Tuttolibri, 17 dicembre 2022
Ritratto di Benedetto Croce
Ci sono libri da festeggiare. Da accogliere gaudenti perché sono una promessa di felicità. Certo, richiedono impegno – ma la fatica sarà premiata. È il caso di Benedetto Croce. Una vita per la nuova Italia di Emanuele Cutinelli-Rendina, in libreria per l’editore Aragno. Arduo se non impossibile imbrigliarlo in un aggettivo; ma se torto si dovrà fare all’autore e alla sua opera, allora l’unico termine possibile è: prodigioso.
Già, perché prodigioso è il lavoro svolto dall’autore, tanto nelle premesse quanto nel risultato; prodigiosa è la mole di documenti, corrispondenze, fonti archivistiche – e non solo – usate con la perizia d’un arguto cesellatore; prodigioso infine è il modo con il quale Cutinelli-Rendina costruisce le fondamenta sulle quali dovrebbe ergersi qualsiasi biografia intellettuale da qui a venire – la prefazione del libro è un trattato a parte sul genere biografico, e andrebbe letta da tutti coloro che pensano di saperla lunga sull’antica diatriba se la vita di un autore conti o meno per la sua opera, e viceversa. Cutinelli-Rendina non sbaglia nulla, e offre uno studio che era necessario (non esisteva biografia intellettuale di Croce se non quella di Nicolini del 1962, che naturalmente non teneva conto dell’imponente lavoro storico e critico che è seguito, nonché dall’apertura dell’archivio crociano – il quale aveva un vincolo ventennale per la consultazione pubblica). Necessario al punto che queste 745 pagine sono soltanto la prima parte della biografia definitiva di Croce: come svela il sottotitolo, «Genesi di una vocazione civile (1866-1918)», si tratta della ricostruzione della prima parte della biografia crociana che termina con la fine della Prima guerra mondiale – ma il secondo volume è annunciato dall’autore, e ovviamente anche noi lettori lo attendiamo (va da sé dopo questo primo: con grandi aspettative!).
Insomma, un libro che fa parte di quella tradizione, e non solo di pensiero, della quale noi italiani dovremmo andar fieri. Una tradizione per la quale le parole, i concetti e la realtà espressi da termini come «storia» e «politica», «comunità» e «vita morale» hanno un significato e rappresentano, per la stragrande maggioranza degli uomini e non soltanto per le parrocchie di intellettuali, qualcosa di tanto ovvio e nello stesso tempo di tanto importante. Oggi, ahinoi, compressi e sempre più inebetiti dalla pochezza del quotidiano – e soprattutto dal suo petulante bla bla bla – assistiamo inermi alla lenta dissoluzione di quella tradizione. Il dibattito, culturale e politico, sembra averne perso le tracce. Fortunatamente l’epidemia pestilenziale che ha attaccato il nostro mondo e che già scuoteva i sonni di Italo Calvino alla vigilia delle sue Lezioni americane, non ha raggiunto proprio tutti. E Cutinelli-Rendina di quella tradizione che si accennava, non solo si ricorda, ma lavora e si adopera nel farla rivivere. Impegno, pratica, politica, etica, società civile. Trasposte nel secolo scorso, si traducono in un nome: Benedetto Croce. Poche vicende storiche come la sua – personale, ma anche intrecciata agli eventi di persone e fatti nei quali fu coinvolto – sono altrettanto evocative e importanti del nostro presente. Nonché istruttive sul nostro passato. Disceso dall’alta valle del Sangro, dov’era nato (Pescasseroli), raggiunse una Napoli vivida e culturalmente ferace, e qui respirò insieme cultura e benessere in una famiglia agiata – che gli permise di evitare inutili studi regolari e i fastidi di una professione. Divenne presto noto per dottrina filosofica e storica erudizione. Un signore napoletano di fama europea: don Benedetto – come impropriamente gli si rivolgevano (e lui così chiosava, come riporta sempre accuratamente Cutinelli-Rendina: «Segno letterario di queste “cerimonie” fu l’adozione in Italia di nuovi titoli e forme di cortesia. Non parliamo di quel “Don sì grato allo spagnuol ventoso”, che in Italia non ebbe mai grande uso, e a Napoli stessa, forse per lo spirito canzonatore di questo popolo, scese di grado e diventò modo di allocuzione bonaria e si dette e si dà ancora a persone di età matura della classe media e del popolo»).
Cutinelli-Rendina ci offre uno strumento indispensabile per qualsiasi futuro lavoro crociano, e sia; ma non solo questo: regala la testimonianza di quella filosofia civile che fu di Croce e che oggi ci spinge a riflettere e ripensare alcune categorie della nostra quotidiana esperienza. Riesce cioè a far rivivere le dimensioni del filosofare crociano con gli stimoli del presente, affrontando l’idea di vita, l’interesse per la biografia e l’autobiografia (e qui gli suggeriamo un’espressione di Eric Weil che tanto piaceva al nostro Arnaldo Momigliano: «storia come autobiografia del genere umano»); e anche il ripensamento della storiografia etico-politica con al centro l’idea di Europa, o la stessa filosofia politica del liberismo. Insomma, un libro esaustivo e completo, che tocca questioni fondamentali che qui non si può far altro che accennare. Con un metodo che è anche il risultato più pregevole e migliore che può toccare la riflessione: portare l’interrogazione filosofica sulle questioni reali e fondamentali, portarla sulla vita e il suo significato. In altri termini: la responsabilità del pensare e dell’agire. Una lezione da non dimenticare. —