Il Messaggero, 18 dicembre 2022
Per prima cosa bisogna essere gentili
Consigliato ai timidi, agli insicuri, ai maleducati consapevoli ma desiderosi di correggersi, e soprattutto agli ottimisti. Ci voleva un eclettico come il fondatore dell’Accademia italiana galateo, che organizza corsi per privati e per aziende e di recente anima a Milano un progetto di partecipazione inclusiva sul patrimonio, per mettere insieme un manuale utilissimo a uso e consumo di quanti desiderano imparare a usare le parole giuste in ogni occasione, e perfezionare l’arte delle buone maniere nella conversazione e nella vita di società.
L’ESPERIENZA
Samuele Briatore assolve il compito con brio e con perfetta cognizione di causa. Ha innanzitutto l’esperienza, di docente certo, ma anche di studioso dell’arte teatrale e musicale (ha conseguito un dottorato alla Sapienza) e all’esperienza unisce forti doti di empatia. Il nucleo del suo messaggio infatti porta sull’ascolto. Per saper usare le parole giuste in ogni occasione, e riuscire a tenere un discorso efficace, bisogna innanzitutto imparare ad ascoltare. Aprirsi all’altro, dismettere i panni corrivi del vincente, del convincente, per indossare quelli della persona gentile.
IL LATRATO
Gentile, non cortese. È così che inizia questo corso di saper vivere tanto inattuale quanto prezioso, in un’epoca brutale e neo-animalesca come la nostra, dominata dall’arena perpetua dei talk show televisivi in balia di bestie feroci che si scannano per dividersi tra vincitori e vinti, con l’eco infinito del latrato sui social.
I FILOSOFI
Briatore propone un’altra strada e attinge a piene mani alla tradizione classica e rinascimentale. Fra i testi di riferimento spicca la Retorica di Aristotele, ma anche la Poetica, con lunghe citazioni sull’arte del racconto e sulla drammaturgia del racconto teatrale, condensato in tre atti e non di più. E trova spazio anche Plutarco, il pensatore greco autore di un manualetto dedicato al corretto ascolto, determinante ai suoi occhi per farci capire i bisogni, i desideri, le frustrazioni degli altri.
È l’ascolto dunque a costituire il vero allenamento per l’arte oratoria, nelle sue varie manifestazioni, ascolto passivo, selettivo, superficiale, giudicante. Per ogni tipologia vengono indicati i limiti e le necessarie correzioni. Ma l’ascolto da solo non basta se si vuole imparare a dominare l’arte della conversazione. Oltre la mente, bisogna controllare anche il corpo, e trovare la giusta postura che influisce sulla stessa percezione dell’ascolto. Utilissimo in tal senso il laboratorio teatrale di Giorgio Barberio Corsetti, il regista che insegnava agli studenti della Sapienza a stare in piedi nel modo corretto, spingendo la testa verso il cielo e ancorando i piedi a terra col controllo del perineo.
LA MUSICA
Oltre il teatro anche la musica, oggi come ai tempi rinascimentali del Galateo di Giovanni della Casa, diventano così materie obbligatorie per imparare l’arte della conversazione. Non per niente, un capitolo fondamentale è dedicato al ritmo del discorso, con particolare riferimento all’attacco, che in un discorso come in una sinfonia deve segnare il momento in cui inizia il tempo ritmico prefigurato, con un’emissione sonora decisa, netta, calda.
LE ESERCITAZIONI
E c’è anche un capitolo accattivante sulle esercitazioni pratiche con la schedatura quotidiana delle varie voci che ascoltiamo alla radio, in tv, nei tg, nei talk show, nei monologhi dei politici, in base a una tipologia in otto colori (voce bianca, nera, gialla, rossa, arancio, verde, blu, viola) a seconda del modo di parlare, del volume, e cioè l’ampiezza dell’onda sonora, proporzionale al fiato, del tono, e cioè l’altezza del suono essenziale per creare l’armonia, e infine del ritmo, vale a dire la scansione nel tempo tra sonorità e silenzi. Di sicuro, per un ex balbuziente che ha fatto la sua gavetta come borsista al Mimar Sinan di Istanbul, insegnando le tecniche di comunicazione ai venditori di aspirapolveri, il risultato è portentoso.