la Repubblica, 19 dicembre 2022
Nuoto, cucina e bachata. La vita di Giorgio Parisi
Vita caotica di un genio del caos. I 100 brevi capitoli di cui è composta la biografia di Giorgio Parisi appena pubblicata e che il premio Nobel per la fisica 2021 ha scritto con Piergiorgio Paterlini, alla fine lasciano la sensazione di uno Zibaldonedi appunti, ricordi, episodi, incontri, mescolati a intuizioni geniali e scoperte che hanno fatto la storia recente della scienza. Una sequenza, apparentemente casuale, di memorie, che poi però svela una trama sottostante, a collegare il tutto: dalla passione per i numeri di un bambino di 3 anni, all’asteroide che oggi porta il nome di quel bambino, che nel frattempo ha vinto il Nobel.
Ci sono, certo, i capitoli «scientifici », quelli in cui Parisi ricorda e spiega gli studi che gli sono valsi già decenni orsono la fama internazionale e infine il riconoscimento assegnatogli dalla Reale Accademia delle Scienze svedese: i vetri di spin («il mio contributo più originale alla fisica »), l’equazione Altarelli-Parisi, utilissima in fisica delle particelle, la risonanza stocastica, che ha trovato applicazioni in molti campi diversi.
Ma la lettura di Gradini che non finiscono mai, vita quotidiana di un premio Nobel (La Nave di Teseo) riserva una scoperta umana, più che scientifica. Svela il Giorgio Parisi padre affettuoso che ogni sera legge Calvino ai bambini per farli addormentare e che attraversa la città per prenderli all’uscita da scuola. Il Parisi cuoco provetto che in cucina si fa aiutare dalla moglie: «Cura la parte preparatoria, lavare la verdura, cose così, poi sia la parte teorica che quella sperimentale toccano a me. Il fatto è che Daniella lascia le cose sul fuoco e le fa bruciare. Bruciare le uova sode non è facile. Lei ci riesce». C’è il Parisi-ballerino, ormai notissimo alle cronache, appassionato di danze popolari, specialmente di quelle greche e del forrò brasiliano. Ma che si avventura anche in arditi balli di coppia, consapevole di dover studiare e applicarsi, per riuscire nell’impresa: «Per preparare i saggi di salsa e bachata facevo anche tre ore di lezione di seguito, e un anno avevo memorizzato quasi un quarto d’ora di coreografia che mi ripassavo a letto mentre mi addormentavo». Tutto l’opposto rispetto all’immagine stereotipata dello scienziato che pensa solo alle sue formule. Parisi quando si annoia nel corso di una conferenza se ne va al mare e se lo gode in modo originale: «Nuotare a lungo è noioso, passavo il tempo in acqua recitando mentalmente lunghe poesie imparate a memoria». E quando alla fine degli anni Settanta fa la spola tra i laboratori di Frascati dell’Istituto nazionale di fisica nucleare e la sua casa di Trastevere, usa il lungo tragitto in autobus per studiare il cinese: «… mi mettevo in fondo dove facevo pratica a bassa voce,… imparavo a riconoscere e a pronunciare gli ideogrammi». Parisi racconta il suo incubo ricorrente, che dà anche il titolo al libro: «Sto scendendo le scale verso il pianterreno, ma le scale non finiscono mai…». E i sogni più esilaranti: «Ero diventato presidente degli Stati Uniti. Mentre sto facendo il discorso inaugurale un fisico noioso — uno che conoscevo davvero nella vita da sveglio — mi interrompeva continuamente con domande di fisica. Io gli dicevo “no dai, ne parliamo dopo”, ma lui continuava a interrompermi».
Lontano dalla Casa Bianca sognata, c’è comunque la passione politica del giovane ricercatore che in Italia si schiera con la sinistra extraparlamentare e che nel 1983 si mobilita contro l’installazione da parte degli Usa di missili nucleari nella base militare di Comiso: per questo viene ricevuto dal presidente della Repubblica di allora, Sandro Pertini. C’è l’amore per la cultura (che Parisi non distingue in scientifica e umanistica) e per le letture. L’amicizia e la frequentazione, nella Roma degli anni Settanta, con scrittori come Luce D’Eramo e Ignazio Silone. Oggi, a 74 anni, Parisi si dichiara contento «… di come mi vanno le cose ma soprattutto in pace, consapevole di aver fatto tutto quello che dovevo fare, di essere riuscito a fare le cose che servivano ». E anche quelle che servivano meno e che hanno affollato, in modo apparentemente disordinato, la vita di uno scienziato che ha messo ordine nel disordine dell’Universo: «Il mio contributo scientifico più importante sono convinto sia stato inventare nuovi strumenti matematici per descrivere regole ed equilibri dentro sistemi disordinati».