18 novembre 2022
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Biografia di Alicia Christina Foster
Alicia Christina Foster, detta Jodie, nata a Los Angeles il 19 novembre 1962 (60 anni). Attrice, regista, produttrice cinematografica statunitense.
Titoli di testa «La mia vita è meglio di un film»
Vita Ultimogenita di Lucius Fisher Foster III e Evelyn Brandy Foster. La prima figlia, Lucinda detta Cindy, era nata nel 1954. La seconda, Costance, nel 1955. Il maschio, Lucius Fisher Foster IV detto Buddy, nel 1957 • I Foster avevano chiesto il divorzio tre anni prima della nascita di Jodie • Viene alla luce dopo trentasei ore di travaglio, per le quali rischia la vita insieme alla madre. Non ha accanto il padre, che ha abbandonato la moglie al quarto mese di gravidanza • Soprannominata Jodie in onore di una Josephine Dominguez Hill, detta zia Jo D., amante di sua madre. Le due donne vivono insieme da sei anni • Sua madre, maniaca della pulizia, detesta toccare i pannolini. Il compito di cambiare la bambina tocca a zia Jo, che però lavora tutto il giorno e rincasa solo a tarda sera. Da piccola Jodie è talmente sporca che la chiamano Alicia Christina Cochina. Nello slang spagnolo “cochina” significa sporca • A sette mesi Jodie Foster comincia a camminare. A tre anni, mentre è in macchina con la famiglia, stupisce tutti leggendo un cartello dell’autostrada. Smette il ciuccio soltanto a quattro anni • A quattro anni viene scelta come testimonial per la crema solare Coppertone. Poi per le pubblicità della Nabisco, di un cibo per cani, e del dentifricio Crest • All’asilo Jodie si annoia, in classe è l’unica capace di leggere e la maestra le dà, al posto dei libri, album da colorare. Dopo qualche tempo viene ammessa in prima elementare. Alcuni insegnanti consigliano di mandarla in una scuola speciale dove avrebbe potuto seguire un programma scientifico per bambini particolarmente dotati. Sua madre non acconsente • Rimane molto colpita dalle morti di Martin Luther King e di Bobby Kennedy. Ancora oggi porta un medaglione con i ritratti dei due leader • Ottiene la prima scrittura a sette anni. Si tratta di un telefilm dal titolo The courtship of Eddie’s father • Con i soldi guadagnati dai figli, Evelyn compra una villa intonacata di bianco sulle colline di Hollywood. La arreda con mobili francesi del XVIII secolo. Arazzi, tappeti in pelle di zebra e quadri di Andy Warhol. In cortile, un leone di pietra dalle cui fauci esce una piccola cascata d’acqua. I bambini però possono giocare soltanto nelle loro stanze • In tv con diverse serie: The Doris Day Show (1969), Giulia (1969), Disneyland (1970), Una moglie per papà (1969 – 1971) e una partecipazione al famoso Bonanza (1972) • Nel 1972 Jodie gira Due ragazzi e un leone con Michael Douglas. Durante le riprese un leone vero la afferra tra le fauci all’altezza dell’addome e la sbatte in terra (sulla pancia ha ancora i segni dei denti) • In quegli anni la madre erige “Il tempio di Jodie”, una raccolta di premi, targhe, articoli di giornali, dipinti a olio, fotografie e statue della piccola attrice • Fino alle medie frequenta le scuole pubbliche di Hollywood. Poi viene ammessa al prestigioso Lycée Français di Los Angeles, dove gli allievi indossano una divisa blu scuro con camicia bianca e devono mettersi sull’attenti davanti agli insegnanti • L’ex compagna di scuola Clara Lisa Kabbaz ha raccontato che nessuno trattava Jodie come una diva: «Era solo una testolina bionda con dei grossi occhiali seduta a leggere in fondo alla classe» • Nel 1974 le viene offerta una parte nel telefilm Paper Moon, ispirato al film con cui Tatum O’Neal aveva vinto l’Oscar. La Abc le offre 425 dollari la settimana, paga standard degli attori bambini. La madre e l’agente chiedono e ottengono 1.000 dollari. Il telefilm viene sospeso dopo una sola stagione • Il salto di qualità quando il grande Scorsese le offre di recitare in Alice non abita più qui (1975) • Scorsese la vuole anche in Taxi Driver. Durante le riprese Jodie, 13 anni, viene seguita sul set dagli assistenti sociali. La scena dove deve tirare giù la lampo dei pantaloni di Robert De Niro viene recitata dalla sorella Connie, di sette anni più grande (in molte occasioni Connie interpreta le scene di nudo che Jodie si rifiuta di girare) • Sul set De Niro, «mi prese sotto la sua ala e mi fece capire che cosa davvero significava recitare. Da allora, l’idea che avevo del mio lavoro è