ItaliaOggi, 16 dicembre 2022
Periscopio
La Repubblica islamica d’Iran è stata espulsa ieri dalla commissione dell’Onu che si occupa dei diritti delle donne. È stata approvata la risoluzione proposta dagli Stati Uniti «per rimuovere con effetto immediato» il paese in seguito alla repressione in corso contro i manifestanti. Cinquecento morti, diciottomila arrestati. Il Foglio.
[Putinstan]. Le grandi proteste, quelle di massa, potrebbero cominciare presto, quando Vladimir Putin annuncerà la seconda mobilitazione: credo sarà l’errore che lo seppellirà. Alexander Belik, obiettore russo (Giovanna Branca, il Manifesto).
Vladimir Putin passa in modalità invisibile, e cancella la sua fitta agenda di appuntamenti tradizionali di fine anno. (…) Il motivo più ovvio per cui preferisce sparire è [che] non ha nulla da dire: il paese attendeva soprattutto il discorso al parlamento per avere indicazioni più chiare sulla guerra, la sua durata, i suoi obiettivi e i metodi per raggiungerli. Tutte domande alle quali il Cremlino non ha una risposta, e la politologa Tatyana Stanovaya sostiene che dopo la fuga dell’esercito russo da Kharkiv e da Kherson l’élite russa ha la netta sensazione di «un movimento accelerato verso il caos e il collasso del Paese». Anna Zafesova, La Stampa.
«Le voci circolate sui social media nelle ultime 48 ore secondo cui il capo di stato maggiore russo, il generale Valery Gerasimov, potrebbe essere stato sollevato dall’incarico, non possono essere verificate. Tuttavia è probabile che le tensioni tra le fazioni si estendano ai vertici della gerarchia militare russa». A scriverlo è l’intelligence militare britannica nel suo bollettino quotidiano sulla situazione in Ucraina. Gabriele Carrer, HuffPost.
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Come può il marxismo-leninismo risolvere il paradosso che sta alla sua radice? Se il pensiero non è altro che un riflesso delle leggi economiche, com’è possibile che un manipolo di uomini di lettere siano riusciti a scorgere al di là delle illusioni il vero mistero del processo storico? Rachel Polonsky, La lanterna magica di Molotov.
[Giuseppe Conte] non si è limitato a esprimersi contro l’invio delle armi a Kiev, contraddicendo il voto che per ben cinque volte il movimento aveva dato in Parlamento. Ieri il Conte di lotta e non più di governo, dismessi i panni di chi ha ricoperto il ruolo di premier, ha denunciato la [nostra] «totale acquiescenza alle indicazioni di Washington» reclamando a gran voce la «tutela delle minoranze russofone». È proprio la garanzia di quella «tutela» uno dei maggiori pretesti usati da Vladimir Putin per invadere l’Ucraina. Maria Teresa Meli, Corriere della Sera.
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Qualcuno in Europa, anche tra i partiti italiani, ha preso soldi dal Cremlino. Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente Zelensky.
[Di alcuni si dice «persona non grata»]. D’altri si potrebbe dire: «Persona non gratis». Stanisaw Jerzy Lec, Pensieri spettinati.
E proporre un reddito di cittadinanza ai russi per convincerli a ritirare le truppe? Giorgia Meloni ai 5stelle.
Meloni deride i poveri. [I poveri russi? I poveri italiani?]. Titolo del Fatto Quotidiano.
«Il reddito? Mi ricordo che lui [Giuseppe Conte] non era convinto». Lo sostiene l’ex M5s Vincenzo Spadafora: «Ricordo perfettamente conversazioni nelle quali lui diceva che andava cambiato, modificato, che non bisognava dare semplicemente questo sussidio». Corriere della Sera.
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Centrale il ruolo degli 007 marocchini, che avrebbero puntato su Antonio Panzeri, di Articolo 1, e sull’eurodeputato Pd Andrea Cozzolino per la loro operazione d’influenza nei palazzi di Bruxelles: l’intelligence belga ha ricostruito viaggi, incontri e pagamenti. Altri elementi riguardano mazzette e regali distribuiti dal ministro del Lavoro del Qatar. Nel mirino dell’indagine c’è il «club degli amici» italiani. Negli atti sono citati anche il capogruppo Pd [Brando] Bonifei e la deputata dello stesso partito [Alessandra] Moretti. Buongiorno Rep: di Maurizio Molinari.
Roberto Speranza [segretario di Articolo 1, il partito dalemian-bersaniano di Antonio Panzeri] vuol passare per quello che è stato ferito negli affetti più cari. «Posso dire che sono incazzato nero?» sbuffa. Certo che può dirlo, peccato solo che ci abbia messo cinque giorni [a farlo]. Francesco Borgonovo, La Verità.
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A marzo del 2021, in piena pandemia, D’Alema mette in contatto un’azienda cinese con la Protezione civile italiana. Ex presidente del consiglio, ex ministro degli esteri, D’Alema fa acquistare al governo un centinaio di ventilatori ospedalieri. Ma ecco che ad aprile, secondo La Verità, i ventilatori vengono ritirati dalla Regione Lazio perché (…) non sono a norma, e forse nemmeno funzionano. (…) Poi, esattamente un anno dopo, a marzo del 2022, due pugliesi che si spacciano per «broker» lo contattano per acquistare armamenti e navi da guerra da vendere al governo (d’estrema destra) colombiano. D’Alema (…) li mette subito in contatto con Leonardo, la nostra maggiore industria bellica. (…) L’affare va a monte. Interviene la magistratura. In queste ore, infine, l’infaticabile D’Alema è chiamato da un non meglio precisato soggetto del Qatar che vuole acquistare la raffineria di Priolo, in Sicilia. Irruente come un torrente, aggressivo come la bronchite e precipitoso come una metropolitana, D’Alema ha messo in contatto Italia e Qatar nei giorni in cui il suo ex discepolo di corrente, il dalemiano Antonio Panzeri, è indagato in Belgio e addirittura sospettato di essersi fatto corrompere dal... Qatar. Salvatore Merlo, il Foglio.
Adesso [dovete affrontare] Juventus, Milan eccetera. Se vincete con una di queste grandi squadre vi faccio arrivare nello spogliatoio un pullman di troie. Silvio Berlusconi, ai giocatori del Monza.
È inarrivabile, le dice con una tale naturalezza che tu alzi le mani e dici «Va be’, chapeau!». Giorgio Mulè, berlusconiano devoto.
Da giovane voleva fare il trombettiere. Col tempo è diventato un trombone. Roberto Gervaso.