4 novembre 2022
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Biografia di Katherine Matilda Swinton
Katherine Matilda Swinton, detta Tilda, nata a Londra il 5 novembre 1961 (61 anni). Attrice. Nel 2007 Oscar come miglior attrice non protagonista per Michael Clayton di Tony Gilroy.
Titoli di testa «Non voglio sapere cosa sta per succedere. Non ho bisogno di alcuna garanzia».
Vita Il padre, Sir John Swinton, è generale delle Guardie Scozzesi. Il prozio, Sir Ernest Swinton, è fra gli inventori del carro armato. La madre, Judith Balfour Killen, ha origini australiane. Tilda nasce a Londra e trascorre i primi anni dell’infanzia in Germania, accanto ai tre fratelli • A sei anni viene iscritta al Fettes College di Edimburgo, poi alla West Heath Girls’ School nel Kent, dove conosce Diana Spencer, futura principessa del Galles • «Mia nonna leggeva i libri a me e ai miei fratelli come nessun altro, sapeva abbellire le frasi, le descrizioni, fare le voci, da ragazzina mi sentivo trasportata dalle sue letture, dal colore delle tende, l’odore nell’aria. Lo scrittore Nigel Nicholson da ragazzino prendeva il tè con Virginia Woolf. Lei chiedeva “cosa hai fatto oggi?” E lui: “Nulla”. “Ti sei svegliato, da che parte eri sdraiato? Qual è la prima cosa che hai visto, pensato, annusato? Sono dettagli che hanno reso Nigel uno scrittore, e così mia nonna ha influenzato me» [ad Arianna Finos, Rep] • Di famiglia aristocratica, cresciuta in un castello del XIX secolo: «Tutte le famiglie sono antiche: la mia ha solo vissuto nello stesso posto molto a lungo, con il pallino di mettere tutto per iscritto» • L’upper class è «dove apprendi strategie per sapere in anticipo che cosa dire e che cosa sentire in ogni occasione. Non c’è spazio per emozioni vere. La mia classe sociale vive nella paura, paura di attacchi dall’esterno, paura di perdere quello che ha acquisito. Per questo a nessun costo si deve mostrare al mondo di essere vulnerabili. Ma se cominci a porti problemi morali, a dirti che non è accettabile l’idea che tu possiedi molto più di altri esseri umani l’impalcatura crolla» • Nel 1983, la laurea in Scienze Politiche e Sociali a Cambridge. È all’università che prende confidenza con il palcoscenico, recitando in Sogno di una notte di mezza estate, La duchessa di Amalfi e La commedia degli errori • Entra nella Royal Shakespeare Company, nonché nel Traverse Theatre di Edimburgo, ma abbandona ben presto le scene: «Non mi piacciono le istituzioni accademiche e professionali. Era come se fossi entrata a far parte della Ibm. Non mi andava di frequentare una scuola drammatica come non mi era piaciuto frequentare l’università. Non avevo voglia di studiare, volevo recitare e basta» • A dire il vero, non le piace il teatro: «Non è il mio grande amore. Ad essere onesti. Lo trovo davvero noioso» • Esordio sul grande schermo nel ruolo della prostituta Lena in Caravaggio di Derek Jarman (1986). Il regista diventerà il mentore dell’attrice: le affiderà una parte in tutte le pellicole che dirige, fino al 1994, anno in cui muore di Aids: «Mi indirizzò al cinema scegliendomi per sette dei suoi film, per lo più muti e improvvisati. È difficile per me immaginare il cinema se non avessi lavorato con lui in quel modo. Perché lui ci faceva funzionare come una sorta di laboratorio, in cui ognuno di noi della troupe - l’attore, il costumista, lo scenografo - veniva trasformato in cineasta» [Bizio, Espresso] • Jarman la immortala anche in Super8, una raccolta di filmati che la colgono in momenti di vita quotidiana, viaggi e performances: «Con Derek chiacchieravamo ore in cucina su argomenti filosofici per poi dirci: “Dai, facciamo un film su questa conversazione!”» • Poco dopo il suo primo film, si è lasciata mettere in mostra nella Serpentine Gallery di Londra per una settimana, otto ore al giorno, in una scatola di vetro, e l’anno dopo a Roma • «Per