il Fatto Quotidiano, 20 dicembre 2022
Gli aforismi di Maria Cvetaeva
nticipiamo alcuni degli “Aforismi” di Marina Cvetaeva (1892-1941), tratti dai suoi quaderni “Inediti” (1913 -1939), pubblicati per la prima volta in Italia da Aragno, a cura di Lucio Coco
DI MARINA CVETAEVA
20 DICEMBRE 2022
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Ogni volta, quando vengo a sapere, che un uomo mi ama, mi meraviglio; se non mi ama, mi meraviglio, ma più di tutto mi meraviglio quando un uomo rimane indifferente verso di me.
– Cosa volete? È così giovane!
– Cosa volete? È già così vecchio?
Evidentemente si esige solo dai quarantenni!
Il peggior nemico di Cristo non è il pagano ma il ben pensante.
Perché i musicisti si rifiutano sempre di suonare, i cantanti di cantare, i poeti di dire versi? E perché essi, musicisti, cantanti, poeti non si rifiutano mai di dire sciocchezze?
Tutta la famigerata “fantasia” dei poeti, altro non è se non la precisione dell’osservazione e della restituzione. Tutto esiste dalla notte dei tempi, ma non tutto, come tale, è stato nominato. Compito del poeta: battezzare di nuovo il mondo.
Né nazionalità, amico, né ceto sociale. Ci sono due razze: quella divina e quella bestiale. I primi ascoltano sempre la musica, i secondi mai. I primi sono amici, i secondi nemici. Ve n’è inoltre anche una terza: quelli che ascoltano la musica una volta la settimana. Sono “i conoscenti”.
Il poeta è uno che affoga, provvisto dalla natura da un magnifico salvagente. Egli lo sa ma tuttavia crede che affogherà.
L’Occidente: questo disperato amore della Russia.
La passione sessuale è soprattutto un incendio dell’anima.
“E sappiate: Dio ama gli imprevisti!”.
Alcuni si relazionano al mondo esteriore con un certa pignoleria (figli, presbiti, scrittori tipo Cechov e A.N. Tolstoj). Costoro mi risultano faticosi e noiosi.
Signori! Voi pensate troppo alla vostra vita! Non avete tempo per pensare alla mia – ma ne varrebbe la pena!
Amare è vedere un uomo come se lo avesse concepito Dio e non l’avessero generato i genitori.
Non amare è vedere un uomo come se l’avessero generato i suoi genitori. Disamorarsi è vedere, invece di lui, un tavolo, una sedia.
La piazza è un deserto di gente.
Ci sono donne che, in tutta onestà, non hanno avuto né amici né amanti: gli amici troppo presto sono diventati amanti, e gli amanti troppo presto sono diventati amici.
Tre generi di donna: le rilucenti, le brillanti, le ardenti. Le prime le odio, le terze non le capisco, amo solo le seconde: me stessa.
Io vorrei mettermi in ginocchio e dire: “Io non so se sono peccatrice o non peccatrice, ma so che sono infelice. Tu mi hai fatto così. Cosa volevi con questo?”.
Ho un’anima da re, un corpo da servo.
Eroismo dell’anima è vivere, eroismo del corpo è morire.
Il grado successivo della ragazza è la madre. Il grado successivo delle ragazzina è la donna.
Dire di un attore che è un artista è volgare.
Giaccio nel letto come in una bara. E ogni mattino – realmente – è una resurrezione dai morti.
A vincere la vecchiaia, come adesso la gioventù, mi aiuterà l’Ironia.
Un uomo! Che fastidio a casa! Forse peggio di un lattante!
Nelle mie vene non scorre sangue, ma anima.
In amore ha ragione chi è più colpevole.
Nei soldati mi disturba la guerra, nei marinai il mare, nei preti Dio, negli amanti l’amore.
I miei versi sono come i miei panni che sono belli in una camera buia. Alla chiara luce del sole sono pieni di macchie e di buchi (di bruciature).
“Poeta in amore”. No, sii poeta nel fango, sì.
Il mio amore forse ti farà bene. Sicuramente mi farà male.
Dotata di salute fisica, ho concentrato tutta la mia forza per soffrire mentalmente.
Letto d’amore, letto di morte. (Possibile che nessun poeta francese l’abbia mai detto?).
Quando guardo i miei dizionari e i miei taccuini mi viene voglia di istallarmi in questo mondo ancora per cento anni e più. Amen.