La Stampa, 17 dicembre 2022
Due delitti
Riccardo Arena per La Stampa
Era un operatore sociosanitario, lavorava all’ospedale di Partinico e procurarsi il bisturi con cui ha ucciso la compagna per lui non è stato un problema: Salvatore Patinella ha anche annunciato il proprio gesto su Facebook, un amico ed ex compagno di studi, Maurizio Licata, ha letto il post delirante, pubblicato nella serata di giovedì, ha dato l’allarme ma non è riuscito a salvare la vita di Giovanna Bonsignore, 44 anni, operatrice del volontariato, né quella dello stesso Patinella, 41 anni, che si è suicidato dopo avere ucciso la donna, dalla quale si stava separando. Lei voleva lasciarlo e lui non lo accettava.Villabate è un paesone di 20 mila abitanti, proprio alle porte di Palermo: è una propaggine della città, nel passato ha vissuto terribili delitti e guerre di mafia, sparatorie in strada e lupare bianche, ma l’omicidio-suicidio dell’altra notte ha sconvolto tutti, gli amici e i parenti di lui e di lei, le famiglie di origine di entrambi, il popolo social che ha riempito la pagina di «Salvo Patìn» di insulti e improperi di ogni genere. La figlia quindicenne di Giovanna, che era tra i destinatari del post delle otto di sera dell’altro ieri, in cui Patinella chiedeva «umilmente scusa in ginocchio» (a lei e a Dio) «per il gesto che sto per compiere», nel tornare a casa verso mezzanotte, accompagnata dal papà, Marco, ha trovato la palazzina a due piani di via Giovanna D’Arco illuminata dai lampeggianti blu di carabinieri, vigili del fuoco e ambulanze.
I militari erano arrivati tardi: nell’appartamento dal quale il parasanitario sarebbe dovuto andare via a giorni, per effetto della separazione dalla compagna, hanno trovato sangue ovunque. Un film horror. Un vicino ha sentito un rumore, intorno alle 21,30, c’era pure il cane di casa, Max, un Jack Russell, che abbaiava furiosamente e la tv accesa che copriva i rumori. Dopo avere provato senza successo a prendere contatti con lui e con lei, i carabinieri e i vigili del fuoco avevano sfondato la porta.
Sotto choc il fratello della vittima, Francesco Bonsignore: «Nessun campanello d’allarme, nessun segnale che potesse farci capire che Salvo aveva deciso di uccidere mia sorella – dice – e questo anche se da qualche tempo aveva la brutta abitudine di bere un po’ troppo. Non aveva mai fatto del male a nessuno. Da un po’ le cose tra lui e Giovanna erano cambiate». I due stavano insieme da 8 anni, la ragazzina figlia di lei era considerata una figlia pure da Patinella, come scrive nel post che ha preceduto il delitto: parlava pure di dolore immenso per la perdita del «mio tutto», appunto Giovanna. La sera di mercoledì, invece, nella stessa pagina Facebook l’assassino aveva pubblicato la sua traduzione di una canzone di Amy Winehouse, Back to black, in cui ricorrono più volte la parola lutto, il tema della disperazione e della mancanza di vie d’uscita.
Giovanna era animatrice di un’associazione di volontariato di Villabate, non aveva mai denunciato violenze da parte del compagno, che la accusava di averlo «tradito alle spalle». Si erano conosciuti grazie ai social ma qualche mese fa lei gli aveva detto di non volerlo più con sé. «Pochi giorni fa – dice la cognata, Isabella Cottone – Giovanna aveva saputo che il mese prossimo sarebbe diventata disoccupata. Non si era persa d’animo. Aveva già sostenuto due colloqui di lavoro, riusciva a guardare con ottimismo al futuro». —
Valeria D’Autilia per La Stampa
Uccisa a colpi di pistola, mentre una delle loro figlie era in casa e ha provato a chiedere aiuto. Giovanna Frino aveva 44 anni. Probabilmente al culmine di una lite tra le mura domestiche, ad Apricena, in provincia di Foggia dove la coppia viveva. Prima l’accesa discussione, poi il marito – un’ex guardia giurata – ha premuto il grilletto. Il corpo della donna è stato trovato riverso in cucina. A lanciare l’allarme sono stati alcuni vicini, spaventati da urla e spari. E anche la figlia, uscita in strada a chiedere aiuto.«Era molto geloso» trapela in paese. Qualcuno racconta che lei volesse mettere fine alla relazione. All’arrivo dei carabinieri, l’uomo era barricato in casa. Dopo una breve mediazione, ha aperto la porta e si è consegnato alle forze dell’ordine. E ora il 56enne Angelo Di Lella deve rispondere di omicidio volontario.
Stando ai primi rilievi, la donna sarebbe stata raggiunta da tre proiettili al torace. Non le hanno lasciato scampo. All’arrivo del 118, per lei non c’è stato nulla da fare. La calibro 9 – pare detenuta legalmente – era ancora lì. La coppia era sposata da anni e aveva tre figlie. La più piccola di 3 anni. In casa in quel momento c’era soltanto la ragazza 17enne. Si trovava in un’altra stanza e poi, al rumore dei colpi, è corsa fuori. Ieri non era a scuola perché influenzata. L’altra, ventenne, studia all’Università.
Tutto è accaduto intorno alle 12 nell’appartamento di via Saragat. Nessun segno di colluttazione, forse Giovanna non ha avuto neanche il tempo di capire quello che stava succedendo. Né di difendersi. Ammazzata a sangue freddo. Alcuni testimoni hanno riferito di aver sentito i coniugi litigare. Giovanna era nel cuore di tutti. «Una bella persona, solare nonostante i problemi, sempre pronta a darsi da fare per le figlie», dice una concittadina. Moglie, mamma e lavoratrice. «Una ragazza speciale, sempre con il sorriso», è il ricordo di molti. «Madre, padre e capofamiglia», la descrive un’amica. La notizia dell’ennesimo femminicidio ha scosso la comunità: «Non ci sono parole, solo profonda amarezza».
Anche il sindaco, Antonio Potenza, non è rimasto in silenzio. «Addolorato per questa vita incomprensibilmente spezzata e vicino alle famiglie distrutte dal dolore per questa immane tragedia». Questo il messaggio affidato alla sua pagina social. In segno di cordoglio, sospese tutte le iniziative natalizie programmate per ieri. Alcuni suoi collaboratori gli hanno raccontato che, la sera precedente, Di Lella era passato a prendere il pacco natalizio al centro anziani. Sembrava sereno. «Per quello che mi risulta – fa sapere il primo cittadino – la coppia non aveva mai fatto trapelare nulla, nessun problema né con noi come Comune, né con le forze dell’ordine. Non ci sono state denunce». Ma in casa sembra ci fossero problemi e che lei volesse lasciarlo. Anche in passato c’erano stati litigi. Fondamentali, nelle indagini, saranno le dichiarazioni di parenti e amici, oltre ai rilievi della Scientifica. Non si escludono né il movente passionale né quello economico. O forse entrambi.
L’uomo aveva perso l’impiego da guardia giurata e, da qualche tempo, lavorava in modo saltuario. L’assenza di un’occupazione stabile era per lui motivo di sofferenza. Anche Giovanna si era sempre adoperata per la famiglia e, nell’ultimo periodo, lavorava in un bar. «Le sue figlie erano la sua vita».