il Fatto Quotidiano, 17 dicembre 2022
In morte di Giovanna Spagarino Viglongo
Quando le resero omaggio al Salone del Libro di Torino, nel 2016, come decana degli editori, qualcuno disse che era un capitolo vivente della storia dell’editoria italiana. Ma Giovanna Spagarino Viglongo, morta l’altro giorno a Torino all’età di 99 anni, preferiva essere la “Signora dell’Avventura”, oppure annoverata tra i “tigrotti” alla stregua degli eroi di Emilio Salgari, che lei e il marito Andrea Viglongo (1900-1986) hanno rilanciato e pubblicato per decenni.
Era una leggenda, la signora Giovanna, donna elegante, colta, gentile, “libraia, editrice e studiosa”, come recita il necrologio. E leggendario fu Andrea Viglongo, redattore dell’Ordine Nuovo di Antonio Gramsci e amico di Piero Gobetti, alla memoria dei quali rimase fedele da editore, dopo la Liberazione, ricordandoli in ristampe anastatiche di giornali, in libri, nel suo fortunato Almanacco piemontese, apprezzato da Giovanni Arpino, Norberto Bobbio, Luigi Einaudi, Umberto Eco. Si erano conosciuti nel 1937 la “tigrotta” e l’ex compagno di Gramsci. E dal 1945 hanno guidato la casa editrice Viglongo e una libreria antiquaria, danno alle stampe tutto Salgari ed Edmondo De Amicis, il poeta Nino Costa, il romanziere Luigi Gramegna (il “Dumas del Piemonte”), Lorenzo Da Ponte, Edoardo Calandra, Brofferio, così come Arpino, Gobetti, Bobbio. Fino in tarda età, dopo la morte di Andrea, Giovanna Spagarino Viglongo ha retto il timone della piccola e gloriosa azienda libraria. Lo ha fatto con la valentia del suo Corsanero Nero.