Robinson, 17 dicembre 2022
La vera storia di Pamela L. Travers, la scrittrice che creò Mary Poppins
Walt Disney fece del suo personaggio un’eroina, snaturandone la natura ma permettendo alla sua creatrice di arrivare al grande pubblico Storia di una romanziera che amava le parole, l’esoterismo e Yeats«Tradisci le parole, e le parole ti tradiranno. Sii leale con loro e loro, senza remora alcuna, ti tradiranno lo stesso, cambiando volpinamente le carte in tavola, prendendo la sintassi per il naso». Nel 1981 Pamela Lyndon Travers scriveva così in un testo intitolato La sapienza segreta delle api, a proposito della possibilità che ci è offerta di andare verso l’ignoto, una possibilità che si esplica con l’abbandono della propria zona franca per decifrare i segnali che arrivano da un mondo invisibile, l’unico che serva davvero a una scrittrice, che la abbeveri come la sorgente rigenera il fiume. Tuttavia, a rileggerle oggi – e anche a scriverle allora, per il dispiegarsi implicito e involontario di significati che porta la scrittura quando non perde il contatto con quel mondo ignoto, con quella sorgente celeste – quelle parole raccontano anche un altro tradimento, il più clamoroso della vita di Pamela L. Travers: l’aver visto trasformarsi una creatura complessa e una storia misterica come quella da lei originata in un rassicurante e bonario prodotto di consumo per famiglie: in altre parole, la disneyzzazione di Mary Poppins. Oggi molti sanno cosa c’è stato dietro quel tradimento, quanta resistenza da parte di un’intellettuale che per studi, interessi, esperienze e pensiero era l’esatta antitesi di Walt Disney, tuttavia lo sanno grazie a un film che, proponendosi come nuovo stabilizzatore della verità, commette invece un secondo tradimento, ovvero Saving Mr Banks, in cui la scrittrice viene caricaturizzata e, di nuovo e più gravemente, del tutto sminuita. Ma chi era davvero Pamela L. Travers? Il suo stesso nome è un inganno, ma consapevole e autodeterminato. Helen Lyndon Goff nasce nello stato del Queensland, in Australia, nel 1899, figlia di un’australiana e di un inglese di origini irlandesi, direttore di banca poi declassato a semplice impiegato, alcolizzato, che muore a quarantatré anni lasciando la moglie e le figlie a cavarsela da sé. Una lacerazione che si trasforma non in racconto del lutto ma in una forma magica di interruzione e intercettazione della realtà che caratterizzerà la poetica di una futura talentuosissima scrittrice. Come racconterà molti anni dopo, ormai anziana, in uno dei rari momenti di violazione della propria ostinata e difesa riservatezza, fu dopo la morte del padre che Helen cominciò a inventare per le sorelle una serie di storie legate da un’unica protagonista, una governante immaginaria che, trasportata dal vento, sarebbe venuta a occuparsi di loro. L’amore per la finzione e per la parola – per la finzione delle parole – spinse Helen a scegliere il teatro, cominciò a recitare Shaskespeare in una compagnia itinerante finché nel 1924 si trasferì in Irlanda, presso i suoi parenti, dove cominciò a dedicarsi alla scrittura. Fu allorache scelse uno pseudonimo, tenendo solo l’iniziale del suo secondo nome come una forma di segreta continuazione fra le identità. Per Helen/ Pamela il nome era qualcosa di molto importante e intimo: non bisognava mai chiamare per nome gli altri, soprattutto se non si conoscevano bene, per evitare di inquinarne il segreto. Così, nei rapporti con l’impresario che letteralmente le diede la caccia e la tartassò per trarre un film dai suoi libri, lei si rivolgeva a lui come Mr. Disney e lui le rispondeva chiamandola Pam. I libri di Mary Poppins, otto in tutto, diedero all’autrice un successo che le sue poesie non avevano sfiorato, e che fu accresciuto esponenzialmente dal lungometraggio con Julie Andrews e Dick Van Dike. Certo, esiste la possibilità di narrare la vita di Pamela L. Travers senza citare Mary Poppins. Però sarebbe meglio narrarla per intero, mostrando come l’incidente che la rese una delle scrittrici più famose del secolo scorso, tradendo la sua anima e tuttavia moltiplicando la possibilità che i lettori si avvicinassero a lei, è solo una parte di una biografia in cui lei fu sempre presente a sé stessa, in una continua ricerca di verità non scontate, soprattutto attraverso lo studio dell’esoterismo e la poesia. Due nomi, su tutti, di maestri il cui incontro fu per lei illuminante: Gurdjieff e Yeats, due diverse vie di accesso a una sete di conoscenza che non poteva esaurirsi nella narrazione. La prima volta, a casa di Yeats, Pamela si presenta con un grosso mucchiodi rami di sorbo raccolti a Innisfree, isola cantata dal poeta. Siamo a Dublino, a Merrion Square, e questa donna con i capelli tutti rovinati dall’umidità e i rami avvizziti, si pente della sua sfacciataggine, ma il tempo di ammutolire di vergogna e lui ha già aperto la porta, per poi scomparire e ricomparire vicino a una gabbia. «Il mio canarino ha fatto l’uovo», sono le prime parole che il poeta le dice, piene di gioia. E Pamela, che seguiva la vita segreta delle api, si ritrova comunque a celebrare un mistero animale, il mistero della nascita. Pamela cercava anime aristocratiche, capaci di innalzarsi rispetto alle miserie temporali, e le trovò spesso, fuori dal commercio e dal lucro. Mary Poppins non nasce per rassicurare i bambini o per salvarli, ma per accompagnarli sul crinale della vita e della morte dove noi tutti camminiamo, attraverso una capacità sciamanica che si presenta subito grazie all’arte del volo: la donna che arriva sospinta dall’aria non è buffa, non è inusuale, sta al contrario esplicando il suo potere. Pamela Travers lo fece per tutta la sua lunga vita; morì nel 1996, mancando di soli tre anni il compimento dei cento, ma avendo pur sempre attraversato un intero secolo. Leggerla, leggerla davvero, leggere i suoi romanzi originali e i suoi saggi, le sue riflessioni sulla scrittura e sulle parole, significa soprattutto sanare un fraintendimento.