1. MES: CROSETTO, SONO UNICO CHE SI RIFIUTÒ DI VOTARLO, 16 dicembre 2022
SUL MES MELONI E COMPAGNIA SCHERZANO CON IL FUOCO – I TENTENNAMENTI DEL GOVERNO SULLA RATIFICA DEL FONDO SALVA STATI È UN GUAIO: L’ITALIA È RIMASTA L’UNICA A NON AVER ADERITO ALLA RIFORMA, E TUTTO QUESTO NON AIUTA AD AMMORBIDIRE I TONI CON L’UE. ANZI, RENDE IL DIALOGO PRATICAMENTE IMPOSSIBILE: NON A CASO IERI È ARRIVATO IL “PIZZINO” DELLA LAGARDE, A CUI GLI ESPONENTI DEL GOVERNO HANNO RISPOSTO ALZANDO IL TIRO – IL MINISTRO DELLA DIFESA, CROSETTO: “SONO L’UNICO CHE NON VOTÒ IL MES QUANDO LO VOTÒ TUTTO IL PARLAMENTO, MI RIFIUTO DI RISPONDERE SUL TEMA…” -
(ANSA) – "Fra tutti quelli a cui poteva fare la domanda sul Mes, l'ha fatta a quello sbagliato, sono l'unico che non lo votò quando lo votò tutto il Parlamento, mi rifiuto di rispondere sul tema". Lo ha detto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, al decennale di FdI, in corso a Roma. Il ministro Crosetto ha poi chiarito e aggiunto: "Quando non ho votato il Mes mi incuriosiva che il Mes non fosse sottoposto ad alcun giudizio politico e che nessuna persona del Mes può essere sottoposta a controllo.
Cioè nessuna autorità giuridica può intervenire sul personale, come se fosse fuori dal mondo e il Meccanismo può operare indipendentemente da tutto. Almeno queste regole basilari a un'organizzazione a cui affidiamo la gestione dei debiti sovrani quando gli Stai membri vanno in crisi, dovremmo averle".
2. MES: TAJANI, FAVOREVOLE A USO MA PERPLESSO SU REGOLAMENTO (ANSA) - "Non posso cambiare la mia posizione, sull'uso del Mes sono sempre stato favorevole, ho perplessità sul regolamento del Mes, un regolamento che rende la struttura completamente libera da qualsiasi controllo democratico".
Lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al decennale di FdI, in corso a Roma. "La signora Lagarde è costretta ad andare in Parlamento a raccontare le scelte della Bce, il direttore del Mes non deve rendere conto a nessuno.
Io ritengo che questo regolamento non sia sufficientemente europeista, non c'è un controllo parlamentare, questa è la mia riserva, pur essendo favorevole all'utilizzo del Mes. Deve essere il Parlamento a prendere una decisione, ci sono tante riserve ma quelle sul regolamento non mettono in discussione il fatto che l'Ue sia la nostra stella polare".
3. LAGARDE CI SUONA LA SVEGLIA SUL MES GIORGETTI FRENA E CHIAMA LE CAMERE Vincenzo R. Spagnolo per “Avvenire”
Suonano più come un ammonimento che come un mero auspicio, le parole della presidente della Bce Christine Lagarde. «Speriamo», incalza la governatrice della banca europea, «che l'Italia ratifichi velocemente la riforma del Meccanismo europeo di stabilità», che è parte integrante del completamento dell'unione bancaria.
Un ammonimento che conferma come, dopo il giudizio positivo dato al Mes da parte della Corte costituzionale, il pressing su Roma da parte delle istituzioni europee stia crescendo d'intensità. L'Italia rischia infatti di restare l'unico Stato, fra i 27, a non aver sottoscritto la riforma.
E la mancata ratifica - avverte Lagarde - potrebbe avere conseguenze non positive, per via della relazione fra il Mes e l'Omt (il programma di acquisto di bond della Bce ideato sotto la presidenza di Mario Draghi, che richiede la sottoscrizione di un protocollo d'intesa con il Mes), perché non consentirebbe di attivare il programma, qualora dovesse essere necessario.
Di fronte al pressing di Bruxelles, tuttavia, il governo guidato da Giorgia Meloni continua a temporeggiare. Il ministro leghista dell'Economia Giancarlo Giorgetti, che già mercoledì aveva rivendicato la necessità di un «ampio e adeguato dibattito» delle Camere, rifacendosi a un atto parlamentare d'indirizzo, ieri ha tenuto il punto: «C'è anche il Parlamento, no? Il Parlamento ha dato un indirizzo, non è che io posso andare contro. Adesso il Parlamento si esprimerà ancora e faremo quello che dobbiamo fare».
A lui, si aggiunge il titolare dei Rapporti col Parlamento Luca Ciriani (Fdi), che bolla il Mes come «uno strumento datato, vecchio», dicendosi «molto scettico sulla ratifica». Il richiamo alla sovranità del Parlamento ricorre pure nelle parole di Tommaso Foti, capogruppo di Fdi alla Camera: «Siamo impegnati su legge di bilancio. Gli auspici sono legittimi. Le scelte, ancora più legittime, saranno del Parlamento italiano».
Insomma, la maggioranza frena, Forza Italia compresa: «La nostra posizione è stata chiarita in una mozione parlamentare contraria ad alcuni aspetti del regolamento del Mes. Come Forza Italia manteniamo la nostra posizione e lavoriamo ad una soluzione», fa sapere il capogruppo azzurro alla Camera, Alessandro Cattaneo.
Un atteggiamento che fa irritare le opposizioni, che lanciano bordate: «Lagarde ha dato la sveglia al governo e al ministro Giorgetti - attacca il responsabile Economia del Pd, Antonio Misiani -. Il tempo della melina è finito. È ora che il governo si assuma le proprie responsabilità, abbandonando le posizioni ideologiche del passato e ratificando un trattato che è interesse nazionale rendere presto operativo».
Gli fanno eco i parlamentari 5s, affermando che, dopo il via libera della Corte costituzionale tedesca, «è venuta meno l'ultima foglia di fico. Il governo non ha più alibi: la smetta di nascondersi e abbia il coraggio di dire qual è il suo orientamento, se ne ha uno». Anche i terzopolisti chiedono alla premier Giorgia Meloni di muoversi: «È da patrioti dire no al Mes e isolare l'Italia dall'Europa? - argomenta la presidente di Azione Mara Carfagna -. Anche la Bce invita il governo a darsi una mossa, perché siamo ormai rimasti soli in questa assurda battaglia, in cui il sovranismo lede l'interesse degli italiani. Non ci sono più scuse».
E il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, twitta: «Dire no al Mes significa andare contro l'interesse degli italiani», scrive, «e chiunque abbia a che vedere con la sanità sa che i soldi del Mes sanitario», circa 37 miliardi di euro, servono come il pane. Sì al Mes, subito».