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 2022  dicembre 20 Martedì calendario

Biografia di Michel Claise (il giudice del Qatargate)

Per imparare a conoscere chi sta mettendo in subbuglio il compassato Parlamento europeo bisogna fare un giro in una libreria di Bruxelles e scoprire una dozzina di libri tra i quali spicca un Saggio sulla criminalità finanziaria che tradisce la professione del suo autore. È Michel Claise, il giudice istruttore che ha firmato gli arresti di Eva Kaili, Francesco Giorgi e Antonio Panzeri e ha stoppato l’attività della Figth impunity a favore, dice l’accusa, di Marocco e Qatar. Ma sono i romanzi a rivelare la sua personalità.
Celebrato in Belgio come uomo integerrimo, tenacemente dedito alla lotta alla criminalità, capace di scontrarsi con il primo ministro quando si parla di lotta alla corruzione, a 66 anni Claise è altrettanto noto come scrittore di testi ispirati da una vita personale, appunto, da romanzo. Amante della letteratura, della musica, pratica l’equitazione, non ha alcun problema ad ammettere orgogliosamente di far parte della Massoneria. «Essere massone – ha dichiarato in un’intervista a Le Soir – non mi ostacola perché io sono libero. Libertà è una parola estremamente importante perché rappresenta sia un diritto che un obbligo».
Affidato in fasce ai nonni dalla madre 17enne, fin da bambino Michel Claise li aiuta lavorando nella loro panetteria nel quartiere Cureghem di Anderlecht ricevendo in cambio amore e divorando libri. «I nonni mi hanno dato la straordinaria fortuna di studiare», racconta. Dopo la laurea alla Libera università di Bruxelles, per 20 anni fa l’avvocato, poi passa in magistratura quasi per caso, dopo che la moglie lo iscrive di nascosto al concorso e diventa giudice istruttore specializzato in corruzione e reati finanziari.
Scrittore
Sessantasei anni, ha al suo attivo anche una dozzina di libri tra saggi e romanzi
Non è uno che le manda a dire. In un incontro a Parigi nel 2019 con il collega francese Renaud Van Ruymbeke e l’ex pm di Mani pulite Gherardo Colombo, affermò che il «denaro sporco è ovunque» arrivando a dire che la criminalità organizzata «ha ormai preso possesso del mondo». In un altro a Bruxelles non si frenò e non ebbe timori nel dire che, a causa della criminalità finanziaria mondiale, «la democrazia è fottuta». Non si cura del soprannome con cui qualcuno lo chiama nei corridoi dell’austero e un po’ tetro palazzo di giustizia riferendosi al suo piglio decisionista: «Non mi sento “sceriffo”, è il mio lavoro», ha dichiarato nel 2020. A chi gli dà invece del Don Chisciotte, risponde: «Non attacco i mulini, io! Non ho affatto la sensazione di avere una guerra da combattere contro le persone o contro la ricchezza». Da anni vive sotto scorta.
Quale giudice istruttore nella capitale belga è titolare dei casi più delicati. Come quello su una vasta rete internazionale di riciclaggio di denaro sporco tra Belgio, Svizzera e Montecarlo, oppure l’«Operazione zero» sullo scandalo negli ingaggi dei calciatori delle squadre belghe, intrecciata con gli affari della politica. Nel caso Qatar ha confermato di non avere alcuna remora nel disturbare la politica internazionale, e infatti ha emesso un mandato di arresto internazionale a carico del capo dell’Autorità libica in un’indagine sull’istituzione finanziaria belga Euronuclear. Ma se c’è un’indagine che lo ha reso popolarissimo, e invidiatissimo, tra gli inquirenti in mezzo mondo è quella dello smantellamento del sistema Sky-ECC, la rete telefonica criptata usata dai trafficanti di droga, che ha consentito migliaia di arresti in tutto il mondo. Nel Qatargate si è mosso con in mente il suo motto, che poi fu anche quello di Giovanni Falcone: «Segui i soldi». Per ora ha trovato 1,5 milioni in contanti.