La Stampa, 18 dicembre 2022
Titanic, DiCaprio doveva morire
Jack e Rose, nessuna via d’uscita. Uno dei due protagonisti di «Titanic» doveva morire. La scelta è ricaduta così sul personaggio interpretato da Leonardo Di Caprio. Ma per i fan del capolavoro di James Cameron, che domani festeggia il suo 25° compleanno negli Stati Uniti (era uscito nelle sale il 19 dicembre 1997, a gennaio 1998 in Italia), un finale diverso era possibile: su quella porta galleggiante del transatlantico, improvvisata a zattera, ci sarebbe stato infatti abbastanza spazio per far salire entrambi e coronare così il loro amore in eterno.
Se l’attore si è limitato, in occasione di un’intervista promozionale per «C’era una volta a…Hollywood», a un «no comment» con sorriso, e Kate Winslet, ospite al «The Late Show with Stephen Colbert», si è cimentata in una reinterpretazione della scena assieme al conduttore, oggi a intervenire è lo stesso regista del kolossal campione d’incassi, da poco nelle sale con il sequel di «Avatar». Per mettere la parola «fine» a una diatriba, che da sempre reputa «stupida», si è infatti affidato a un insolito strumento: una ricerca scientifica. «Abbiamo condotto uno studio per mettere questa cosa a tacere una volta per tutte – ha dichiarato Cameron a «The Toronto Sun» – Abbiamo fatto un’analisi forense approfondita con un esperto di ipotermia, che ha riprodotto la zattera del film. Ci sarà un piccolo speciale a riguardo in uscita a febbraio».
I risultati di questo studio saranno infatti allegati al ritorno nelle sale del film, previsto il prossimo 9 febbraio, in un’inedita versione in 3D e 4K. Il regista entra nel dettaglio: «Abbiamo preso due controfigure con la stessa massa corporea di Kate e Leo e dopo averle ricoperte di sensori, dentro e fuori, le abbiamo calate nell’acqua ghiacciata e abbiamo testato se sarebbero sopravvissute attraverso una serie di metodi. La risposta è stata che non c’era modo che entrambi potessero sopravvivere. Solo uno dei due poteva».
Al di là delle polemiche, sono diverse le curiosità per una pellicola, che si è segnata un posto nella storia del cinema. A partire dal record di vittorie agli Oscar, ancora oggi detenuto al fianco di «Ben- Hur» e «Il Signore degli Anelli – Il ritorno del re», con ben undici statuette, tra cui miglior regia e miglior attrice protagonista, su quattordici nomination. A proposito di attori, né DiCaprio né la Winslet, all’epoca ventenni, sono state le prime scelte del cineasta. Se il primo ha rischiato di perdere la parte per un’iniziale eccesso di supponenza, come di recente raccontato dallo stesso Cameron, la seconda si è ritrovata invece a lottare duramente per il ruolo che secondo alcune indiscrezioni doveva essere affidato a Gwyneth Paltrow. Ci mise talmente tanto impegno che durante le riprese delle scene del naufragio rischiò addirittura l’ipotermia per non aver indossato una muta, nel tentativo di render più credibile la propria sofferenza.
Ma soprattutto «Titanic», che racconta il naufragio del transatlantico britannico avvenuto il 15 aprile 1912, in cui persero la vita circa 1.500 persone delle 2.200 a bordo, oggi è al terzo posto della classifica dei più grandi incassi di sempre al botteghino mondiale, con 2,2 miliardi di dollari. Per anni al primo posto, è stato alla fine battuto prima da «Avatar» (2,9 miliardi), sempre di Cameron, e poi da «Avengers: Endgame» (2,7 miliardi). Il dettaglio impressionante? La durata complessiva delle scene ambientate nel 1912 coincide con il tempo impiegato dalla nave per affondare, ovvero due ore e quaranta. Così come la scena della collisione, di 37 secondi, con il reale scontro con l’iceberg.
La popolarità di un progetto porta però inevitabilmente a un confronto con il pubblico. Nel bene e nel male. Il settore cinematografico e televisivo è infatti pieno di diatribe legate a un finale non reputato adeguato (che poi chi meglio dello stesso autore potrebbe stabilirlo?) dagli spettatori. Esempi? La conclusione dell’ottava e ultima stagione de «Il Trono di Spade», che ha provocato diverse polemiche sul web. Oltre a una petizione per cambiarla, ancora in corso nonostante siano passati tre anni dalla messa in onda dell’episodio, è diventata virale una riscrittura da parte di uno sceneggiatore, Daniel Whidden. Per non parlare di «Avengers: Endgame», che nel dietro le quinte ha visto un acceso dibattito tra i fratelli Russo e il regista di Iron Man, Jon Favreau, o dell’ultimo James Bond, «No Time To Die», che segna letteralmente l’addio di Daniel Craig al personaggio.
Ma tutto ha perfettamente un senso, come spiegato direttamente dallo stesso Cameron: «È un film sull’amore, il sacrificio e la mortalità, proprio come Giulietta e Romeo. L’amore si misura con il sacrificio... Jack doveva morire – ha dichiarato a «Vanity Fair» – Fosse stato per il freddo o per la caduta di una ciminiera, poco importa. Sarebbe andato giù. Si chiama arte: le cose accadono per motivi artistici, non per regole fisiche».