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 2022  novembre 17 Giovedì calendario

Biografia di Margaret Atwood (Margaret Eleanor A.)

Margaret Atwood (Margaret Eleanor A.), nata a Ottawa (Ontario, Canada) il 18 novembre 1939 (83 anni). Scrittrice. Poetessa. Professoressa di lettere • «Impertinente signora canadese, icona di un femminismo libero, spregiudicato e storicamente trasversale» (Leonetta Bentivoglio, Robinson 21/8/2021) • «Ogni anno si fa il suo nome come possibile Nobel» (Raffaella De Santis, Rep 21/10/2019) • «Ha esplorato la scrittura in ogni declinazione: saggi, romanzi, racconti, poesie, letteratura pura e impegno politico e etico» (Gaia Cenciarelli, Il Tascabile 27/10/2016) • Ha scritto romanzi, saggi, racconti, storie di fantascienza, poesie, libri per l’infanzia, sceneggiature per il cinema e la tivù. Suoi temi caratteristici: il corpo della donna, l’identità femminile, i diritti degli animali, il rapporto tra l’identità nazionale canadese e l’influenza degli Stati Uniti, il rapporto tra arte e politica. Suo romanzo più famoso: Il racconto dell’ancella (1985). «Una storia post-orwelliana in cui s’immaginano gli Stati Uniti governati da una teocrazia integralista d’ispirazione maschile; le donne, in maggioranza rese sterili da una qualche catastrofe nucleare o ecologica, sono prive d’ogni diritto e costrette alle funzioni passive di mogli (incapaci di dare figli) o di ancelle (le poche che ancora possono garantire la riproduzione della specie)» (Treccani). Dal romanzo fu tratta la serie The Handmaid’s Tale (Mgm e Hubu, 2017), diventata simbolo dello scontro politico-culturale negli Stati Uniti. In rete i repubblicani l’hanno bollata come «propaganda liberal». Le femministe cominciarono a vestirsi come le ancelle del suo libro (lunghe tuniche rosse e le cuffie bianche da donne olandesi d’altri tempi). Alle marce anti-Trump campeggiavano cartelli con scritto «Make Margaret Atwood Fiction Again» «Ho sempre evitato di definirmi. Ognuno di noi è un concentrato di molti elementi. All’inizio di Ritratto dell’artista da giovane di James Joyce, il protagonista, Stephan Dedalus, si descrive con nome, indirizzo, città, paese, continente, pianeta. A queste categorie, nel mio caso, aggiungerei ora bassa, femmina e vecchia e – forse – brava a fare i nodi. Sono lettrice di gialli e una grande appassionata di enigmistica. Sono anche proprietaria di una splendida replica dei mazzi di tarocchi Visconti-Sforza regalatami da Matteo Columbo a Milano. Poi, cos’altro? Cerco di non calpestare i vermi sul marciapiede» (Giuseppe Fantasia, HuffPost 6/7/2020).
Titoli di testa «Tutti i bambini sono artisti per natura: dipingono, costruiscono con i Lego, raccontano storie, cantano, ballano. L’artista è chi continua a farlo da adulto» (Alessia Rastelli, La Lettura 9/5/2021).
Vita Seconda di tre figli. Il padre, Carl, è un entomologo, lo mandano nei boschi dell’Ontario e del Quebec, a studiare gli insetti. Lei, fin dall’infanzia, cresce a contatto con la natura e in compagnia dei libri. «Sono cresciuta nei boschi e ho imparato ad ascoltare. Lì gli orsi li senti prima ancora di vederli. Nelle terre Artiche, invece, bisogna guardare, perché gli orsi polari non fanno rumore, nuotano sott’acqua, con solo il naso fuori. Per difendersi è necessario portare con sé due bastoni bianchi, così da sembrare un tricheco, l’unico essere di cui gli orsi polari hanno davvero paura. Per sopravvivere nella natura bisogna conoscere i propri predatori e non sembrare delle prede. Questa è una lezione di vita che tutte le giovani donne dovrebbero apprendere il prima possibile, per essere preparate a reagire ai predatori, siano essi animali o umani» • Autodidatta. Comincia con le fiabe, diventa una lettrice insaziabile. La Bibbia, l’Iliade, l’Odissea, l’Eneide, le Mille e una notte, tantissimi romanzi gialli e di fantascienza, fumetti, Shakespeare e i romanzi dell’Ottocento. «“Ti rovinerai gli occhi”, mi dicevano dopo avermi sorpresa a leggere con una pila; e infatti me li sono rovinati. Ma ne è valsa la pena» • Non sono anni facili per una ragazza. «Se ti occupavi di legge – cosa improbabile – eri assistente legale. Se ti occupavi di politica – almeno in Nord America – eri una freak, e come tale ti trattavano. Negli anni Cinquanta e nei primi Sessanta i romanzieri erano quasi tutti maschi. Se eri di sesso femminile e poeta, magari ci si aspettava che ti suicidassi per dimostrare che facevi sul serio. Se eri di sesso maschile e poeta, l’equivalente era diventare alcolizzato come Dylan