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 2022  dicembre 17 Sabato calendario

Intervista a Vittorio Sgarbi

MILANO – La demolizione dello stadio di San Siro è «insensata». Il nuovo allestimento della Pietà Rondanini di Michelangelo al Castello Sforzesco «una volgare mancanza di rispetto di un capolavoro». Il ponte di cristallo previsto per collegare il Museo del Novecento di piazza Duomo con il suo futuro raddoppio «un atto di violenza ingiustificato». A neanche due mesi dalla nomina a sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi parte all’attacco della giunta guidata da Beppe Sala.
Cominciamo dallo stadio: davvero fermerà l’abbattimento?
«Stiamo preparando un vincolo per tutelare il monumento. L’iter è già partito, a breve lo firmerà il direttore generale del ministero. Da Berlusconi a Salvini, fino a Milly Moratti, a Milano non c’è nessuno che abbia detto di volerlo buttare giù e spendere 50 milioni per abbatterlo è davvero assurdo».
La sovrintendenza aveva già valutato la possibilità di mettere un vincolo storico, vista l’età dell’impianto, ma alla fine il responso fu negativo perché del progetto originale del 1926 è rimasto ben poco. Quale vincolo pensate di usare?
«Sarà un vincolo di tutela storico relazionale, articolo 10 del Codice dei beni culturali, che non riguarda l’età del monumento ma il suo valore simbolico, la sua importanza in quanto memoria storica per i tifosi, per Inter e Milan e per Milano. Le faccio un esempio: se viene realizzato un brutto monumento dedicato a Falcone e Borsellino nessuno può buttarlo giù neanche dopo dieci anni. La sua forza è la memoria, quello che quel monumento significa per la collettività, un valore immateriale che va rispettato e tutelato a prescindere dalla bellezza dell’opera. Lo stesso vale per il Meazza, che è lo stadio dei milanesi. E non mi si dica che è una posizione di Vittorio Sgarbi contro il sindaco Sala».
E di chi è, allora?
«Non è un mio capriccio personale.
Ho semplicemente interpretato una istanza molto ampia, appoggiata sia da destra che da sinistra. C’è un documento dell’Associazione gruppo verde San Siro che spiega tutto chiaramente; solo che ai tempi la sovrintendente non seguì le indicazioni per mancanza di rigore. Milly Moratti, che non è certo una persona di centrodestra, mi ha contattato più volte per chiedermi di intervenire.
L’ho fatto avendone l’autorità. Il tema delle deleghe a cui si appella Sala è una fesseria: come sottosegretario posso dare un’indicazione politica che legittima l’azione di una sovrintendenza».
Secondo il Comune di Milano, mantenere uno stadio senza le squadre sarebbe una spesa insostenibile.
«Milano è la città più ricca d’Italia, non avrà problemi a farlo».
A proposito di sovrintendenza, quando sarà nominato a Milano il successore di Antonella Ranaldi, già partita per Firenze?
«Abbiamo già deciso, occorre solo formalizzare la nomina e sarà fatto a breve. Non posso ancora dire il nome, ma garantisco che è una persona rigorosa, dalla severità rinomata. Austroungarica».
Fra i progetti che ha messo nel mirino a Milano c’è quello della passerella di collegamento fra idue Arengari in piazza Duomo.
«Dai documenti che ho letto la sovrintendente aveva proposto di realizzare un percorso sotterraneo per unire i due corpi del Museo del Novecento. Mi pare la soluzione più logica, adottata del resto anche in altri musei. Intervenire su un’architettura del ‘900 nella piazza più importante della città è un atto di violenza ingiustificato».
Fermerà ilprogetto?
«Non c’è dubbio.
Ci sono dei principi che vanno rispettati. La conservazione è un valore assoluto e va garantita in ogni modo.
Appena sono stato nominato sottosegretario ho detto che sarebbe stata la mia priorità, citando due progetti di cui mi sarei occupato subito: uno è la loggia di Isozaki per gli Uffizi a Firenze, che ho già provveduto a cancellare; l’altro è il nuovo allestimento della Pietà Rondanini al Castello Sforzesco di Milano, dove l’errore ormai èstato compiuto e non so se è riparabile. Ma l’indicazione di metodo resta: gli allestimenti storici non si smontano, si rispettano».
Ma la nuova collocazione della Pietà di Michelangelo nell’ex ospedale spagnolo ha dato grande visibilità alla scultura, aumentando molto i visitatori al Castello Sforzesco. Qual è per lei l’errore?
«Aver smantellato il meraviglioso allestimento firmato dallo studio BBPR, lo stesso che ha progettato la Torre Velasca, che era il simbolo di una modernità architettonica che in Italia è testimoniata solo a Milano. Chiunque abbia un minimo di sensibilità, mettendo a confronto i due allestimenti capisce l’errore: la scultura è messa di spalle, su un basamento che sembra di pongo, in una sala anonima, illuminata da tremendi faretti. Sembra uno scherzo ai BBPR e non rispetta né la sacralità dell’opera di Michelangelo né la storia dell’architettura del Novecento».
La riporterà nella Sala degli Scarlioni dove è stata fino al 2015?
«Se il prossimo sindaco di Milano, che sarà di centrodestra, me lo chiederà la sposteremo. Valutare un allestimento dal numero di visitatori che ci vanno non ha senso».
Cosa pensa della candidatura di Letizia Moratti a presidente della Regione, lei che nella giunta Moratti fu assessore alla Cultura?
«Moratti è un piccolo Calenda di Milano, destinato alla sconfitta come Calenda. Lui ha fatto tutto con il Pd e poi se n’è andato; lei è sempre stata nel centrodestra e ora l’ha lasciato e non capisco secondo quale logica una persona di centrosinistra dovrebbe votarla.
Prenderà consensi solo dal centro di Milano e da quella borghesia che incarna, non certo a Sondrio, Mantova e Como. Con il supporto della lista Calenda può arrivare al massimo al 13%. È la candidatura perfetta per far vincere il centrodestra».