Corriere della Sera, 18 dicembre 2022
Attrice arrestata a Teheran
La sua fama internazionale non è bastata a proteggerla: è finita in carcere ieri a Teheran l’attrice Taraneh Alidousti, nota anche in Italia per il suo ruolo nel film premio Oscar Il cliente, di Asghar Farhadi. L’artista, 38 anni, sposata e madre di una figlia, è stata prelevata da casa e arrestata per «pubblicazione di contenuti falsi e distorti e incitamento al caos». Ovvero punita per aver sostenuto fin dall’inizio le proteste anti regime sui social, forte dei suoi otto milioni di follower su Instagram, dove il suo account ora è sospeso.
Già il 16 novembre, nel giorno della morte di Mahsa Amini, la miccia che ha innescato le proteste, aveva pubblicato una foto con sotto la scritta «dannazione per questa prigionia» riferendosi alla custodia durante la quale la ragazza arrestata perché indossava male il velo era stata uccisa. La didascalia recitava: «Non dimenticare quello che passano le donne iraniane» e chiedeva a tutti di «pronunciare il suo nome, spargere la voce».
Un altro suo post potente porta la data del 9 novembre: posa con i capelli al vento, senza velo, con in mano un foglio e le parole «donna, vita, libertà», lo slogan diventato il grido di battaglia dei manifestanti che da tre mesi chiedono la fine della Repubblica islamica. Un gesto che le è costato l’esclusione da qualsiasi set in Iran. Ma lei ha chiarito di voler rimanere nel Paese a qualsiasi costo e di sospendere volentieri il suo lavoro per sostenere le famiglie delle vittime della repressione.
Il suo ultimo post è dell’8 dicembre, il giorno della prima esecuzione di un manifestante di questa ondata di proteste che ha presto assunto i contorni di una vera rivoluzione: sul patibolo era andato Mohsen Shekari, 23 anni. «Sedetevi e aspettate le conseguenze della vostra sete di sangue» scriveva rivolgendosi ai falchi del regime. E a tutti, anche fuori dal Paese, ammoniva: «Il tuo silenzio significa il sostegno dell’oppressione e dell’oppressore», «ogni organizzazione internazionale che assiste a questo spargimento di sangue e non agisce, è una vergogna per l’umanità».
Alidoosti conosceva bene i rischi che correva esponendo così il suo dissenso. Del resto non è la prima volta che l’attrice sfida le autorità. Nel giugno 2020 era stata condannata a cinque mesi di prigione con sospensione della pena: era accusata di propaganda contro lo Stato, per aver espresso sui social commenti critici contro le forze di polizia. Allora aveva pubblicato un video in cui la polizia della moralità aggrediva una donna che rifiutava di indossare il velo. «Non siamo cittadini, ma ostaggi» aveva tuonato su Instagram, sostituendo la sua foto del profilo con una immagine nera, per ricordare i manifestanti uccisi dalle forze di sicurezza nel novembre 2020. Anni prima, nel 2016, aveva destato scandalo il suo «tatuaggio femminista» sul braccio sinistro, con le autorità che chiedevano l’intervento della magistratura. «Essere femminista non vuole dire essere contro gli uomini o la famiglia ma che ogni essere umano, al di là del genere, ha il diritto alla propria individualità e a scegliere la vita che vuole» chiarì lei su Instagram.
Altre due attrici iraniane – Hengameh Ghaziani e Katayoun Riahi – sono state arrestate il mese scorso dalle forze di sicurezza di Teheran per essersi mostrate senza il velo e aver espresso solidarietà ai manifestanti sui social: entrambe sono state rilasciate dopo qualche settimana.
In attesa di capire quale sarà il destino di Taraneh Alidousti, c’è allarme sulla sorte di un’altra donna che sosteneva le proteste: Aida Rostami, medico di 38 anni, curava a domicilio i manifestanti feriti restii ad andare in ospedale dove rischiano l’arresto. Sarebbe rimasta uccisa in un incidente d’auto, secondo le autorità. Ma i suoi familiari avrebbero fatto sapere che sul corpo della giovane c’erano evidenti segni di torture. A quel punto la magistratura avrebbe fornito una nuova versione dei fatti: «caduta da un cavalcavia, dopo un diverbio verbale e fisico con un uomo». La notizia, diffusa da IranWire e Radio Farda, non è per ora stata rilanciata da altri media iraniani.