Thomas, molto di moda all’epoca» • «Eccomi là, dunque, nel 1957, all’età di diciassette anni. Toronto, nel 1948 – l’anno in cui mi ci trasferii – aveva una popolazione di circa seicentottantamila abitanti. Era nota come “Toronto la Giusta” […] La domenica, il divertimento era andare giù ai piazzali di smistamento a guardare i treni deviati di qua e di là. Toronto era così noiosa che la gente ci scherzava su: “Primo premio una settimana a Toronto, secondo premio due settimane a Toronto”. Così erano i bei tempi andati. Oggi la situazione si è un po’ rovesciata: Toronto è ormai considerata la città più multiculturale del mondo. Chi avrebbe pensato che potesse succedere, nel 1948? Il termine “multiculturale” non era nemmeno stato inventato! Nel 1961, quando ero una giovane scrittrice, il consiglio che mi veniva dato da quei pochi coraggiosi già entrati nelle arti era, sostanzialmente, “Vattene da Toronto”. Oppure, ampliando il concetto: “Vattene dal Canada”» • Il Canada di allora non ha un’industria culturale, cinematografica o musicale. L’unico prodotto di esportazione è il legname. Le arti, se proprio qualcuno ne sente l’esigenza, si importano dall’estero. «Il Canada era considerato terreno sterile per la mente creativa o imprenditoriale, e in realtà per qualsiasi iniziativa a eccezione del taglio d’alberi, dell’attività mineraria e della pesca. Come disse, memorabilmente, uno dei pochi saggi che producemmo all’epoca: “Agli americani piace far soldi. Ai canadesi piace contarli”. Quel saggio era Northrop Frye, grazie al quale andai alla Harvard Graduate School invece che a Parigi, dove avrei avuto l’intenzione di fare la cameriera, abitare in una soffitta, scrivere capolavori a tempo perso, fumare sigarette – Gitanes, di preferenza, ma non c’era speranza, dato che a quelle ero allergica —, bere assenzio – anche in questo caso senza speranza, dato che sotto l’effetto dell’alcol vomitavo, attività impoetica —, prendermi la tubercolosi – malattia romantica di elezione —, e ammazzarmi di tosse come l’eroina della Traviata […] Benché a Toronto non ci fosse un teatro dell’opera, ne conoscevo comunque l’esistenza grazie alla radio, e alle dirette del sabato pomeriggio dal Metropolitan di New York. Preferii Harvard, e la laurea in letteratura, a Parigi e alla morte per tubercolosi, perché Frye era convinto che sarei forse riuscita a scrivere di più da studentessa che da cameriera – dicevamo waitress, allora, non server – e aveva ragione, come scoprii in seguito quando lavorai davvero come cameriera. Fra l’altro, portar via gli avanzi degli sconosciuti è un ottimo sistema per dimagrire. Persi cinque chili e mezzo. Ma questa è un’altra storia».
Battaglie Negli anni 70 ha contribuito alla nascita del sindacato degli scrittori canadesi. «Abbiamo cominciato a fare picchetti contro il governo, ma ci serviva un’organizzazione unitaria per difendere i nostri diritti. Nessuno ci dava credito perché pensavano che gli scrittori non si sarebbero mai messi d’accordo. Ma non si trattava di avere un’unica idea politica, o un’unica ideologia, a meno che per ideologia si intenda che la gente deve essere pagata per il proprio lavoro». «All’epoca non esistevano gli agenti letterari, non avevamo modo di confrontarci sui contratti, di capire quale fosse uno standard equo. I poeti erano meno interessati alla questione rispetto a noi scrittori di prosa… ma si sa, i poeti sono poeti!» (Veronica Raimo, Tuttolibri 26/3/2022).
Amori/1 Primo marito: Jim Polk, scrittore americano. Si sposarono nel 1968. Divorziarono nel 1972.
Amori/2 Nel 1973 sposò il signor Graeme Gibson, anche lui romanziere e attivista, che le diede una figlia, Eleanor (n. 1976). Margaret era molto più famosa di lui, Graeme accettò la cosa di buon grado e la seguì ovunque, nelle sue conferenze in giro per il mondo. Un giornalista lo definì «il marito che ogni scrittrice dovrebbe avere». Lei si fece una risata, fece stampare la frase su una maglietta e gliela regalò.
Dolori Il marito morì nel 2019. Sapevano che sarebbe capitato, lui soffriva di demenza. Fino all’ultimo hanno continuato a viaggiare, sono venuti in Italia, lui la seguì anche a Londra, per il lancio di un suo romanzo. «Non vuol dire che per me non sia stato doloroso, ma è successo forse nel momento in cui voleva. Non voleva continuare così, non voleva diventare una persona che non era più sé stessa. Come sempre ha avuto un tempismo impeccabile e il suo modo di andarsene è stato pieno di grazia. Proprio perché immaginiamo la morte, è meglio intanto vivere» (Rastelli).
