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 2022  dicembre 16 Venerdì calendario

Bellocchio scrive qualcosa di piccolissimo sul grande libro di Gotor

Ringrazio l’editore per avermi dato la possibilità di scrivere qualcosa di piccolissimo sul grande libro di Miguel Gotor.
La mia amicizia con Miguel si è rafforzata e approfondita nel lavoro comune per Esterno notte.
Chiedemmo (includo gli sceneggiatori Bises, Rampoldi, Serino) a Miguel una partecipazione alla scrittura che seguiva l’eccellente lavoro già fatto con Giovanni Bianconi. Gotor ci fece entrare e appassionare alle lettere, al memoriale, che credo conosca parola per parola.
Sotto la sua guida mi sono orientato nel buio di quei cinquantacinque giorni. Perché la serie richiedeva di non perdere la strada di quella polifonia di personaggi e di voci che andavano contemporaneamente raccontate, ricominciando a ogni episodio il racconto.
La sua partecipazione è stata preziosa perché, pur rispondendo alle nostre richieste (più di drammatizzare e perciò sintetizzare nel senso classico la tragedia, privilegiando ai grandi movimenti storici cinematograficamente irrappresentabili anche dei dettagli minimi) ci disse sempre lealmente qual era il suo pensiero, le tante ipotesi, per esempio, sulla morte di Moro, come avvenne, dove avvenne, chi la eseguì, ci parlò della sofferenza psichica di Cossiga etc., ma ci lasciò liberi di spiccare il nostro piccolo volo con tutti i rischi che comportava.
Voglio aggiungere anche che oggi, mentre scrivo queste note (29 novembre) sento su Esterno notte in Italia, dopo l’entusiasmo iniziale, o più modestamente lo “stupore positivo”, l’ottimo riscontro di pubblico televisivo e un grande interesse in Europa e nel mondo. Sento, ripeto, un’ondata contraria, un piccolo riflusso, nel senso che certi intellettuali, storici e no, quelli che sanno, beati loro, la verità sul caso Moro contesta no la nostra scelta che la storia non era andata così, che Esterno notte è tutto falso, riconoscendo solo l’onore delle armi agli interpreti e anche alla regia intesa come stile, come messinscena… Qualcuno ha persino scritto che le parole di ringraziamento di Moro alle Brigate Rosse erano assurde per come descritte nel film, come se, dice lui, Primo Levi, dopo la sua liberazione da Auschwitz, ringraziasse Hitler e i kapò del campo per averlo liberato. Parole che non hanno bisogno di commenti…
E sempre Gotor, nella recente risposta a Maria Fida Moro, ha ribadito la necessità dell’artista a non rinunciare alla sua fantasia proprio perché Esterno notte è un’opera di finzione. Non dico d’arte, ma al meno con quell’intenzione. E di questa libertà di pensiero e di azione gliene sono grato.