cambiata per sempre». All’inizio, però, non andavano d’accordo: «Quando provavamo le scene e lui improvvisava, ero seccatissima. Io avevo 14 anni, ma avevo girato molti più film di lui e Martin Scorsese. Che cosa mi potevano insegnare che io non sapessi già?» [Jacobbi, Vanity] • A 15 anni ha già girato 11 film e ricevuto la candidatura all’Oscar come miglior attrice non protagonista per Taxi Driver. Guadagna 100mila dollari a film • A 16 anni prende la patente. La madre le compra una Volkswagen nera del ’78, decappottabile, con tettuccio e interni neri • È sempre il 1976 quando recita in Piccoli gangsters di Alan Parker, al quale seguono Tutto accadde un venerdì (1977), Casotto (1977) pellicola memorabile di Sergio Citti, con Ugo Tognazzi, Ninetto Davoli, Mariangela Melato e Gigi Proietti • Negli anni Ottanta lavora prima con Adrian Lyne in A donne con gli amici (1980) e Claude Chabrol in Il sangue degli altri (1983) • Gioca a tennis e fa parte di una squadra di calcio femminile • Nel 1980 diventa l’ossessione di John Hinckley, un maniaco che le manda più di 50 lettere in un anno. Nel 1981, pur di attirarne l’attenzione, Hinckley, davanti al Washington Hilton, spara al presidente Ronald Reagan. Arrestato. La notizia la raggiunge a Yale, dove si era rifugiata alla ricerca di una vita reale fuori da Hollywood: «Non riuscivo a pensare al presidente. Piangevo per me stessa, l’involontaria vittima, quella che alla fine avrebbe pagato». Le impongono guardie del corpo. Poco dopo spunta un altro stalker. Sul palco per la recita scolastica nota una persona che per due sere la guarda seduto sempre nella stessa sedia. Si chiama Edward Richardson, e quando lo arrestano armato dice che avrebbe voluto ammazzare Jodie, ma, vedendola così bella sul palco, aveva invece deciso di mettere bombe nel suo dormitorio. Il dormitorio viene evacuato, e qualcosa si svuota anche dentro Jodie: «Ogni volta che qualcuno puntava la macchina fotografica pensavo che volesse uccidermi» • Nel 1985 si laurea in Letteratura inglese: «Mia madre non era neppure d’accordo con la mia idea di rallentare con il lavoro e andare all’Università. Ma avevo ragione io: aver studiato è stato molto utile al mio lavoro e alla mia carriera» [a Erica Boccardo, Grazia] • In Sotto accusa (1988), il ruolo che le cambia la carriera, si cala nei panni di una cameriera stuprata da tre ragazzi che durante il processo da vittima rischia di finire sotto accusa, a causa della sua cattiva fama. Basato su una storia vera il film le fa ottenere il premio Oscar come Miglior Attrice, un David di Donatello e un Golden Globe • «Sono orgogliosa di quel film. Allora, quando si parlava di stupri, la mentalità diffusa era: “Se vai in giro vestita in un certo modo e ti violentano, te lo sei andata a cercare”. Credo che anche grazie al nostro film la gente abbia cominciato a pensarla diversamente» [Broccardo, cit.] • Recita in Ore contate (1989) di Dennis Hopper e in Ombre e nebbia (1991) di Woody Allen • Nel 1991 il debutto dietro la macchina da presa con Il mio piccolo genio: «All’epoca non sapevo nulla, niente di niente, anche se ero preparata. Conoscevo il cinema, ma come regista ero una newbie. Dalla mia esperienza personale credevo che il regista dovesse avere il controllo assoluto su tutto, soprattutto sugli attori. (ride) Ancora oggi quando incontro Dianne Wiest, le chiedo scusa. Ero molto giovane, “I just didn’t know any better”» [a Roberto Croci, Rolling Stone] • Nel 1991 ottiene il ruolo di Clarice Starling, e vince il secondo Oscar come Miglior Attrice. Si tratta de Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme, con uno splendido Anthony Hopkins nei panni del serial killer più spietato e astuto della storia del cinema: «Quel film è il lavoro migliore della mia vita, mi domando se sarò mai più così brava… Amo profondamente Jonathan Demme: ci mise tutto se stesso, cuore e impegno, in quel progetto. Era sempre allegro, felice con la sua camicia hawaiana, ogni giorno con uno scherzo e una battuta differente. Era un regista che regalava buon umore, che amava fare cinema» [Alessandra Venezia, Io Donna] • «Ma nella versione originale c’erano alcune scene comiche che furono tagliate nel montaggio. Per fortuna, perché ero preoccupata che quel genere di ironia potesse, in qualche modo, giustificare l’assassinio seriale di donne» [Broccardo, cit.] • «Evitavo di parlare con Anthony Hopkins. Lui era troppo bravo e davvero