La Lettura, 17 dicembre 2022
Houellebecq a fumetti
Lo scrittore è in piedi, in pantofole, appoggiato alla scrivania. Guarda i suoi appunti presi a mano, e su un posacenere rosso si consuma una sigaretta. Una carta geografica è in bilico sul piano d’appoggio, mentre l’uomo guarda accigliato («come certe immagini etnologiche scattate nel corso di cerimonie vudù») i suoi fogli. È intorno a quest’opera dell’artista Jed Martin, Michel Houellebecq, scrittore, che ruota il romanzo del francese Michel Houellebecq, La carta e il territorio, vincitore nel 2010 del Premio Goncourt. E adesso adattato a graphic novel dal connazionale Louis Paillard, architetto – qui alle prese con il suo primo fumetto – e pubblicata da La nave di Teseo (per inciso: quest’anno lo scrittore è stato due volte protagonista della Classifica di Qualità de «la Lettura»: al secondo posto del podio con Annientare, sempre per La nave di Teseo, e al primo posto della Classifica della Traduzione con la versione in italiano del romanzo, tradotto da Milena Zemira Ciccimarra).
Prendere quella storia affascinante, e inquietante, che è La carta e il territorio e ridarle vita attraverso le immagini, poteva apparire forse un’operazione azzardata, ma Paillard è riuscito a fondersi con l’autore di Sottomissione, creando un fumetto inatteso. L’architetto parigino ha così ripreso la vicenda del pittore eccentrico Jed Martin, della sua vita a cavallo tra isolamento e pazzia, e del suo rapporto con un autore di fama mondiale: lo stesso Houellebecq.
«Come si sono incontrati l’architetto e lo scrittore? Era il giorno di Natale del 2010 – racconta a “la Lettura” Paillard – e avevo appena finito di leggere La carta e il territorio. Impressionato dal viaggio di questo artista, Jed, il cui padre era un architetto, ho avuto il desiderio di condividere il mio entusiasmo con Houellebecq. Mi avevano colpito e turbato l’accuratezza delle descrizioni riguardanti il mondo dell’arte contemporanea e quello dell’architettura. Come architetto, trovo che pochi artisti (e persone in generale) colgano le complessità di quest’arte. Trovando facilmente, all’epoca, la sua mail, gli scrissi per raccontargli, ingenuamente, tutto quello che pensavo della sua opera. Ho ricevuto la sua risposta a Capodanno. Poi è seguito uno scambio di mail durato diversi mesi, fino a quando Houellebecq mi ha scritto che aveva un problema coi “muri”. Da quel momento ci siamo conosciuti, poiché si trattava di trovare e riqualificare un appartamento in una torre del 13° arrondissement di Parigi, nel quartiere cinese».
Jed, introverso, eccentrico, è il figlio di un famoso architetto e di una donna morta suicida. Il suo debutto nel mondo dell’arte come fotografo è, fin da subito, un successo: a ispirarlo le carte stradali della Michelin, che diventeranno il soggetto delle sue opere. Ma sarà il ritorno alla pittura, molti anni più tardi – anni tormentati dalla fine del suo unico amore, dalla solitudine, dallo strano rapporto col padre – a farlo diventare un pittore quotato e celebre. Quando sta per uscire con la sua prima personale, commissiona a uno scrittore la prefazione del suo catalogo. È così che tra Jed e Houellebecq nasce un’amicizia particolare: due anime sole che si trovano in un loro «spazio» surreale (tra l’altro Houellebecq scrisse la prefazione di un catalogo di Jeff Koons, Versailles, nel 2008, e proprio Koons apre L a carta e il territorio, quando Jed è alle prese con la realizzazione dell’opera Damien Hirst e Jeff Koons si spartiscono il mercato dell’arte).
Prosegue a raccontare Paillard: «Un giorno, durante una nostra riunione in cantiere, sudando leggermente, ho mostrato a Houellebecq tre grandi tavole dell’inizio del romanzo: ne è stato subito entusiasta. Con una sola osservazione: Jed non poteva essere quell’ometto paffuto, con gli occhiali e i baffi, che avevo rappresentato. Lui aveva immaginato un giovane alto, elegante, coi capelli neri, magari lunghi, un po’ alla Oscar Wilde. Felice e paralizzato dalla sua risposta positiva, ora dovevo affrontare le oltre 400 pagine del libro. E ho rappresentato Jed più atletico, prendendo a modello Neo, l’eroe di Matrix. Houellebecq era soddisfatto di questa trasposizione contemporanea del suo personaggio. L’avventura è durata circa tre anni».
L’amicizia tra Jed e lo scrittore andrà avanti fino a quando l’artista realizzerà il suo ritratto: un quadro che sarà valutato una fortuna, ma che sarà anche la causa della morte di Houellebecq, che verrà ucciso, insieme al suo cane, da un collezionista d’arte.
Uno degli aspetti cruciali, sia del romanzo sia del fumetto, è la rappresentazione di Houellebecq: comune ai due è l’ironia narrativa dell’autorappresentazione caricaturale, in cui lo stesso autore si descrive come una specie di sociopatico depresso, dipendente dal fumo, dall’alcol e dai salumi. E poi Houellebecq arriva a uccidere sé stesso, a descrivere il suo cadavere fatto a pezzi e a rappresentare il suo necrologio attraverso giornali e tv. Variegati, infine, i registri toccati in questa storia, dove si passa dall’autobiografia al poliziesco, dalle dissertazioni filosofiche a quelle artistiche, in un intreccio di alto e basso. Paillard inserisce anche incursioni nella storia dell’arte, con omaggi ad artisti come Giorgio de Chirico o Jackson Pollock: «Disegno e sono appassionato di fumetti da quando ero ragazzo. Questa è la mia prima esperienza, e ho dovuto trovare il mio metodo perché volevo produrre un lavoro originale e critico», chiosa Paillard.
«L’idea della lettura orizzontale, “a calendario”, nasce da diversi fattori, come, tra gli altri, la facilità di esecuzione del disegno – aggiunge l’illustratore – e quella di una lettura più ampia. Pochi autori di fumetti pensano a questa configurazione, che sconvolge un po’ i parametri di quest’arte, ancora molto ortodossa. E pochi fumettisti si permettono di cambiare stile grafico nella stessa opera. Eppure è quanto abbiamo proposto, guidati dalle variazioni del romanzo, dalle sue atmosfere differenti, dai suoi salti temporali, e poi dal fatto che volevo rendere omaggio agli artisti».
«Il lettering dei testi è stato realizzato a mano, con pennello e penna, e Houellebecq è stato molto attento all’ortografia. Abbiamo scelto parti del testo originale, a volte abbiamo creato dialoghi per rendere la storia più fluida o cambiato alcune situazioni. Ma nel complesso il testo è conforme al romanzo. È una graphic novel in cui il testo è molto presente in modo che il lettore possa trovare la prosa ricca e dettagliata dell’autore. Infine, il dorso in tela rossa e le carte di guardia blu sono un omaggio al fumettista Hergé e al suo piccolo eroe Tin Tin, pubblicati da Casterman negli anni Cinquanta».
«Annientare era appena uscito quando siamo arrivati alla fine del nostro percorso – conclude Paillard —. Ero sia sollevato che triste, e ho inviato l’ultima tavola a Houellebecq chiedendogli cosa ne pensasse di tutto il lavoro. Ha risposto: “Caro Louis, quello che posso dirti è che non assomiglia a niente di conosciuto”».