mia madre l’idea di espormi, la scelta di esibirmi sullo schermo come una tartaruga senza guscio è stata molto trasgressiva, è stato complicato per lei accettare che io fossi vitsa vista in pubblico, raccontare la verità…» • È il nobile Orlando nell’opera di Sally Potter da Virginia Woolf, che decide di cambiare sesso : «Non c’è niente di peggio per un attore che recitare un film tratto da un libro amato. Come mi è successo in Orlando: avevo un rapporto così personale con quel romanzo che fare quel film è stato come commettere un adulterio» • È un avvocato lesbica che dà sfogo alle sue inconfessabili Perversioni femminili nel film di Susan Streitfeld, è la fanatica leader di una comunità neo-hippy in The Beach di Danny Boyle. E poi: una biogenetista clonata in Teknolust di Lynn Hershman-Leeson e una dirigente di una major che esorta lo sceneggiatore Nicolas Cage a trasporre Il ladro di orchidee nel film di Spike Jonze • «Ho fatto Young Adams (David Mackenzie, 2003) perché in quel periodo riflettevo sull’idea di una donna che si abbandona al proprio senso erotico. E quando mi è arrivato The Deep End (Scott McGehee e David Siegel, 2001) pensavo a cosa è disposta a fare una madre per i suoi figli» • «Arcangelo castigatore in Constantine, Swilda (così soprannominata) – nel 2005 – tenta di raggirare quattro bimbi innocenti nelle glaciali vesti della Strega Bianca de Le cronache di Narnia: il leone, la strega e l’armadio. Il 2007 la vede implicata in losche manipolazioni a favore di una multinazionale corrotta in Michael Clayton di Tony Gilroy, prova attoriale che le frutta la più prestigiosa delle statuette: «Mi sono ispirata a Condoleezza Rice, una persona senza grazia né armonia. Una donna che si è fatta truccare una volta da una standista in un grande magazzino e quel make up non l’ha più cambiato. Anche se le sta malissimo» • «Ho un agente americano che è l’immagine sputata della statuetta degli Oscar. Veramente veramente, la stessa testa e, va detto, le stesse natiche» • «Nei dodici mesi successivi, eccola tradire l’agente sfigato Malkovich in Burn After Reading - A prova di spia e infatuarsi di un invecchiato Brad Pitt ne Il curioso caso di Benjamin Button. Nel 2009 gira The Limits of Control di Jim Jarmusch, il quale l’ha ingaggiata nuovamente dopo Broken Flowers, dove l’attrice impersonava l’ex fiamma del dongiovanni Bill Murray» [MyMovies] • «Mi piacciono gli autori fuori dai canoni come Jarmusch, girare con uno come lui ti fa sentire un’artista, ti costringe a essere creativa» [Bizio, cit.] • Con Jarmush girerà anche Solo gli amanti sopravvivono (2013) e I morti non muoiono (2019) • Quattro film con Wes Anderson: Moonrise Kingdom (2012), Grand Budapest Hotel (2014), L’isola dei cani (2018) e The French Dispatch (2021) e quattro con Luca Guadagnino The Protagonist (1999), Io sono l’amore (2009), A Bigger Splash (2015) e Suspiria (2018) • Sua l’idea fulminante che cambiò tutto l’approccio a A Bigger Splash. Spiega Guadagnino: «Mi suggerì che la cantante doveva essere muta perché costretta a far riposare la voce, sino al lunghissimo, straziante grido finale. La scena in cui lei appare sul palcoscenico di uno stadio zeppo di gente, l’ho potuta girare perché Jovanotti ci ha regalato venti minuti prima del suo ingresso: quella folla non era lì per noi ma per lui» • In Suspiria interpreta diversi ruoli: «Il principale personaggio è quello di madame Viva Blanc, severa insegnante di danza, ma è possibile ritrovare la Swinton anche nei panni della malvagia strega Helena Markos e nel dottor Jozef Klemperer, sopravvissuto ai campi di concentramento tedeschi» [cinefilos] • «Io e Luca siamo partner. Hanno usato la parola “musa” per me in relazione a così tante persone pensando di farmi un complimento, ma quasi mai è vero. Di certo non è vero con Luca. Mi piace lavorare con lui attorno al tavolo di cucina. Dico sempre che noi