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 2022  dicembre 17 Sabato calendario

Mattarella condanna l’Iran:  «Stato che uccide i suoi figli»


ROMA Auguri natalizi. Quelli del presidente Mattarella al Corpo diplomatico. Non un discorso formale rivolge il Capo dello Stato. Ma parole pesanti. Non cita direttamente l’Iran ma dell’Iran sta parlando quando dice: «Purtroppo in questi giorni si assiste a ripetuti, brutali, tentativi di soffocare le voci dei giovani che manifestano pacificamente per chiedere libertà e maggiori spazi di partecipazione. Questi comportamenti vanno fermamente condannati. Si condanna da sé stesso uno Stato che respinge e uccide i propri figli». Una presa di posizione esplicita, netta, contro la repressione scatenata dal regime iraniano. Ma c’è anche nel discorso matterelliano un indiretto – molto indiretto ma il sottotesto è chiaro – riferimento ai travagli dell’Europa di questi giorni alle prese con lo scandalo Qatar e al bisogno di preservare un’autorità così importante per la vita dei cittadini continentali qual è il Parlamento brussellese. Quando dice che tra le istituzioni multilaterali da difendere c’è l’Onu, fa una difesa generale dei luoghi che hanno garantito la pace dopo gli orrori della prima metà del 900. E l’Europa – ora travagliatissima dallo scandalo – sempre parlando indirettamente non può che rientrare in questo sistema multipolare. E comunque: «Serve una governance globale e un rilancio urgente di un multilateralismo efficace che contribuisca allo sviluppo di un ordine mondiale, imperniato sulle Nazioni Unite e portatore di pace e giustizia, basato su istituzioni rappresentative, democratiche, trasparenti, responsabili ed efficienti». Come appunto dovrebbe essere e non può che essere anche l’Ue che pure sta vivendo giorni tremendi e si sta rivelando purtroppo luogo tutt’altro che trasparente almeno in alcuni suoi rappresentanti. Incalza Mattarella: «Non dobbiamo consentire che l’affanno delle crisi contingenti ci distragga dall’azione di riforma del sistema multilaterale e delle sue istituzioni». E ancora: «Non dobbiamo rinunciare a rafforzare un ordinamento internazionale che sia capace, alla prova dei fatti, di assicurare certezza del diritto, rispetto dei diritti umani, soluzione pacifica delle controversie. Dobbiamo avere la visione e la determinazione per modellare strumenti in cui tutti gli Stati possano rispecchiarsi e riporre fiducia».
L’Europa nell’ottica mattarelliana è anche il luogo dell’etica oltre che quello della democrazia e non possono che essere intrecciati, e da tutelare entrambi, i due temi. Un’Europa che deve difendere la propria «prosperità, stabilità e sicurezza» non solo come valori, ma anche come «interessi strategici». Parole così, in un saluto ai diplomatici che lo stesso Mattarella ha definito «inusuale». È ancora affetto dal Covid il presidente e ha usato lo streaming per il suo discorso. Ha parlato dal suo appartamento al Quirinale agli ambasciatori riuniti nel Salone dei Corazzieri, che hanno potuto seguire il suo intervento attraverso un maxi schermo.
LA PIANTA
Mattarella cita Shirin Ebadi, la prima donna musulmana ad aver vinto il premio Nobel per la pace. Lei paragona la democrazia ad una pianta della quale ci si deve prendere cura ogni giorno se la si vuol veder crescere. Se invece «ci si versa sopra una grande quantità d’acqua e poi la si ignora», questa muore. Mattarella insomma si appella alla «comunità internazionale» affinché ci si prenda cura delle democrazie difendendone «quei valori e ideali che sono la condizione indispensabile perché tutti possano godere dei diritti umani fondamentali». E questo può avvenire, puntualizza il Presidente, riponendo fiducia in organizzazioni come le Nazioni Unite «che nacquero proprio per rispondere all’esigenza di tutelare pace e democrazia». Altri passaggi del discorso di ieri. Sull’Ucraina e contro la guerra putiniana (lui la chiama «l’aggressione scatenata dalla Russia contro l’Ucraina»): «È crudele privare la popolazione di luce e acqua». E quando parla dei migranti il messaggio è forte e cade nel pieno della discussione tra l’Italia e l’Europa: «Il primo irrinunciabile obiettivo della comunità internazionale dev’essere quello della tutela dei diritti dei migranti» e «per l’Italia tutte queste sfide vanno affrontate innanzitutto con i nostri partner transatlantici ed in seno alla Unione Europea».