Il Messaggero, 21 dicembre 2022
Intervista a Francesco Rocca
Francesco Rocca, alla fine c’è stata la convergenza di tutto il centrodestra sul suo nome. Quale valore aggiunto può dare una figura come lei che non appartiene alla politica dei partiti?
«Non sono io che posso valutare questo aspetto. Di sicuro, posso dire che gli altri due nomi della rosa sarebbero state ottime scelte. E certamente non mi vanto di essere migliore di loro. Detto questo, credo che abbia pesato la caratteristica civica, ovvero la mia esperienza alla guida della Croce Rossa internazionale. Che è un ruolo di mediazione e di soluzione pratica dei problemi. I miei colleghi della Croce rossa stanno continuando a lavorare, e lo fanno con estrema capacità. Quanto a me, mi è capitato di trattare con leader importanti del mondo, e ho imparato sul campo il valore del dialogo. Le faccio questo esempio, ma non lo faccio per vantarmi. Il Venezuela, nel 2019, stava sull’orlo della guerra civile e Guaidò e Maduro si combattevano. C’era il problema dell’ingresso degli aiuti che erano bloccati al confine e trovammo un punto d’incontro tra le parti per far arrivare alla popolazione cibo e medicinali».
Sarà la mediazione a far funzionare il Lazio?
«Quello che voglio dire è che la politica, anche quella che farò nel Lazio, è fatta di praticità e di capacità di mettere tutte le parti davanti alla responsabilità di dare risposte ai bisogni delle persone. Non si tratta di destra o sinistra, c’è da dare soluzioni alle necessità dei cittadini nel campo sanitario così come in tutti gli altri».
Quando presenterà il suo programma?
«Già ci stiamo lavorando. E subito dopo Natale lo presenteremo. Le priorità sono tre: sanità, trasporti e rifiuti».
Grava sul Lazio e su Roma un pericolo, che è quello dell’autonomia. Come fronteggiarlo?
«È un progetto ancora nella fase preliminare. Bisognerà vedere come sarà calibrata l’autonomia differenziata. Il principio dell’unità del Paese è intoccabile. Così come quello dei livelli essenziali di assistenza nella sanità e in tutti gli altri servizi per i cittadini. Non devono esserci sperequazioni, e quindi la diseguaglianze territoriali vanno composte e non aggravate. È fondamentale che nessun territorio resti indietro. Ed è essenziale, se vogliamo parlare di autonomie, porsi il problema della qualità degli amministratori. La classe dirigente locale dev’essere più competente, e per questo una delle responsabilità che hanno gli amministratori è quella di incentivare la partecipazione e il dialogo tra le istituzioni e i cittadini. Io, nel Lazio, cercherò di fare una squadra all’altezza. Competenza e capacità come pre-requisiti di tutto».
Non crede che Roma vada potenziata e non impoverita e sminuita?
«Per me, vedere la Capitale così allo sbando è un motivo di dolore. Non me lo ha detto il medico di accettare la candidatura. È una scelta consapevole, per governare la complessità di quella che è la regione più importante d’Italia e la città guida della nazione. Non voglio gettare la croce addosso a nessuno, però la Capitale sta patendo una perdita di centralità. Roma merita sempre di più una sua dignità e un suo status giuridico che sono quelli che spettano a questa metropoli mondiale che è anzitutto il centro e il motore della vita nazionale. Invece, questo pieno riconoscimento civile e istituzionale Roma non lo ha mai avuto. È il momento di darglielo. L’autonomia, invece di essere fattore di ulteriore debolezza per la Capitale, deve assicurare proprio il contrario. Roma e la sua regione hanno potenzialità immense ed è il momento di farle sviluppare sia come poteri alla Capitale sia più in generale come funzione che Roma e il Lazio devono avere in Italia e a livello internazionale».
A che cosa si riferisce in particolare?
«Le cito un esempio: la proiezione che la nostra città e la nostra regione possono avere verso il Mediterraneo. I porti di quest’area hanno tutto per poter diventare, se investiamo e applichiamo una mentalità innovativa, un hub non solo turistico ma anche commerciale e industriale che serva all’intera Italia e all’Europa. Vanno potenziate queste infrastrutture. E tante altre. Questa regione è ferma da 10 anni perché sono mancati un piano e una visione. Nei prossimi 10 anni si può fare una rivoluzione, e la faremo».
Giubileo e Expo grandi occasioni?
«Dobbiamo remare tutti insieme per far vincere la candidatura di Roma, di cui beneficerà tutto il Lazio, all’Expo. E prima del 2030, l’anno santo 2025. Nel Giubileo, Roma oltre a confermarsi tempio della cristianità deve tornare ad essere una città accogliente, a misura d’uomo. Ma è essenziale, da subito, risolvere tra le tante una questione che rende la vita dei romani, ma nelle altre città il problema esiste lo stesso sia pure meno visibile, che è quello dei rifiuti».
Come la Regione può aiutare l’Urbe a risolvere questa situazione insostenibile?
«Malagrotta ci ha dato un grande insegnamento: le discariche sono superate. C’è’ urgente bisogno di una nuova impiantistica, di chiudere il ciclo dei rifiuti. La situazione che ci hanno lasciato è schizofrenica. C’è lo stesso partito – il Pd – che a livello regionale è contro il termovalorizzatore di Roma e altri impianti simili e moderni, mentre a livello comunale si fa promotore del termovalorizzatore. Servirebbe una coerenza maggiore e tutto sarebbe più facile. Il ciclo dei rifiuti, così come l’emergenza sanità, saranno in cima al nostro programma».
Lei è stato un manager della sanità. Da dove ricominciare dopo il Covid?
«Le liste di attesa troppo lunghe, sia per le prestazioni ambulatoriali, sia per i ricoveri, sia nei pronto soccorso. I tempi di risposta ai bisogni dei cittadini vanno ridotti drasticamente. Su questi ci si gioca il senso di rispetto per la dignità di ogni cittadino, specie quelli delle fasce più fragili deboli della società a livello anagrafico ed economico».
Tecnico della sanità anche il suo competitor, l’ex assessore D’Amato. Lo conosce?
«Sì, e lo rispetto. La nostra sfida sarà sulle cose da fare. E su questo mi sento più solido di lui. I cittadini hanno bisogno di risposte nella sanità che, dopo la pandemia e con il ritorno alla situazione disastrata di prima, proprio non trovano. Si è tornati alla normalità fatta di pena e di disservizi. Noi invertiremo la tendenza».
Quanto parteciperà la Meloni alla sua campagna elettorale?
«Il capo del governo ha altissime responsabilità e tanti impegni ma la sua vicinanza sarà costante».