Corriere della Sera, 18 dicembre 2022
L’Unità voleva pubblicare il nudo dell’ambasciatrice Usa
Talmente detestata a sinistra per il suo anticomunismo da spingere l’Unità, il quotidiano dell’allora Pci, a considerare la possibilità di pubblicare, per screditarla, una foto giovanile nella quale appariva nuda, coperta solo da un ventaglio. Talmente apprezzata dall’estrema destra italiana, nei primi anni del Dopoguerra, da spingere Junio Valerio Borghese, che qualche anno dopo diverrà celebre come protagonista del fallito «golpe Borghese», a organizzare riunioni, prima ancora del suo arrivo in Italia, per «reclutarla» nella destra extraparlamentare che aveva appena ripudiato l’Msi di Giorgio Almirante, giudicato debole e rinunciatario (dubbio: il capo del Msi all’epoca era Michelini).
Bella, mondana, scaltra, anticomunista viscerale, Clare Boothe Luce, attrice, giornalista, scrittrice, deputata al Congresso e poi ambasciatrice in Italia dal 1953 al ’56, è stata una figura controversa e, a suo modo, leggendaria. Una leggenda ora arricchita da nuovi elementi contenuti in due cablogrammi segreti inviati dalla Cia e dall’ambasciata Usa in Italia al dipartimento di Stato di Washington nel 1954 e nel ’55 che danno conto dell’intenzione degli aspiranti golpisti di coinvolgerla nei loro disegni e dell’esistenza di una foto «compromettente» che, secondo la nota dei servizi americani, l’Unità avrebbe pensato di utilizzare per neutralizzare, con uno scandalo, l’ambasciatrice che definiva il comunismo «cancro mortale dello spirito».
Questi documenti fanno parte degli oltre 13 mila file legati in qualche modo alle inchieste sull’omicidio di Kennedy che gli Archivi di Stato di Washington hanno desecretato due giorni fa e pubblicato, seguendo le indicazioni della Casa Bianca di Joe Biden che promette trasparenza.
Il cablo del 5 febbraio 1954 riferisce che, secondo l’agente identificato col nome in codice Ouverture, un esponente del Partito comunista del Territorio Libero di Trieste (città che tornerà poco dopo ad essere pienamente italiana anche grazie al forte impegno della Luce) avrebbe trasmesso al Pci una copia del giugno 1926 della rivista Fiammetta contenente una foto di una donna nuda «che appare identica all’attuale ambasciatrice degli Stati Uniti in Italia». Di certo quella foto non fu mai sfruttata dai comunisti italiani e potrebbe anche aver rappresentato una persona diversa: Clare Boothe Luce era sicuramente una persona curiosa di tutto, animatrice di salotti, descritta anche come una donna molto disinibita, anche una discreta consumatrice di Lsd. E quello con Henry Luce, potente editore di Time, Life e Fortune, i magazine più importanti dell’epoca, fu definito un matrimonio sessualmente aperto, nonostante Clare, oltre che arciconservatrice e anticomunista, fosse diventata, dopo la sua conversione del 1946 al cattolicesimo, un’integralista religiosa. Tanto che papa Pio XII, che la incontrava spesso, una volta interruppe una sua filippica dicendo: «Signora cara, si ricordi che anch’io sono cattolico e non ho bisogno di essere convertito».
Ma, se in privato le sono stati attribuiti vari amanti, compreso Joseph Kennedy, padre di Jfk, ma tra mille incertezze, anche perché negli stessi anni la vita mondana era animata anche da un’altra attrice con un nome quasi identico, Claire Luce, nella vita pubblica la sua retorica roboante ed estrema è stata la sua forza: quella che la portò ad essere eletta al Congresso e a ottenere, nel 1953, l’incarico di ambasciatrice in Italia. Nominata da Eisenhower, grato per i cento comizi coi quali, durante la campagna elettorale, le aveva portato il voto di molti cattolici.
Nonostante i meriti per Trieste, in Italia non lasciò un buon ricordo per il suo eccessivo interventismo e manicheismo. Indro Montanelli, che, pure, fu suo amico e ne ammirava la bellezza, le attribuì «la mentalità schematica di una maestra di scuola».