siamo una famiglia, e lo penso profondamente: siamo fratello e sorella, compagni di gioco. Ci conosciamo da due decenni ed è una conoscenza profonda… La nostra è una conversazione che continua, un esperimento senza fine, in cui ogni volta mi chiedo: come funzionerà, e se funzionerà, questa trappola in cui mi sto cacciando…» [a Paola Piacenza, IoDonna] • «“Personalmente, non mi sono mai sentita discriminata in quanto donna”. Neppure dal punto di vista economico? “Onestamente, se è successo non me ne sono accorta. Il punto è che non ricordo di essere stata pagata per i primi dieci anni della mia vita. Si trattava di film indipendenti ai quali lavoravamo perché eravamo interessati al progetto, non per i soldi”» [a Enrica Broccardo, Grazia]. Tre film con Joanna Hogg Souvenir (2019), Souvenir: part II in cui ha recitato con la figlia Honor: «Non dovrei dirlo perché sono sua madre, ma Honor è davvero molto brava. Nel film siamo madre e figlia, mi è piaciuto tanto lavorare con lei e spero di farlo di nuovo: ci darebbe l’opportunità di passare altro tempo insieme» [Broccardo, cit.] e The eternal daughter (2022). Sempre con Joanna Hogg Tilda girò il suo primo corto. Era il 1986 • «La regista del film, Joanna Hogg, è una sua amica. “Sì. Da quando avevamo dieci anni. È un sogno poter lavorare con una persona che conosci fin da quando eri bambina. Lavoro spesso con registi ai quali mi lega anche un rapporto di amicizia”» [Broccardo, cit.] • «Cerco di lavorare con le persone che amo» • «Tutti moriamo soli, la solitudine è quanto di più democratico ci sia perché ci unisce e ci pone tutti sullo stesso livello. Ed è uno dei grandi tabù della società occidentale capitalista. Io ho bisogno della solitudine, è una musica che posso sentire. Quand’ero bambina la combattevo, ma crescendo e comprendendone la bellezza, l’ho lasciata entrare dentro di me» • Nel 2021 per Memoria film, ambientato in Bogotà, ha sfilato sul red carpet della Croisette con i colori della bandiera colombiana: «È come se avessi sul petto un’enorme fotografia della troupe con cui abbiamo lavorato e che non può essere oggi a Cannes con noi, ma è vicina al cuore, la amo e le dedico un pensiero speciale». L’anno dopo a Venezia s’è presentata con una chioma giallo fluo: «Un omaggio all’Ucraina».
Politica Militante di sinistra. Il cinema può fare politica? «Tutto è politica, il pubblico e il privato, l’arte e la scienza. impossibile pensare di non avere una vita politica. Il cinema è un mezzo sociale e dunque politico» [Bizio, cit.]
Amori Due figli gemelli, Honor e Xavier, avuti dall’ex marito John Byrne. Dal 2004 sta con Sandro Kopp, artista tedesco. Vive nella tranquilla campagna nel nord della Scozia: «Tutto in Scozia si divide tra calvinismo e passione. Tutto è soggetto a discussioni aperte e appassionate. Fa freddo fuori, ma siamo caldi dentro, basta andare a vedere una partita di calcio fra Celtic e Rangers per rendersene conto. E questo riconduce a una tradizione molto sana e molto lirica, di cui io penso di essere il tipico prodotto di esportazione”» [Bizio, cit.] • Per anni ha vissuto due vite ben distinte: una da attrice famosa e inseguita dai fotografi a Londra, e l’altra da mamma e moglie, nelle campagne del nord della Scozia, tra il suo orto e i figli da accompagnare a scuola. «Nessuno in Scozia ha visto i miei film. Dove vivo io non c’è nemmeno un cinema» • Oggi i figli sono grandi: «Sembra ieri quando imparavano a camminare sulla spiaggia del Lido di Venezia: ero in Giuria alla Mostra, nel 1998. Avevano 8 mesi, ora hanno 18 anni… Ma da un lato tutto sembra uguale, il ritmo è lo stesso, la vita continua. Certo, hanno 18 anni, ma non spariscono dalla tua vita. Ed è un sollievo avere queste due persone così interessanti che mi girano intorno. Sempre più interessanti, man mano che crescono».
Titoli di coda «Il sesso? S’indossa e si toglie come un vestito».