Corriere della Sera, 20 dicembre 2022
I «poeti del gioco» secondo Soriano
Triste, solitario y final è il titolo di un grande romanzo dello scrittore argentino Osvaldo Soriano che mette in contatto il vecchio Stan Laurel con il vecchio (anche lui) Philip Marlowe, il detective di Chandler, e si sviluppa rocambolescamente a Hollywood con John Wayne, James Stewart, Jane Fonda e Charlie Chaplin. Un romanzo folle, uscito nel 1973 (cinquant’anni nell’anno che verrà) e diventato un anticlassico, ovvero una parodia esilarante del giallo. A Soriano, vissuto per una decina d’anni in esilio a Parigi e morto nel 1997, ho pensato vedendo il trionfo di Leo Messi e compagni. Primo, perché Soriano è stato una promessa del calcio argentino e poi uno straordinario cronista di fùtbol reale e (soprattutto) immaginario (il gioco del pallone era per lui «un cartone animato per adulti»). Secondo perché tutti, dopo la finale, hanno visto aggirarsi per il campo l’enfant prodige Kylian Mbappé, triste sì, solitario sì (quando si perde si è sempre soli), ma tutt’altro che finale, visto che con i suoi 24 anni (compiuti oggi) è soltanto agli inizi. Il libro di Soriano è anche una riflessione sulla finitudine, sulla vecchiaia, sull’essere superati dal tempo: dunque, semmai triste, solitario y final lo sarebbe stato il vecchio Messi se avesse perso con la Francia e nonostante tutti i trionfi avrebbe rischiato di diventare un «perdente vestito di sogno», come certi personaggi raccontati dallo stesso Soriano. In realtà, c’era chi lo dava per finito da qualche anno, Messi, pur avendo da tempo tutto il diritto di entrare tra quelli che Soriano definì calciatori-profeti, i «poeti del gioco» che «creano un nuovo spazio dove non avrebbe dovuto esserci nessuno spazio», diversamente dai giocatori che sul campo vedono lo spazio libero che qualunque fesso può vedere. Ultimo pensiero dopo la vittoria argentina: tre coppe mondiali e nessun Nobel della letteratura. Com’è possibile? D’accordo per Borges, che l’ha aspettato invano per anni, e si sa. Ma gli altri fuoriclasse del romanzo, i Maradona e i Messi della letteratura argentina? Julio Cortázar, a cui sarebbe bastato Rayuela (noto in Italia come Il gioco del mondo) per sbaragliare qualunque concorrente. E Ernesto Sábato, figlio di calabresi emigrati nella provincia di Buenos Aires. Qualunque squadra della letteratura con dentro uno che ha scritto Sopra eroi e tombe avrebbe vinto a mani basse il campionato del mondo.