la Repubblica, 20 dicembre 2022
Intervista a Rino Formica
Rino Formica, 95 anni, ex ministro socialista, la reazione della sinistra è all’altezza dellagravità del Qatargate?
«Non direi. Sento dire: “Devono pagare!” Ma è una reazione tartufesca. I cattivi maestri, in questa storia, devono pagare più degli alunni corrotti».
Chi sarebbero i cattivi maestri?
«Le nomenklature, che non hanno vigilato, che hanno permesso che alla disciplina di partito subentrasse quella dei lobbisti. La mancata vigilanza è un errore molto grave in politica».
La responsabilità penale non è personale?
«Sì, ma io sto parlando di quella politica. Si tende a ridurre la vicenda a un fatto di debolezza personale, mentre è figlia di una decadenza delle istituzioni, nazionali e sovranazionali, che viene da lontano. Nessuno si chiede perché sono così permeabili».
Perché?
«Nell’89, con la caduta del Muro, il mercato vinse sulla politica. Tutto è da allora mercato. Tangentopoli rappresentò l’inizio della crisi delle istituzioni, questo scandalo ne è la parte terminale».
Ma l’Europarlamento non ha poi ceduto al Qatar. Non è consolante?
«Allarghi lo sguardo. Quando Panzeri non ha più avuto un campo nobile in cui esercitarsi si è autodegradato a mestierante.
Non è l’unico ad avere piegato la funzione dell’istituzione agli affari».
Insomma, i dirigenti non potevano non sapere della corruzione?
«Cozzolino è stato sospeso, ancor prima di essere indagato. Ma nonviveva in un mondo a sé. Perciò parlo d’ipocrisia. E penso che tutti quelli che hanno avuto grandi responsabilità negli ultimi trent’anni farebbero meglio a fare un passo indietro».
Non è una richiesta sproporzionata?
«Perché mai? Non hanno prodotto più un pensiero politico, ma neanche una difesa dei valori.
Citano ancora Berlinguer. Ma Enrico è morto nel 1984 e noi siamo nel 2022».
Citare il segretario del Pci è un’autodifesa emotiva?
«Il moralismo non è più sufficiente se non sei stato capace di sostituirlo con l’etica pubblica».
La denuncia di Berlinguer sulla questione morale è del 1981.
«Quello fu però un arroccamento moralistico dopo la fine del compromesso storico che aveva reso digeribile al Pci l’alleanza con la Dc, definito dai comunisti “il partito dei forchettoni”».
Però anche lei parlò del Psi come di un convento povero dove i frati sono ricchi.
«Alcuni monaci, con finanziamenti illegali, provvedevano autonomamente a sostenere l’attività di partito e le campagne elettorale».
Nel frattempo la superiorità
morale della sinistra è tramontata per sempre?
«È tramontata la capacità dei partiti di vigilare sulle trasgressioni».
È giusto che un ex uomo di Stato come Massimo D’Alema faccia il lobbista?
«No, affatto. Offre un esempio
negativo. Un uomo di Stato rimane tale sempre».
D’Alema non fa più politica.
«Un rappresentante dell’élite politica di un Paese democratico è come il sacerdote di una comunità. Dura tutta la vita.
Questa dignità si mantiene. Il prete è tale anche da spretato.
Tutto ciò autorizza il sospetto che il suo comportamento precedente sia stato insincero di fronte al mandato fiduciario degli elettori».
Nessuno è innocente in questa storia?
«No. Penso alle nuove generazioni poste di fronte a uno spettacolo così deprimente e provo pena».
Il sindacato, le ong, i migranti: tre obiettivi ricorrenti della destra. Il tradimento perciò non è doppio?
«Il tradimento è unico. E torniamo al punto di partenza: quando le istituzioni entrano in crisi trascinano con sé anche i corpi intermedi. Senza dimenticare che la sinistra di fronte al crollo d elle istituzioni ha più da perdere della destra».
Pensa che il Qatar si vendicherà col gas?
«No, quell’uscita ha un valore propagandistico. Piuttosto nessuno si pone la domanda: questo lobbismo spionistico che conseguenze ha avuto sulla nostra democrazia? L’altro giorno il ministro Urso, che è stato presidente del Copasir, ha detto che ci sono stati tentativi di interferenze di potenze straniere.
Con quali effetti? Non si sa. La politica non se ne occupa».
Cosa pensa del caso Soumahoro?
«È un altro indicatore della crisi della sinistra».
In che senso?
«I partiti e i sindacati sapevano benissimo che in quella cooperativa c’era sfruttamento e tolleranza, eppur si è voluto offrirgli comunque un seggio in Parlamento».
Questa sinistra potrà mai rialzarsi?
«Non c’è più né la sinistra né la destra. Non ha notato com’è tutta una corsa al centro? A sinistra si scambiano tra loro i voti, e pure a destra succede la stessa cosa. Il ministro Giorgetti la manovra l’hascritta sotto dettatura».
Qual è la conseguenza per una democrazia?
«In generale le forze politiche hanno abdicato alla loro autonomia, incapaci di dire un sì o un no».
Il Pd sopravvivrà?
«Temo che tutti i partiti esistenti avranno vite molto brevi».
Non è apocalittico?
«No, no. Tuttavia prima o poi nelle nuove generazioni scatterà la scintilla di un nuovo ordine mondiale».
Ma chi dovrebbe rappresentare questa nuova sinistra?
«Il mondo della liberazione umana, perché la destra rappresenta il mondo della conservazione umana. E ogni conservazione finisce per diventare reazione».
Lei è per Bonaccini o per Schlein?
«Per nessuno dei due. È un balletto in famiglia».
E allora non c’è speranza?
«No, invece c’è. A medio termine sono ottimista».
Formica ottimista?
«Vede, la sinistra è una cosa diversa dalle sue nomenklature.
La sinistra è il popolo. E quindi immortale. Confido nei giovani».