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 2022  dicembre 16 Venerdì calendario

CAZZULLISMI MONDIALI - MENTRE SALE DA TUTTA ITALIA LA GRANDE GUFATA ALLA FRANCIA, ALDO CAZZULLO SCIORINA SUL “CORRIERE” 11 MOTIVI PER TIFARE I TRANSALPINI – ALLA FINE PERO' PIAZZA IL CONTROPIEDE ALL'ITALIANA: “DETTO TUTTO QUESTO, IL VOSTRO CRONISTA, COME QUASI TUTTI VOI, DOMENICA TIFA ARGENTINA...”   -

Già sale da tutta Italia la grande gufata alla Francia. Sbagliato. Ecco undici buoni motivi, tra storia e sport, per tifare per i cugini.

1 LA FRATELLANZA D'ARMI Se l'Italia è una nazione, lo dobbiamo alla Francia: la battaglia di Magenta, che nella seconda guerra d'indipendenza contro l'Austria aprì la strada per Milano, è una vittoria di Napoleone III, come Solferino (anche se quel 24 giugno 1859 i piemontesi si batterono magnificamente a San Martino). E anche dopo Caporetto le truppe francesi sostennero i nostri nonni sul Piave (anche se la prima resistenza si deve ai ragazzi del '99).

2 L'ORGOGLIO MILANISTA Le vere rivelazioni del Mondiale della Francia sono state Giroud e Hernandez. Olivier, che in Russia era diventato campione del mondo senza aver fatto un solo gol, era destinato a restituire la maglia al Pallone d'oro Benzema; invece è stato decisivo. Theo ha preso dolorosamente il posto del fratello Lucas infortunato, e non l'ha fatto rimpiangere; ha pure segnato al Marocco in acrobazia.

3 LA CUGINANZA Non esistono al mondo due popoli così intrecciati come francesi e italiani. Napoleone da ragazzo parlava in famiglia la nostra lingua, oltre al dialetto corso; e per tutta la vita l'imperatore parlò francese con l'accento italiano. L'Italia ha dato alla Francia scrittori come Émile Zola, statisti come Léon Gambetta, stilisti come Pierre Cardin, attori come Jean-Paul Belmondo, calciatori come Eric Cantona (pronipote di un sardo), cantanti come Yves Montand che si chiamava in realtà Ivo Livi ed era di Monsummano Terme; e l'elenco potrebbe proseguire.

4 L'ORGOGLIO BIANCONERO La Francia è allenata da un pilastro del centrocampo juventino della Champions del 1996, Didier Deschamps, che ha appollaiato sulla spalla come possibile sostituto un altro monumento: Zinedine Zidane. In tribuna non perdono un calcio d'angolo David Trezeguet e Lilian Thuram. E un'altra rivelazione qatarina è Adrien «Giraffone» Rabiot: stava giocando benissimo, e senza di lui - causa bronchite da aria condizionata - il centrocampo dei Bleus si è fatto sovrastare dai podisti marocchini.

5 CHERCHEZ LA FEMME François Mitterrand aveva casa a Venezia e sosteneva che le italiane fossero le donne più affascinanti. Jacques Chirac perse la testa per Claudia Cardinale. Pochi pensavano che il matrimonio tra Nicolas Sarkozy e Carla Bruni avrebbe retto alle disavventure di lui; invece sono ancora insieme e hanno chiamato la figlia Giulia. Vincent Cassel e Monica Bellucci erano la coppia più invidiata di Parigi. Sull'altro fronte, Catherine Deneuve impazzì per Mastroianni, Brigitte Bardot per Gigi Rizzi, e Laetitia Casta per Stefano Accorsi.

6 ARGENTINI, IL FALSO MITO È vero che metà degli argentini ha sangue italiano; ma a tanti - compreso Messi - non importa nulla. I loro nonni sono emigrati prima della nostra unificazione linguistica e culturale (dovuta alla tv); era più facile sentirli parlare dialetto piemontese o veneto. Questo ovviamente non toglie valore e sentimento alle reminiscenze del Paese d'origine; ma per le nuove generazioni l'Italia non significa molto.

7 L'ARBITRA FRANCESE Lo confesso: a vederla in tv, mi pareva che far arbitrare una partita a una donna fosse una forzatura. Come farà, non avendo mai giocato a calcio con gli uomini, a valutare ad esempio l'intensità di un contrasto? Poi, arrivando in Qatar, mi sono reso conto che era giusto. Il Qatar è l'unico Paese al mondo dove sono più lunghe le code ai bagni degli uomini che delle donne; perché la maggioranza degli immigrati sono appunto uomini; ed è maschile l'élite al potere. Mostrare ai qatarini, e al pianeta, che ventidue calciatori possono e debbono obbedire a una donna, è stato giusto. Non importa il genere; importa che sia brava. E Stéphanie Frappart, parigina di periferia, è brava.

8 EMMANUEL MACRON Non è un nostro nemico. Conosce l'Italia e la ama, si è fatto fotografare con Brigitte in riva al lago di Como e sul mare di Taormina. E a ogni vittoria elettorale ha fatto suonare l'inno europeo prima della Marsigliese. Poi certo fa gli interessi del suo Paese, come tutti, e sarà così fino a quando non avremo un presidente europeo eletto dal popolo; che è il suo sogno politico.

9 MARADONA E IL CASO NAPOLI Nessuno nega il legame sentimentale di molte tifoserie italiane con gli argentini: Zanetti è il simbolo dell'Inter, Batistuta è stato prezioso per Fiorentina e Roma, Maradona a Napoli è giustamente un mito. Ma Diego aveva intuito il risentimento della città verso il resto d'Italia, in particolare il Nord. L'ha rinfocolato alla vigilia della storica semifinale di Italia '90. E se ora molti sudisti sono animati da uno spirito anti-settentrionale uguale e contrario a quello che cova nell'animo di molti nordisti, la colpa è anche un po' sua.

10 MICHEL PLATINI Gli spetta il numero con la sua maglia. Perché gli errori compiuti quando era presidente dell'Uefa non possono cancellare il fascino del calciatore più intelligente ed elegante di ogni tempo: Michel Platini da Agrate Conturbia, Novara.

11 LA SQUADRA DEL MONDO La Francia è oggi ciò che sarà l'Italia domani: un Paese multietnico.L'équipe finalista per la seconda volta consecutiva ha radici africane, arabe, berbere, caraibiche, filippine, tedesche, portoghesi, spagnole. Sono tutti francesi. Indossano la stessa maglia, cantano lo stesso inno, parlano la stessa lingua, si riconoscono nella stessa bandiera. Retorica? No, sudore, lacrime e gioia.

Ps: Detto tutto questo, il vostro cronista - come quasi tutti voi - domenica tifa Argentina.