La Lettura, 17 dicembre 2022
Anna Folli racconta la storia d’amore di Romain Gary e Jean Seberg
Uno scrittore che vinse due volte il Goncourt e un’attrice che fu l’icona della Nouvelle Vague. È la qualità della scrittura delle 391 pagine di Ardore. Romain Gary e Jean Seberg, una storia d’amore a tenere il libro di Anna Folli in equilibrio tra romanzo e narrativa d’inchiesta da un lato e tra singole biografie e storia d’amore atipica dall’altro. La forza non sta nel bilancio – sembra suggerire Folli, già autrice di MoranteMoravia. Una storia d’amore (Neri Pozza) – ma nei singoli passaggi delle vite stesse, che s’incrociano e s’intersecano, vanno alla deriva e poi si salvano.
Si viene catapultati nella Seconda guerra mondiale, nella Russia comunista che perseguita gli ebrei, nella Francia coloniale e in quella dei caffè parigini, nel cinema di Hollywood e in quello autoriale della Nouvelle Vague, negli intrighi della politica, tra i rapporti dell’Fbi. Due vite che attraversano il Novecento e le contraddizioni di un secolo che li rispecchia. Nel dettagliare tutto questo, la regia di Anna Folli. Che fa partire il libro non in ordine cronologico. L’autrice rievoca il primo incontro tra lo scrittore e l’attrice, il colpo di fulmine; poi a ritroso li insegue prima che i protagonisti si conoscessero; a quel punto riporta la narrazione alla pura cronaca.
Il meccanismo per cui un attore diventa un personaggio è la spinta che porta lo scrittore a essere il protagonista di sé stesso. Romain Gary (1914-1980), ad esempio, non si chiama così: «Di volta in volta sarà Roman Kacev, Shatan Bogat, Fosco Sinibaldi, Émile Ajar», scrive Folli. Ma quei nomi li conquista col tempo, quasi indossandoli, dopo essere passato dalla povertà e dalla guerra. «È difficile immaginare che un ragazzino ebreo cresciuto in Lituania, senza un padre e senza denaro, si possa trasformare in un eroe della Resistenza francese. Ancora più difficile prevedere che diventi un diplomatico e un grande scrittore».
Jean Seberg (1938-1979) viene dall’Iowa, la periferia più periferia dell’America. Genitori protestanti e un sogno: recitare. Otto Preminger la sceglie dopo una serie di provini alla quale lei si presenta perché «William Fisher, un milionario un po’ bizzarro di Marshalltown, (…) l’ha notata al saggio di fine anno e pensa che, se sarà scelta, tutta la città diventerà famosa»: è ciò che accade. L’incontro tra l’uomo dalle identità narrative e la ragazza dalle identità cinematografiche avviene nel momento più favorevole per Gary, che ha appena vinto il Goncourt con Le radici del cielo. Lui ha 45 anni ed è un uomo affascinante e ricco, lei ne ha 21 ed è di una bellezza che lascia stupefatti, complicata e animalesca. Gary lascia Lesley Blanch, che ha 10 anni più di lui, inglese di buona famiglia, donna di classe che sa scrivere molto bene e l’ha praticamente sgrezzato, facendogli capire quanto, ad esempio, sia importante lavorare in un consolato francese che si trova a Hollywood.
Nel mezzo ci sono i giornali che raccontano prima la storia d’amore tra Gary e Seberg, poi la fine. «Un amore come il nostro non può spezzarsi semplicemente con un divorzio», dice lo scrittore francese. Seberg è inquieta: vuole la fama che la fa soffrire. Si batte per i diritti dei più deboli. Ha una smania enorme di piacere a tutti. «C’è qualcosa in Jean che ancora fa impazzire gli uomini e che la spinge a sedurli. In lei c’è il bisogno di specchiarsi negli occhi di chi la guarda e, se smettessero di ammirarla, anche Jean si spegnerebbe. Le è necessaria quell’ammirazione per combattere le sue insicurezze», scrive Folli. Ed ecco che la vita di questa donna, che a un certo punto fa l’esperienza dell’alcol e dei ricoveri, si mischia tra gli altri con quella di Clint Eastwood o di Hakim Abdullah Jamal, non molto degno erede di Malcolm X.
Romain, Jean. Anna Folli ricostruisce tutto attraverso la loro storia ma anche attraverso il concetto stesso di storia: un lavoro enorme e riuscito. Per Gary l’autrice intervalla la sua biografia con le parole dei suoi oltre trenta romanzi, scovando «tutto ciò che non è vero e tutto ciò che non è falso»; per Seberg si serve dei film, della corrispondenza privata e di una serie di biografie. Due vite che diventano un romanzo.