Corriere della Sera, 22 dicembre 2022
Trump, per anni zero dollari di tasse
L’impero economico di Donald Trump del quale l’ex presidente ha sempre vantato gli straordinari successi, ha perso soldi in quattro degli ultimi sei anni. Questo, almeno, è quanto The Donald ha dichiarato al Fisco. Per molto tempo, quindi, lui non ha pagato tasse al governo federale. E quando ha denunciato guadagni ha comunque versato imposte assai esigue: nel 2018 (quando era presidente), ha, ad esempio, pagato solo un milione di dollari di tasse a fronte di 24 milioni di profitti. E l’anno dopo, quando i guadagni sono scesi a 4,4 milioni, ha versato al Fisco appena 133 mila euro: meno di tantissimi medici, avvocati, manager e professionisti di ogni tipo.
In attesa della pubblicazione delle dichiarazioni dei redditi integrali del presidente-immobiliarista, in base a quanto deciso due giorni fa dalla Camera dei Rappresentanti Usa, ancora per qualche giorno a maggioranza democratica, la sintesi diffusa ieri dal Congresso conferma e ufficializza l’«allergia» di Trump per le tasse già emersa in un’inchiesta del 2018 del New York Times: zero tributi pagati in 10 dei 15 anni precedenti.
Un imprenditore di grande successo che non ha fatto altro che perdere soldi anno dopo anno? Scetticismo e dubbi sui rapporti di Trump col Fisco ce ne sono sempre stati e lui stesso si vantava di furbizie varie nell’escogitare modi (a suo dire legali) per evitare di pagare tasse. Ma si riteneva che l’Irs, l’Agenzia tributaria nota per la severità dei suoi controlli e la durezza delle sanzioni, avrebbe fatto emergere eventuali irregolarità. Tanto più che l’Irs è obbligato per legge a svolgere un auditing della posizione fiscale dei presidenti in carica.
E Trump avrebbe dovuto essere controllato con particolare attenzione visto che in varie occasioni – memorabile un confronto con Hillary Clinton durante la campagna presidenziale 2016 – aveva addirittura giudicato virtuoso non versare tasse a un governo abituato a sprecare i soldi dei contribuenti.
I documenti ora resi noti dal Congresso confermano che Trump ha continuato anche in anni recenti a non pagare le tasse come denunciato quattro anni fa dal Times, ma contengono anche due novità: The Donald non ha versato tributi al «governo sprecone» anche negli anni in cui a governare, e a decidere dell’utilizzo del denaro dei taxpayer, era lui.
L’altra, ancora più inquietante, riguarda una prolungata assenza dei controlli sulla correttezza tributaria del presidente. Per anni l’Irs, guidato fino a un mese fa da Charles Rettig, un avvocato tributarista di Beverly Hills nominato da Trump, non ha fatto alcuna verifica e il Congresso ha scoperto che l’attività di auditing degli ispettori tributari è iniziata solo nel 2019, quando il presidente repubblicano era già quasi alla fine del suo mandato: l’indagine è stata avviata lo stesso giorno in cui il parlamento ha chiesto all’Irs i dati sulla posizione tributaria dell’inquilino della Casa Bianca.
Sono passati altri tre anni e ancora oggi il Fisco Usa non ha completato l’auditing su nessuno degli ultimi sei anni delle dichiarazioni fiscali di Trump. Ma pare che già le sue dichiarazioni in via di pubblicazione contengano evidenze di irregolarità nell’abbattere l’imponibile tassabile con detrazioni fantasiose e usando in modo spregiudicato le perdite denunciate negli anni precedenti.
Trump è sempre riuscito a convincere i suoi fedelissimi di essere nel giusto. Farà lo stesso anche adesso puntando sull’antistatalismo dei conservatori Usa. Stavolta, però, dovrà superarsi spiegando, oltre alla sua allergia per le tasse, come si possa essere imprenditori di grande successo accumulando perdite anno dopo anno.