il Fatto Quotidiano, 17 dicembre 2022
Tutti i guai di Kaili
Inviato a Bruxelles. Sul fronte italiano c’è l’attesa per la richiesta di revoca dell’immunità parlamentare per Andrea Cozzolino. Su quello greco, le nuove accuse rivolte all’ex vicepresidente dell’europarlamento, Eva Kaili. Sul versante politico, infine, si registrano le prime timide reazioni all’inchiesta che sta devastando la credibilità politica del Parlamento europeo. Ieri alcuni parlamentari hanno chiesto, per ora solo in modo informale, delle informazioni all’ufficio preposto per i pareri giuridici di Bruxelles. Domande del tipo: è regolare bloccare gli uffici dei collaboratori (il riferimento è a quelli perquisiti nei giorni scorsi) che non sono neanche indagati? Il segno tangibile che la tensione nell’euro parlamento, sebbene ormai semivuoto, è sempre più alta. Ma anche il segno di una prima timida reazione, alla vigilia di una probabile discussione sulla revoca dell’immunità politica di Cozzolino, all’iniziativa giudiziaria avviata dal procuratore federale belga Michel Claise.
D’altronde qui a Bruxelles rimbombano anche le notizie giunte dall’Italia: la perquisizione a una commercialista di Opera, disposta dalla procura di Milano ed eseguita dalla Guardia di Finanza, che però avrebbe dato esito negativo. La caccia all’eventuale tesoro di Pier Antonio Panzeri, l’ex parlamentare europeo arrestato e accusato di corruzione, ieri non ha portato quindi i risultati immaginati dalla procura belga che nei giorni scorsi ha fornito ai colleghi italiani l’indicazione della professionista poi perquisita.
E se da un lato c’è il “Qatargate”, dall’altro c’è un’indagine finanziaria conclusa un mese fa.
Si moltiplicano quindi le notizie giudiziarie, con l’annuncio di nuovi sospetti, in questo caso legati ai pagamenti degli assistenti parlamentari. E anche questa volta a finire nei guai è l’ex vicepresidente dell’Europarlamento, Eva Kaili.
Il capo della Procura europea, Laura Kövesi, ha chiesto la revoca della sua immunità parlamentare. Non è l’unica. La stessa richiesta è stata avanzata anche la collega Maria Spyraki del Ppe. Tutto nasce da un report dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf) che, in relazione alla retribuzione degli assistenti e all’indennità parlamentare, ipotizza una potenziale frode al bilancio dell’Ue. Inchiesta chiusa il 23 novembre 2022, ha spiegato l’Olaf, con relazione finale da poco approdata alla procura federale.
Chiusa la pratica sulla sospetta frode legata al pagamento degli assistenti parlamentari, però, l’Olaf annuncia che sta mettendo gli occhi anche sul “Qatargate”: “L’ufficio – spiega con una nota il direttore generale Ville Itälä – sta seguendo la questione molto da vicino, in linea con la sua esperienza investigativa e la sua competenza analitica”. In sostanza anche l’ufficio europeo antifrode è pronto a dare il suo contributo all’inchiesta avviata dalla procura federale. “Il mandato dell’Olaf – il direttore generale Ville Itälä – comprende infatti indagini amministrative su gravi comportamenti scorretti, compresa la corruzione, da parte di funzionari o membri delle istituzioni e degli organi dell’Ue, che possono danneggiare gli interessi finanziari e la reputazione dell’Unione. Siamo in contatto con le autorità belghe sulla questione”.
I fari accesi sulla presunta corruzione scoperchiata dall’indagine di Michel Claisi diventano quindi sempre di più. La procura federale belga ha usato parole durissime nei riguardi di Antonio Panzeri, tuttora in carcere a Bruxelles, che per l’accusa “sembra aver sviluppato e animato” una “vasta organizzazione fraudolenta” i cui “atti criminali” avrebbero avuto una “natura complessa, organizzata e ripetitiva”. Parole utilizzate nel mandato d’arresto europeo notificato a sua moglie Maria Colleoni e sua figlia Silvia. Entrambe sono agli arresti domiciliari, nei loro appartamenti tra Bergamo e Milano, con l’accusa di concorso in associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio. In attesa di un mandato di estradizione che la Procura di Brescia ha già annunciato di poter eseguire.