la Repubblica, 19 dicembre 2022
Panzeri nega tutto come Greganti
«Sono tutte consulenze. È attività di lobbing, non è corruzione. Faccio il mio lavoro». Un muro di silenzio. Nessuna ammissione, una difesa strenua della sua Fight Impunity, l’Ong fondata nel 2019. I magistrati belgi si sono trovati di fronte una sfinge. Che parla, ma non rivela. È Antonio Panzeri. Un atteggiamento che ricorda quello che durante “Mani pulite”, mantenne Primo Greganti. Negli anni ’90 venne arrestato da Antonio Di Pietro. Rimase in carcere e mai parlò. Mai ammise che le mazzette erano rivolte al suo partito, al Pci prima e al Pds poi. Una linea che gli valse il soprannome di “Compagno G”. E adesso, nelle celle di Bruxelles, il pm belga Michel Claise si sta ritrovando nella stessa situazione dell’ex collega italiano Di Pietro. Panzeri sta diventando il “Compagno P”. Considerata anche la sua estrazione politica: Cgil, Pci, Pds e ora Articolo Uno. Per Greganti l’accusa si basava su una tangente di 621 milioni di vecchie lire. Che assomigliano un bel po’ ai quasi 600 mila euro in contanti trovati nella casa dell’ex eurodeputato. Quella mega inchiesta italiana alla fine chiuse di fatto la Prima Repubblica e aprì la Seconda. Ora, a Bruxelles, tutti si chiedono se le mosse di Claise possano essere davvero la “milestone” che cambierà per sempre l’Unione europea.
Di certo i mutismi dell’ex europarlamentare – almeno fino ad oggi – stanno modificando la tattica giudiziaria della procura di Bruxelles. I magistrati hanno capito che questo comportamento è conosciuto anche dalla moglie e dalla figlia raggiunte da un mandato di arresto in Italia. In un primo momento gli investigatori pensavano che il “crollo” immediato di Giorgi, l’assistente di Andrea Cozzolino, avrebbe provocato una sorta di effetto domino. Non a caso Panzeri è stato sottoposto ad un altro interrogatorio proprio dopo la confessione del compagno di Eva Kaili. Per il momento, però, il “Compagno P” sembra resistere. Forte di una precauzione usata per tanti anni: mai usato uno smartphone, facilmente intercettabile, ma solo i vecchi telefonini. Addirittura a Natale scorso ne aveva ricevuto uno in regalo: preso, attivato e mai usato.La procura sta allora cominciando a valutare se non debba essere seguito un altro metodo per far cadere le sue resistenze. Perché Panzeri non è come Giorgi. È un’altra storia.
Nei primi giorni di detenzione, del resto, la polizia belga è stata molto attenta a isolare tutti gli arrestati. Tutti sono stati portati nello stesso commissariato e ad ognuno è stata affidata una cella diversa. Solo in una occasione si sono incrociati due degli indagati: Luca Visentini, il presidente dell’Organizzazione mondiale del sindacato, e Niccolò Figà-Talamanca, il segretario generale della Ong No Peace Without Justice. Un incontro che non ha prodotto scambi di vedute. Ma il segno che i magistrati avevano iniziato a esercitare una sorta di pressing psicologico. Figà-Talamanca, infatti, era uscito dalla sua cella per essere interrogato. Lo hanno bloccato in anticamera per un po’. Spiegando che l’altro interrogatorio in corso si stava protraendo perché «stava parlando». Esattamente la motivazione addotta per interrogare ancora Panzeri: le rivelazioni di Giorgi.
Il Natale in carcere non è una sfida che tutti accettano con stoicismo. Qualche decisione, a questo proposito, potrebbe essere adottata per Eva Kaili. L’ex vicepresidente greca del Parlamento europeo punta a tornare a casa dal figlio piccolo proprio in virtù della confessione del suo compagno. Anche Visentini è stato subito scarcerato. Non perché abbia collaborato ma perché ha ammesso di aver ricevuto 50 mila euro dalla Ong Fight Impunity dimostrando di aver registrato tutti e tre i trasferimenti, in totale 50 mila euro.
Panzeri è un’altra storia. Il “Compagno P”, con la sua fitta rete di rapporti e relazioni, sarà davvero ilnuovo Greganti?