Anteprima, 23 novembre 2022
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Biografia di Roberto Maroni
Roberto Maroni (1955-2022). Politico. Governatore della Lombardia (2013-2018). Segretario federale della Lega Nord (2012-2013), deputato (1992-2013), vicepresidente del Consiglio (1994-1995), ministro dell’Interno (1994-1995; 2008-2011) e ministro del Lavoro (2001-2006). «Se Bossi è il papà della Lega, io ne sono la mamma». Figlio di una commerciante e di un bancario, trascorse infanzia e giovinezza a Lozza (Varese). A 16 anni, nel 1971, aveva militato in un gruppo marxista-leninista e frequentato Democrazia proletaria. Fino al 1979, l’anno della folgorazione: quando conosce Bossi. Nei primi anni del sodalizio, «l’attività principale era andare nottetempo a spennellare sui cavalcavia gli slogan dei cosiddetti lumbard […] La cosa avveniva così. Tra le urla della mamma, Bobo prendeva l’auto di famiglia, caricava Umberto con i secchi di vernice e via sull’autostrada. Al primo cavalcavia, Bossi scendeva con gli attrezzi e iniziava, nell’oscurità, a dipingere il Sole delle Alpi […]. Tra queste avventure, Bobo era diventato avvocato e manager legale della Avon, la multinazionale Usa della cosmesi. […] Lasciata l’avvocatura per la politica, nel 1992 divenne deputato. Nel 1994, a 39 anni, fu ministro dell’Interno nel primo governo Berlusconi. Quando Bossi fece il ribaltone tradendo il Cav., Bobo, che al Viminale si trovava bene, si arrabbiò col capo. Per un po’, tenne il punto. Ma, troppo debole per camminare da solo, tornò presto all’ovile, la coda tra le gambe. Fu messo alla prova. […] Quando la magistratura mandò gli agenti a perquisire la sede di via Bellerio, Maroni si avventò su di loro. Nel parapiglia si vide, per la prima volta al mondo, un ex ministro di polizia addentare il polpaccio di un poliziotto. Negli anni Duemila, Maroni fu un signor ministro nei governi del Cav. Prima del Lavoro, poi di nuovo dell’Interno. Ma quegli anni sono gli stessi della caduta in disgrazia di Bossi […]. In tre anni, l’80 per cento del partito è passato con lui e ha iniziato a considerare Bossi un vecchio arnese» (Giancarlo Perna). Il 5 aprile 2012 Bossi finì per dimettersi, il 1° luglio Maroni fu eletto nuovo segretario. Nell’arco di pochi mesi riuscì a recuperare consensi. Nel febbraio 2013, ottenne il 4% dei voti alle Politiche e la presidenza della Regione Lombardia. Pochi mesi dopo lasciò la segreteria che passò a Matteo Salvini. Negli anni successivi, i rapporti tra governatore e segretario si sono sempre più logorati […]. Nel gennaio 2018, la sua decisione di non ricandidarsi: «Consiglierei al mio segretario […] di rileggersi un vecchio testo di Lenin. Ricordate? L’estremismo è la malattia infantile del comunismo. Oggi dovremmo dire che l’estremismo è la malattia infantile della politica». Grande passione per la musica e per il Milan. È morto ieri, alle prime ore del mattino. Se l’è portato via un tumore al cervello. Lascia la moglie Emilia Macchi, figlia del fondatore della Aermacchi, tre figli: Chelo, Filippo e Fabrizio. I funerali si terranno venerdì mattina alle 11 nella basilica di San Vittore, a Varese.