Corriere della Sera, 15 dicembre 2022
Giorgi non regge lo stress
Ma dunque, se lei l’han ribattezzata «Eva Kant», lui chi sarebbe? Davvero (un) «Diabolik»? Nell’omettere certi indicibili soprannomi correlati ad attitudini se non ossessioni da gran corteggiatore instancabile, per Francesco Giorgi scegliamo la seguente definizione d’un amico, che si dichiara sia affezionato, sia devastato: «Il surfista dell’Idroscalo».
Una definizione che poi racconta molto del 35enne arrestato insieme alla stessa compagna Eva Kaili: ovvero uno sì consapevole delle origini da provinciale, nel suo caso Abbiategrasso, cittadina a mezz’ora da Milano tra noiosi rettilinei e cascine decadenti, ma col mondo nell’orizzonte, e appunto fruitore del macchinario che genera onde nel lago artificiale simulando d’essere alle Hawaii.
E comunque quel suo interrogatorio esondante, reso al magistrato con gli abituali pianti e le abituali crisi di panico dei comuni mortali, dimostra che non si tratta di un criminale. O meglio, così ci viene ripetuto in via della Noce, dove, una di fronte all’altra, sorgono due ville. Quella al numero pari, più grande, di mamma Iole e papà Luciano, un’insegnante e un preside, nascosta da un’alta siepe; e quella al numero dispari, a schiera, più piccola, e fino all’ottobre 2016, prima di emigrare a Bruxelles in rue de la Tulipe, residenza di Francesco, laurea in Scienze politiche e lunga esperienza da assistente parlamentare; più forte degli avvicendamenti dei partiti, di destra o sinistra che siano, e dei politici per i quali lavorare. Quasi che mantener l’equilibrio, mai cadere, insomma surfare, sia l’atteggiamento esistenziale di uno che predica l’ottimismo e detesta quelli che mugugnano e si arrendono.
Bisogna aggiungere che, nel coro di voci, Giorgi generava invidie diffuse: e la bellezza, e la brillantezza, e la naturale capacità d’affascinare chiunque ovunque, e l’incredibile abilità a vendere pure doti che non ha...
Invidia oppure accanimento, a questo punto conviene menzionare anche gli aneddoti relativi a un «influente familiare», ugualmente nato nell’ospedale di Rho, che ne avrebbe indirizzato la carriera presentandolo a quelli giusti. Ma di nuovo: invidia o puro accanimento, se siamo di fronte a una persona dalla doppia vita, a uno stratega del male, tutto quanto stride con l’infanzia e la giovinezza di Giorgi, cresciuto educato e cortese, orgoglio assoluto di papà Luciano, di anni 66, a capo dell’istituto comprensivo della vicina Cisliano, un dirigente noto per le battaglie contro i docenti fannulloni e le sterili polemiche sindacali. Francesco, tipo maniacale nella scelta e nel peso del cibo, nella lettura mattutina della bilancia e dell’evoluzione dei muscoli, è diventato grande all’oratorio, e dal padre, volontario sulle ambulanze e in parrocchia, ha imparato – avrebbe – a pensare al prossimo. Ecco, il signor Luciano esce dalla porta ma subito si blocca sul vialetto; chiede scusa, «mi hanno ordinato di tacere e in ogni modo non avrei parlato». China la testa, abbozza un sorriso doloroso, perfino straziante. Per le coordinate sue e della moglie, le accuse contro il figlio, le manette, i paesani che scrutano e giudicano, son peggio di un tradimento.
Un residente col cane, nel giardino con la lapide in ricordo dei deportati e dei caduti di Abbiategrasso, dice che i genitori è come se li avessero ammazzati, pur essendo due che, alle prese ogni giorno per mestiere con i ragazzini e i percorsi di crescita, sanno bene che ogni mente è imprevedibile. Non che, attenzione, negli anni Francesco non abbia fatto impensierire: egli considera l’avventura un moto dell’animo, da skipper ha compiuto navigazioni pure in tempesta, adora la velocità folle, da adolescente combinava azzardi notturni ai limiti del ricovero – ma sempre si fermava all’ultimo millimetro utile mentre gli amici intorno crollavano – e, in quella sua, diciamo, attività da gran corteggiatore, spesso scommetteva che con quella ragazza sarebbe riuscito e si dannava finché non riusciva... E il rapporto con i soldi? Gli hanno beccato sacchi di banconote, anche nella villa. Ora, non emergono aneddoti di avidità, anzi trattasi di uno che presta il denaro senza storie, e però si vocifera dell’imminente acquisto di una barca da emiro per regalarsi maestose traversate con Eva e la figlioletta. Eva. «Scattava a ogni sua disposizione!»; «Quando mai, è lui che l’ha plagiata!».
Chissà chi sia o non sia, questo Giorgi. Di sicuro ha un famoso limite, svelato dai suoi più intimi: «Soffre maledettamente le situazioni di stress»; quando ci capita dentro compie ogni mossa per scappare, scavalcando se necessario chi ha davanti.