stile quindi al centro pilota della prototipia. Il responsabile Mauro Toffanin supervisiona i passaggi, per lo più manuali, dal taglio della pelle alla costruzione della suola.
Il consiglio ai giovani di Mario Moretti Polegato? «Rappresentano il futuro del nostro Paese: il dovere della politica dovrebbe essere quello di portarli a un tavolo ascoltando le loro istanze; loro vogliono la pace e non la guerra, attenzione all’ambiente, hanno una cultura universale e c’è molto da fare. Se un’azienda ha una visione a medio termine la politica la deve avere a lungo termine. Perché la globalizzazione non si fermerà, la competizione continua, occorre saper produrre idee uniche. Io sono più che convinto che l’Italia con i giovani potrà creare una economia diversa, non solo fatta di industriali, ma anche di idee che porteranno gli stranieri a venire qui non solo per comprare i prodotti ma anche progetti. Abbiamo un humus importante che dovrebbe entrare nelle scuole e nelle università per insegnare a proteggere la proprietà intellettuale. Non tutte le idee funzionano, ma due o tre possono cambiare un distretto come abbiamo fatto qui noi e Diadora».