Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  dicembre 17 Sabato calendario

Ritratto di Benedetto Croce

Ci sono libri da festeggiare. Da accogliere gaudenti perché sono una promessa di felicità. Certo, richiedono impegno – ma la fatica sarà premiata. È il caso di Benedetto Croce. Una vita per la nuova Italia di Emanuele Cutinelli-Rendina, in libreria per l’editore Aragno. Arduo se non impossibile imbrigliarlo in un aggettivo; ma se torto si dovrà fare all’autore e alla sua opera, allora l’unico termine possibile è: prodigioso.
Già, perché prodigioso è il lavoro svolto dall’autore, tanto nelle premesse quanto nel risultato; prodigiosa è la mole di documenti, corrispondenze, fonti archivistiche – e non solo – usate con la perizia d’un arguto cesellatore; prodigioso infine è il modo con il quale Cutinelli-Rendina costruisce le fondamenta sulle quali dovrebbe ergersi qualsiasi biografia intellettuale da qui a venire – la prefazione del libro è un trattato a parte sul genere biografico, e andrebbe letta da tutti coloro che pensano di saperla lunga sull’antica diatriba se la vita di un autore conti o meno per la sua opera, e viceversa. Cutinelli-Rendina non sbaglia nulla, e offre uno studio che era necessario (non esisteva biografia intellettuale di Croce se non quella di Nicolini del 1962, che naturalmente non teneva conto dell’imponente lavoro storico e critico che è seguito, nonché dall’apertura dell’archivio crociano – il quale aveva un vincolo ventennale per la consultazione pubblica). Necessario al punto che queste 745 pagine sono soltanto la prima parte della biografia definitiva di Croce: come svela il sottotitolo, «Genesi di una vocazione civile (1866-1918)», si tratta della ricostruzione della prima parte della biografia crociana che termina con la fine della Prima guerra mondiale – ma il secondo volume è annunciato dall’autore, e ovviamente anche noi lettori lo attendiamo (va da sé dopo questo primo: con grandi aspettative!).
Insomma, un libro che fa parte di quella tradizione, e non solo di pensiero, della quale noi italiani dovremmo andar fieri. Una tradizione per la quale le parole, i concetti e la realtà espressi da termini come «storia» e «politica», «comunità» e «vita morale» hanno un significato e rappresentano, per la stragrande maggioranza degli uomini e non soltanto per le parrocchie di intellettuali, qualcosa di tanto ovvio e nello stesso tempo di tanto importante. Oggi, ahinoi, compressi e sempre più inebetiti dalla pochezza del quotidiano – e soprattutto dal suo petulante bla bla bla – assistiamo inermi alla lenta dissoluzione di quella tradizione. Il dibattito, culturale e politico, sembra averne perso le tracce. Fortunatamente l’epidemia pestilenziale che ha attaccato il nostro mondo e che già scuoteva i sonni di Italo Calvino alla vigilia delle sue Lezioni americane, non ha raggiunto proprio tutti. E Cutinelli-Rendina di quella tradizione che si accennava, non solo si ricorda, ma lavora e si adopera nel farla rivivere. Impegno, pratica, politica, etica, società civile. Trasposte nel secolo scorso, si traducono in un nome: Benedetto Croce. Poche vicende storiche come la sua – personale, ma anche intrecciata agli eventi di persone e fatti nei quali fu coinvolto – sono altrettanto evocative e importanti del nostro presente. Nonché istruttive sul nostro passato. Disceso dall’alta valle del Sangro, dov’era nato (Pescasseroli), raggiunse una Napoli vivida e culturalmente ferace, e qui respirò insieme cultura e benessere in una famiglia agiata – che gli permise di evitare inutili studi regolari e i fastidi di una professione. Divenne presto noto per dottrina filosofica e storica erudizione. Un signore napoletano di fama europea: don Benedetto – come impropriamente gli si rivolgevano (e lui così chiosava, come riporta sempre accuratamente Cutinelli-Rendina: «Segno letterario di queste “cerimonie” fu l’adozione in Italia di nuovi titoli e forme di cortesia. Non parliamo di quel “Don sì grato allo spagnuol ventoso”, che in Italia non ebbe mai grande uso, e a Napoli stessa, forse per lo spirito canzonatore di questo popolo, scese di grado e diventò modo di allocuzione bonaria e si dette e si dà ancora a persone di età matura della classe media e del popolo»).
Cutinelli-Rendina ci offre uno strumento indispensabile per qualsiasi futuro lavoro crociano, e sia; ma non solo questo: regala la testimonianza di quella filosofia civile che fu di Croce e che oggi ci spinge a riflettere e ripensare alcune categorie della nostra quotidiana esperienza. Riesce cioè a far rivivere le dimensioni del filosofare crociano con gli stimoli del presente, affrontando l’idea di vita, l’interesse per la biografia e l’autobiografia (e qui gli suggeriamo un’espressione di Eric Weil che tanto piaceva al nostro Arnaldo Momigliano: «storia come autobiografia del genere umano»); e anche il ripensamento della storiografia etico-politica con al centro l’idea di Europa, o la stessa filosofia politica del liberismo. Insomma, un libro esaustivo e completo, che tocca questioni fondamentali che qui non si può far altro che accennare. Con un metodo che è anche il risultato più pregevole e migliore che può toccare la riflessione: portare l’interrogazione filosofica sulle questioni reali e fondamentali, portarla sulla vita e il suo significato. In altri termini: la responsabilità del pensare e dell’agire. Una lezione da non dimenticare. —