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 2022  dicembre 16 Venerdì calendario

Covid, in Cina si va verso il milione di contagi

«La vittoria alla fine premierà l’eroismo del cinesi», assicura il Quotidiano del Popolo. Il tg aggiunge che il picco dei contagi è previsto a gennaio e «siamo sulla strada» della fine della crisi sanitaria. Ma le strade di Pechino sono semideserte, nonostante siano state abolite le restrizioni: l’ondata di Covid-19 sta montando nella capitale e la gente si è chiusa in casa. Giungono notizie analoghe da altre metropoli. Gli studi scientifici temono centinaia di migliaia di decessi nei prossimi mesi in tutta la Cina.
Dopo il ritiro improvviso e drammatico dalla trincea del Covid Zero, il 7 dicembre, le autorità hanno rinunciato a contare i contagi: «Inutile senza tamponi obbligatori», dicono. La gente sembra disorientata. A chi ha sintomi lievi è stato detto di autoisolarsi in casa, per non intasare gli ospedali che sono già sotto pressione. Ci sono testimonianze di medici e infermieri che devono restare in corsia per far fronte all’emergenza anche quando sono contagiati, se non stanno troppo male.
La promessa ora è di correre ai ripari con i vaccini.
La Commissione sanitaria centrale non ha segnalato decessi: il numero dei morti in questi tre anni di pandemia in Cina è fermo a 5.235.
Inutile discutere sull’attendibilità del dato. La scorsa primavera l’Università Fudan di Shanghai aveva ammonito che riaprire la Cina avrebbe potuto causare fino a 1,6 milioni di morti in sei mesi: il monito serviva a sostenere il rigore dei lockdown, delle quarantene preventive e dei tamponi obbligatori. Comunque il governo si è improvvisamente ritirato dalla trincea Covid Zero dopo le proteste popolari di fine novembre.
Le proiezioni elaborate ora da istituti scientifici cinesi o internazionali indicano che i decessi dell’ondata che sta montando potrebbero arrivare a 600 mila nello «scenario migliore», a 2,1 milioni se i vaccini non arriveranno subito. L’Organizzazione mondiale della sanità, da Ginevra, dice che non è stato l’abbandono del Covid Zero a causare questa situazione: «In realtà i contagi si stavano già diffondendo intensamente perché le misure non fermavano più la malattia», ha affermato il dottor Mike Ryan direttore delle emergenza all’Oms.
Gli epidemiologi osservano che la scarsa circolazione del coronavirus in Cina nei tre anni di pandemia rende ancora più pericolosa questa fase di riapertura: la maggioranza dei cinesi non è stata esposta al Covid-19 e alle sue molte varianti e ora è più fragile.
Il tasso di mortalità più elevato è previsto nella fascia degli ultraottantenni, dei quali il 60% non ha ricevuto più di una dose di vaccino.
Uno studio commissionato da Pechino agli scienziati della University of Hong Kong prevede che la Cina soffrirà tra i 448 e i 530 decessi per milione di abitanti. Su una popolazione di 1,4 miliardi questo scenario implicherebbe tra i 627.000 e i 742.000 morti. Lo studio elaborato a Hong Kong è significativo, perché l’ex colonia britannica tra fine gennaio e inizio marzo fu aggredita da Omicron e contò 9.000 morti tra i suoi 7,2 milioni di cittadini.
Pechino promette di spingere al massimo della velocità la vaccinazione, portando la diffusione della quarta dose almeno all’85% e facendo subito ricorso ai farmaci antivirali. All’industria statale è stato ordinato di accelerarne la produzione.
Il ministero degli Esteri di Pechino sostiene che «la Cina ha un vantaggio istituzionale» sul resto del mondo. Il problema è che il Covid-19 sfugge alle logiche della politica, a Pechino come nel resto del mondo.