la Repubblica, 18 dicembre 2022
Goldman Sachs: 4.000 licenziati con 3 miliardi di utili
Ben 36,77 miliardi di dollari di ricavi netti nei primi nove mesi del 2022, e 4.000 licenziamenti pronti per il 2023. Come si spiega questa contraddizione in termini di Goldman Sachs? Perché una banca che in nove mesi incassa più della finanziaria dello Stato italiano, non riesce a proteggere i dipendenti che l’hanno messa in condizione di aver tanto successo, o neppure ci prova? La risposta sta nell’essenza di ciò che consente al capitalismo americano di prosperare, e nella speranza che, quando le vacche torneranno grasse, tutti i licenziati troveranno un posto migliore.
Il 2021 era stato un anno record, per Goldman Sachs e per le compagnie del settore finanziario. Dopo la crisi del Covid Wall Street era ripartita alla grande, con un boom nel settore M&A, le operazioni di fusione e acquisizione di cui è specialista la banca guidata da David Solomon. Quindi aveva assunto, forse troppo, passando dai 38mila dipendenti del 2019 ai 49mila in organico a settembre. Per attirare i talenti aveva offerto stipendi e bonus stellari, per soffiarli alla concorrenza.
Tutto questo ha gonfiato i costi, ma in un periodo di grande crescita erano sopportabili. Negli stessi mesi del 2021, però, la Federal Reserve ha commesso l’errore madornale di non riconoscere la minaccia dell’inflazione, giudicandola transitoria. Così ha continuato a garantire il denaro facile che ha aiutato aziende come Goldman Sachs a riempirsi le tasche, ma ha pure messo i semi per la crisi del 2022, quando è diventato evidente che la corsa dei prezzi non era un fenomeno passeggero, costringendo il presidente Powell ad alzare i tassi come non accadeva dagli anni Ottanta. Risultato: nel terzo trimestre la banca ha visto calare i suoi profitti del 43%, a “soli” 3,07 miliardi di dollari. Nonostante abbia superato le attese anche peggiori degli analisti, si è dovuta porre il problema di come rispondere nell’immediato e nel futuro, visto che dopo gli avvertimenti lanciati dalla Feddurante la riunione del 14 dicembre, il 2023 non appare più roseo come molti operatori speravano. Se l’inflazione resterà alta e Powell continuerà ad aumentare i tassi, è probabile che il rallentamento del settore M&A continuerà. In più il progettoMarcus, lanciato da Goldman Sachs per entrare nel settore “main street”, non sta centrando gli obiettivi, rendendo troppo onerose le assunzioni fatte per avviarlo.
Secondo il sitoSemafor, Solomon ha dato l’ordine di ridurre le spese. I manager hanno ricevuto l’incarico di individuare i dipendenti che non producono abbastanza: per licenziarli o negare i bonus di fine anno, che nel gergo di Wall Street significa sollecitarli a trovarsi un altro lavoro. Altre banche stanno facendo lo stesso, come Morgan Stanley che hatagliato 1.600 posti. Ma nessuno finora ha preso misure delle dimensioni di quelle in arrivo a Goldman Sachs.
Naturalmente, sentire che una banca con 36 miliardi di ricavi netti in nove mesi si prepara a cacciare preventivamente 4mila dipendenti fa accapponare la pelle, e ci sono responsabilità. Però la libertà di assumere e licenziare in base alle esigenze del mercato è ciò che ha reso finora il capitalismo americano più competitivo di quello europeo, e pochi negli Usa intendono rinunciarci, anche perché sarà poi la chiave per riassumere i licenziati.