ItaliaOggi, 15 dicembre 2022
Anche Bismarck fuori dai piedi
Anche Bismarck e la Prussia da cancellare. Ad Annalena Baerbock, la verde ministra degli esteri non piace la storia tedesca, e neanche il «Cancelliere di ferro» cui si deve la nascita della Germania. Ha cambiato nome alla Bismarck Zimmer, al ministero, dove ogni mattina si riuniscono i funzionari e il ministro per discutere i problemi della giornata.
La scritta in lettere dorate è stata sostituita dal nome voluto dalla giovane Frau Annalena: Saal der deutschen Einheit, sala dell’unità tedesca, quella raggiunta dopo la caduta del Muro. Meglio non ricordare il 1871, quando Otto von Bismarck riuscì a unire i vari Stati tedeschi nel Reich, dopo la vittoria contro la Francia di Napoleone III. Il re di Prussia divenne Kaiser, imperatore, i francesi furono costretti a pagare enormi danni di guerra, e la Germania, nata dieci anni dopo l’Italia, divenne una potenza industriale.
Annalena non ha avuto il coraggio di chiamarla, sala Joschka Fischer, ha ironizzato Der Spiegel, il suo predecessore verde, accanto al cancelliere Gerhard Schröder dal 1998 al 2005.
Alla ministra non piace la Prussia, tutto il ciarpame tipicamente tedesco, dal Pickelhaube, l’elmo chiodato, alle tradizioni prussiane, continua il settimanale di Amburgo, che è liberale non certo sospettabile di nostalgie conservatrici.
Le vecchie virtù prussiane, ha scritto Der SpiegeI, laboriosità, solidarietà sociale, disciplina, sarebbero utili anche oggi, senza esagerare nell’obbedienza. ll cambiamento di nome non è piaciuto ai diplomatici e ai funzionari del ministero, che si sentono legati alla tradizione.
Non è cancel culture, si è affrettata a mettere le mani avanti Frau Annalena. Non bisogna confonderla con i fanatici del politically correct. E allora cos’è?
Dopo la sconfitta del III Reich, gli alleati vollero cancellare la Prussia dalla carta geografica. Crearono il Land del Brandeburgo diviso da Berlino. La Prussia Orientale finì alla Polonia. Ma la storia non si cancella cambiando i nomi, o con le ruspe. E Hitler, come si sa, era austriaco, non prussiano, non fu mai amato dai berlinesi, e il nazismo nacque nella meridionale Baviera.
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È un vecchio vizio dei verdi decidere e condannare senza processo, chi per loro è colpevole. Il 10 novembre del 1988, ne rimase vittima il cristianodemocratico Philippe Jenninger, presidente del Bundestag. Nel 50simo anniversario della notte dei cristalli (9 novembre ’38) pronunció un discorso che suscitò l?indignazione dei deputati verdi che uscirono per protesta dalla sala, trascinandosi dietro parte dei socialdemocratici.
Jenninger avrebbe osato lodare Adolf Hitler. Ma in realtà si era chiesto come mai i tedeschi si fossero lasciati sedurre dal fascino ambiguo del Führer.
La sua colpa fu di essere stato un cattivo oratore.
Quando in un discorso si cita una frase si dovrebbe farla precedere dall’avvertimento Zitat, e, al termine, da fine della citazione. A leggere il testo del discorso distribuito ai parlamentari si sarebbe chiarito l’equivoco, ma Jenninger fu travolto, e costretto a dimettersi. Neanche un nazista convinto avrebbe osato elogiare Hitler nel 1989 al Bundestag.
Difficile difendere Bismarck, che ha certamente le sue colpe, dai pregiudizi e dai luoghi comuni. A lui comunque si devono le prime misure sociali al mondo, la pensione e la mutua, fu un conservatore ma attento ai lavoratori.
Anche alla ministra della cultura, la verde Claudia Roth, non piace la Prussia. Vuole cambiare nome al Preussische Kultur Besitz, l’ente da cui dipendono musei e monumenti ereditati dalla Prussia. E per il momento ha cambiato nome alla Prinz Heinrich Platz, a Berlino. La piazza che ricorda il principe Heinrich von Preussen, si chiama oggi Rio-Reiser-Platz in onore del musicista alternativo berlinese.
In gioventù Frau Roth fu la manager della banda musicale di Rio. A lei non piace neanche la croce che è stata posta sulla cupola del castello fedelmente ricostruito a Berlino. Sarebbe un simbolo religioso e divisivo.
Anche il Castello degli Hoenzollern è un simbolo prussiano. Bisognerebbe abbattere le statue di Bismarck che si trovano ovunque, da Amburgo a Monaco, e cambiare nome alle decine di Bismarckstrasse?