la Repubblica, 21 dicembre 2022
Amsterdam vuole vietare le prostitute in vetrina
Sul controverso quartiere a luci rosse di Amsterdam sta per calare il sipario. Letteralmente: le autorità municipali sono in procinto di approvare questa settimana una misura che obbligherà le “lavoratrici del sesso” della zona a tirare le tende sulle vetrine in cui espongono sé stesse seminude. Per vederle, e per prenotare una visita all’interno, gli eventuali clienti dovranno scannerizzare un codice a barre sul telefonino, come si fa per leggere il menù di certi ristoranti in era post-Covid.
L’intento del governo locale è in primo luogo di ridurre il cosiddetto turismo molesto: gli schiamazzi, l’alcolismo, i comportamenti inappropriati lungo le vie del centro che costeggiano i canali della città nel famoso red light district ,da parte di visitatori soprattutto stranieri, molti dei quali richiamati dallo spettacolo delle donne in vetrina per fare baccano più che per avere un appuntamento a pagamento. A lungo termine, il provvedimento è il primo passo per chiudere o trasferire la zona della prostituzione, che ad Amsterdam è legale (così come l’uso e il commercio di marijuana nei celebri coffee-shop) ma viene visto sempre più negativamente sia dal punto di vista commerciale che da quello etico e sociale.
Chiudere le tende sulle donne in vetrina, tuttavia, suscita le irate proteste delle “sex workers” in persona, secondo le quali il nuovo regolamento è una minaccia alla loro sicurezza. Dalla vetrina esposta alla pubblica via, afferma l’associazione che le rappresenta, non solo la gente può vedere le donne, ma anche le donne possono vedere la gente: rendendosi conto se un cliente ha bevuto troppo, ha un aspetto poco raccomandabile o può rappresentare un pericolo per qualsiasi ragione.
«Dicono che la nuova legge è per la mia protezione, ma è assurdo », dichiara Lucy, nome d’arte di una delle lavoratrici del sesso del quartiere, interpellata dal londinese Daily Telegraph . «Con le tende aperte, se si presenta uno ubriaco, lo capisco subito e non lo faccio entrare». E riferendosi all’innovazione tecnologica che permetterà di vedere le donne e prenotare un incontro solo digitalmente, osserva che la situazione attuale è più semplice: «Non ho bisogno di rispondere a email o comprare pubblicità sul web. Mi registro alla Camera di Commercio, compro un po’ di biancheria intima, una confezione di profilattici e posso cominciare». Ilana Rooderkerk, capo della sezione cittadina del Partito liberale e autrice del proposto cambiamento, sostiene che le sex workers vengono degradate da alcuni dei turisti e che atteggiamenti simili sono inaccettabili al tempo del #MeToo, il movimento contro gli abusi sessuali. Nadia van der Linde, presidente e fondatrice del Pic (Centro Informazione sulla Prostituzione), ribatte che le autorità di Amsterdam dovrebbero mettere nel mirino il turismo molesto, non le lavoratrici del sesso.
L’iniziativa verrà votata in questi giorni, insieme a piani per vietare la vendita di cannabis nel weekend (con l’obiettivo di vietarlo del tutto in futuro) e di limitare i party per l’addio a celibato e nubilato, feste organizzate di solito da visitatori stranieri che finiscono per ubriacarsi e disturbare l’ordine pubblico (con in prima fila gli inglesi, nota il tabloid londinese Daily Mail ). Fa tutto parte del tentativo della città di cambiare la propria reputazione globale, da luogo dove sono consentiti il vizio e lo sballo di ogni tipo, mettendo piuttosto in rilievo le gemme delle sue istituzioni culturali, dal museo Van Gogh alla casa-museo di Anna Frank fino ai pittoreschi canali che ne hanno fatto una Venezia del Nord.