Marcello Sorgi per “la Stampa”, 18 dicembre 2022
“IL RISVEGLIO DELLO SPREAD DOVUTO ALLA STRETTA DEI TASSI DECISA DALLA BCE POTREBBE METTERE ALLE STRETTE IL GOVERNO” – SORGI: “IL PROSSIMO ANNO IL GOVERNO DEVE PIAZZARE SUI MERCATI OLTRE 400 MILIARDI DI TITOLI DI STATO E GRADUALMENTE NON POTRÀ PIÙ CONTARE SUL "QUANTITATIVE EASING", IL MECCANISMO DI ACQUISTO ASSICURATO INTRODOTTO DA DRAGHI. OFFRIRE TITOLI CON INTERESSI PIÙ ALTI DI QUELLI ATTUALI NON E’ PIÙ SUFFICIENTE AD ATTIRARE L’INTERESSE DEGLI INVESTITORI, SOPRATTUTTO DI QUELLI INTERNAZIONALI CHE STANNO GIÀ RIORIENTANDOSI SULLE OBBLIGAZIONI AMERICANE…” -
Il primo ad accorgersene e a lanciare l’allarme è stato il ministro della Difesa Crosetto, che ha un passato da imprenditore e l’abitudine a tenere d’occhio i conti. Se Meloni pensava, una volta approvata la legge di stabilità - giunta ormai alle ultime battute in Parlamento - di poter tirare un sospiro di sollievo almeno fino a marzo, quando gli effetti dei provvedimenti contro il caro bollette cominceranno ad esaurirsi, presto potrebbe accorgersi dell’eccessivo ottimismo di una valutazione del genere.
E non per la necessaria manutenzione politica di una maggioranza che, vuoi dal lato salviniano, vuoi da quello berlusconiano, di tanto in tanto lascia già trapelare segni di insoddisfazione. Ma per il sopravvento di problemi economici che la premier, per un po’, poteva sperare di aver messo a posto con la manovra di fine anno. Sul piano politico, infatti, non sono emersi problemi di grave o impossibile soluzione.
Ed anzi le difficoltà in cui si dibatte l’opposizione, divisa in tre, con il Pd investito dal Qatargate alla vigilia del congresso, oltre all’assenza di qualsiasi alternativa politica realistica, al momento rendono la navigazione parlamentare del governo priva o quasi di incognite. Piuttosto è l’improvviso risveglio dello spread dovuto alla nuova stretta dei tassi decisa dalla Banca centrale europea che potrebbe ripercuotersi sull’inizio del prossimo anno, mettendo alle strette il governo che deve piazzare sui mercati oltre 400 miliardi di titoli di Stato e gradualmente non potrà più contare sul "quantitative easing", il meccanismo di acquisto assicurato introdotto da Mario Draghi quando era presidente della Bce.
È esattamente questo che ha fatto drizzare le antenne a Crosetto e ha già rimesso al lavoro i tecnici del ministero dell’Economia guidato da Giorgetti. Perché si tratta di fare i conti con la necessità di offrire i titoli con interessi più alti di quelli attuali, cresciuti negli ultimi mesi ma via via non più sufficienti ad attirare l’interesse degli investitori, soprattutto di quelli internazionali che stanno già riorientandosi sulle obbligazioni americane. In altre parole, di mettere a bilancio un aumento di costi che si aggiunge a quello già oneroso - e ahimè durevole, stando all’evoluzione della guerra in Ucraina - della crisi energetica.