Politica Monarchica.
Politica/2 Ha definito Donald Trump «un bimbo piagnucoloso».
Religione «Se avessi intenzione di convertirmi a qualche religione probabilmente sceglierei il cattolicesimo perché ha, in definitiva, sante e la Vergine Maria».
Divinazione «È vero che la divertono i tarocchi e gli oroscopi? “L’astrologia era una parte importante dell’arte rinascimentale. L’astrologia, la lettura delle mani, i tarocchi, hanno tratti comuni. Mi dia la sua mano destra”. (Lo sta facendo davvero, Margaret Atwood sta chiedendo alla sua intervistatrice di porgerle la mano per leggergliela). “Qui c’è la linea dell’intelletto. L’altra è la linea del cuore. Molto interessante: la sua linea razionale va a finire nell’area dell’intuizione dominata dalla luna, s’insinua dentro la casa dei sogni”. Che cosa vuol dire? “Che il suo intelletto non è separato dalla vita emotiva. Esistono dei siti per disegnare la propria mappa astrale. Comunque posso provarci anche io, le faccio vedere”. (A questo punto cerca gli occhiali nella borsa, chiede un foglio e prende una penna. Disegna un grande cerchio, lo divide in tanti spicchi che dice essere le costellazioni e continua a spiegare: lo zenit, il nadir, i pianeti…). Il mondo attuale non sembra protetto da una buona stella. Che epoca stiamo vivendo? “Il tempo della perturbazione”» (De Santis).
Curiosità Ha vissuto molti anni negli Stati Uniti e in Europa, ma è sempre tornata a Toronto • A colazione mangia yogurt e uova strapazzate • Cerca di consumare meno carne possibile (perché gli allevamenti inquinano) • Lei e il marito erano appassionati di bird-watching • Ha contribuito alla costruzione di un «santuario» per specie migratorie nel parco nazionale di Pelee Point, in Canada • Dopo il MeToo pubblicò un articolo sul Globe and Mail intitolato Sono una cattiva femminista? in cui prendeva le distanze dalle derive che ha preso il movimento femminista negli Stati Uniti. «Femminismo è riconoscere che le donne hanno un cervello e che possono prendere autonomamente le loro decisioni? Benissimo. Ma quando il femminismo diventa un dogma che elude i fatti ed esclude le opinioni di chi la pensa diversamente, allora non ci sto». «Un uomo è automaticamente colpevole perché una donna lo accusa? No. Altrimenti è razzismo strutturale» • Nel 2017 firmato l’appello di 153 intellettuali contro la cancel culture e «per la libertà di pesniero e di parola» pubblicato su Harper’s Magazine • Ha pubblicato dei racconti anche su Playboy • Tric trac trio, uno dei suoi libri per bambini, se letto ad alta voce, ha la musicalità di un rap • Usa Twitter e Instagram e guarda le serie tivù • Film preferito: Le vite degli altri • Fan di Game of Thrones. «Il suo personaggio preferito? “Due: faccio il tifo per la Madre dei draghi, Daenerys, e John Snow, solo il loro legame può dare pace ai Sette Regni» (Luca Mastrantonio, CdS 29/4/2018) • Le piacciono la letteratura francese, tedesca e italiana. Divora tutti i libri che le capitano sotto mano. «Come i fumatori incalliti, che in mancanza di meglio sono disposti a fumare l’imbottitura dei materassi, io sono disposta a leggere qualsiasi cosa» • Pensa che l’idea delle attiviste anti-Trump di vestirsi come le ancelle del suo romanzo sia azzeccata. «Non disturbi, non dici niente, ma sei molto visibile e a tutti è chiaro cosa stai affermando con quel costume. Sì, è una tattica brillante» • Nel 2019, dopo il successo della serie tratta dal Racconto dell’ancella, ha scritto un sequel, I testimoni • Della reputazione letteraria e di quel che la gente dice di lei, non le importa nulla. «Se avessi 35 anni mi farei dei problemi simili. Ne ho più del doppio, continuo a scrivere» • «Un altro romanzo? Ormai è una questione cronologica. Per scrivere un libro ho bisogno di almeno quattro anni. Ce la farò? Gli editori sono diventati ‘selvaggi’ nella promozione del mio romanzo. Li capisco. Pensano: e se muore? Allora, facciamo di tutto, adesso, ora, perché forse è l’ultima possibilità! Quando glielo dico, arrossiscono. Ma non possono negare che è proprio quello a cui stanno pensando».
Titoli di coda «In un futuro lontano, come le piacerebbe essere ricordata? “La domanda è: ci sarà un futuro lontano che contiene esseri umani? Se sarà così, sarà bello, ma per allora non mi importerà se sarò ricordata o meno. Forse come qualcuno che ha cercato di non calpestare i vermi sul marciapiede, con tutto quello che può significare? Sarebbe geniale”» (Fantasia).