il Fatto Quotidiano, 21 dicembre 2022
Le morti nel calcio
Mettiamola così: Claudio Lotito, presidente della Lazio e senatore della Repubblica, con cui abbiamo provato ieri inutilmente a metterci in contatto, avrebbe il dovere di documentarsi meglio su un tema sensibile come le morti nel calcio per leucemie e malattie gravi (tumori epatici, Sla), o altrimenti di starsene zitto. “Mi risulta che anche Vialli stia male – ha detto lunedì dopo la visita alla camera ardente di Sinisa Mihajlovic a Roma –, penso che alcune malattie ricorrano troppo spesso e che potrebbero essere legate al tipo di stress e di cure”.
L’argomento è in realtà troppo serio perché se ne parli un tanto al chilo. Anche perché chi l’ha studiato a fondo c’è. Come il pm ora in pensione Raffaele Guariniello che nel 2000, in una famosa inchiesta sul doping in casa Juventus (gli anni erano quelli tra il ’94 e il ’98), commissionò all’Istituto superiore di sanità un’inchiesta epidemiologica a 360° volta ad appurare un nesso tra sostanze assunte, metodi d’allenamento e insorgenza di determinate patologie. Ebbene, il risultato fu che su un campione di 165 calciatori degli anni 60-70 deceduti prematuramente venne riscontrata un’anomala eccedenza di morti per leucemia linfoide (35 volte più frequente che nella popolazione normale) e per tumore epatico, con forte sospetto di pratiche doping dovute ad assunzione di ormoni della crescita e anabolizzanti. Come noto, Mihajlovic è morto giorni fa a 53 anni per una leucemia mieloide acuta dopo un inutile trapianto di midollo, mentre Gianluca Vialli, 58 anni, che nell’inchiesta sul doping in casa Juve venne chiamato a testimoniare, lotta da tempo contro un tumore al pancreas.
In una recente intervista ad Avvenire Guariniello, oggi 81enne, ha raccontato di una inchiesta condotta con una “Figc che non aveva voglia di collaborare” e della scioccante scoperta fatta da un suo ispettore, Raimondo Romanazzi, che appurò che “le sostanze dopanti non erano rintracciabili nelle urine dei calciatori per il semplice motivo che nel laboratorio dell’Acqua Acetosa non venivano cercate”. “La verità del processo Juventus – ricorda l’ex pm – è scritta nelle 48 pagine della sentenza della Cassazione del 29 marzo 2007 che accolse la prescrizione”. Venne ritenuta provata l’illecita somministrazione di farmaci, eccetto l’Epo, ai calciatori della Juventus ma la sopraggiunta prescrizione permise ai responsabili, l’ad Antonio Giraudo e il medico sociale Riccardo Agricola, di evitare la condanna.
Insomma: le morti premature nel calcio per malattie gravi sono un problema serio, ma parlarne alla Lotito non serve, si torna indietro di vent’anni. “Ricordo un Deschamps esilarante – chiosa Guariniello – che dava lezioni di posologia farmaceutica ai nostri periti scientifici. Montero si alterò vedendo la folla in aula e pretendeva di parlare col giudice Casalbore in separata sede. Zidane fu il più sincero, ammise che senza quella quantità spropositata di creatina e altri farmaci non avrebbe mai potuto giocare 60 partite l’anno”. Concludendo: “O nel calcio non si fa più uso e abuso di farmaci e sostanze, oppure stanno continuando con metodologie più raffinate e diaboliche”. Così parlò Guariniello. Amen.