spaventoso. Il primo giorno di lavoro abbiamo letto la sceneggiatura e, poi, non ho più voluto parlargli. Ero pietrificata» [Matteo Marescalco, MyMovies] • Seguono Sommersby (1993) con Richard Gere, Nell (1994) di Michael Apted, Maverick (1994) con Mel Gibson, Contact (1997) di Robert Zemeckis, Anna and the King (1999) di Andy Tennant; Panic Room (2002) di David Fincher: «David Fincher (Panic Room) mi ha insegnato il mestiere più di tutti, non ha eguali dal punto di vista tecnico. Mi ha mostrato che si può sbagliare ma devi comunque tenerti strette le tue idee» • Nel 2001 rifiuta di tornare al ruolo di Clarice Starling in Hannibal (2001). Film che ha fatto flop • Compare in Una lunga domenica di passioni (2004) di Jean-Pierre Jeunet, per poi tornare al thriller con Flightplan – Mistero in volo (2005). Nel 2006 è diretta da Spike Lee in Inside Man • «Sono un tipo coscienzioso e diligente. Ribelle non lo sono stata mai: era tutta leggenda. Credo nella legge, anche se capisco che seguire le regole non sia facile, specie se hai pochi soldi» [Roberto Croci, Gq] • Nel 2011 è di nuovo dietro la macchina da presa con Mr. Beaver, in cui dirige Mel Gibson: «Si fida ciecamente di me sa che non lo potrei mai ferire. D’altronde un regista è come un genitore che allena i figli e se fanno qualcosa di sbagliato li aiuta a capire l’errore, magari con una ramanzina, ma il bene non è mai messo in discussione. E poi lui ha un istinto infallibile del genere “buona la prima”, un vero razzo» [Leggo] • Nel 2011 recita nel film Carnage di Roman Polański, al fianco di Kate Winslet, Christoph Waltz e John C. Reilly. Nel 2013 riceve il Golden Globe alla carriera, diventando di fatto la più giovane attrice (a 50 anni) a ricevere questo premio dopo Judy Garland, che lo vinse nel 1962 a 39 anni • «Leggo almeno tre libri la settimana. Mi piace molto Émile Zola. Il mio libro preferito è Lettere a un giovane poeta di Rainer Maria Rilke, una collezione di lettere che Rilke scrisse a un giovane poeta, appunto, che gli chiedeva consigli sulla scrittura. Da quello che scrive sembra che Rilke voglia incoraggiare il ragazzo, ma allo stesso tempo non riesce a nascondere la delusione e il senso di banalità che prova per il mondo e la propria esistenza. È un libro che regalo a tutti i registi con cui lavoro, ogni copia l’avvolgo in sciarpe che acquisto in Giappone. Quando ho dei dubbi sul mio lavoro, o sulle scelte che sto facendo, leggo parti di questo libro» [Roberto Croci, Elle] • Nel 2013, è protagonista del film di fantascienza Elysium, in cui recita a fianco di Matt Damon • Si dedica alla regia. Dirige per la tv episodi di House of Cards - Gli intrighi del potere, Orange Is the New Black, Black Mirror • Poi il suo quarto film Money Monster - L’altra faccia del denaro, dove tra gli interpreti principali figurano George Clooney, Julia Roberts, Jack O’Connell e Dominic West: «Sono stata fortunata ad avere un cast così. Diciamo che dopo aver girato Elysium con Matt Damon ho avuto un accesso preferenziale a George e Julia, visto che Matt è amico di entrambi. Devo però confessare che quando Julia ha accettato sono rimasta sorpresa, non ci potevo credere, sono una sua ammiratrice, come donna e attrice, sin dai tempi di Pretty Woman. Entrambi sono fondamentali in questo film, forse senza di loro mi sarei pentita di aver deciso di fare un popcorn movie. Invece è stata un’esperienza meravigliosa, anche se non sono sicura che la rifarò. Sono sicura che ci sono molte storie interessanti che possano essere raccontate in modo più semplice, senza fare troppo baccano» [Croci, cit] • Lei non ha social, non fa selfie. «Niente. Fin da quando sono piccola ho coscienza dell’importanza della privacy. Fa parte della cultura della mia generazione, siamo sospettosi: da un lato vogliamo essere connessi, dall’altro non vogliamo la mancanza di sicurezza che questo comporta. Le nuove generazioni, invece, sono abituate a esporre lì fuori ogni parte della propria esistenza. E giudicano il successo in base ai like che prendono lì fuori, nella Rete. Sono cresciuti in un modo completamente diverso, non capiscono perché uno non vuole farsi un selfie con loro» [a Caterina Soffici, Vanity] • Il 4 maggio 2016 riceve la sua stella sulla Hollywood Walk of Fame • Nel 2018 torna sul grande schermo in Hotel Artemis diretto da Drew Pearce e nel 2021 nel legal drama The Mauritanian, adattamento cinematografico delle memorie del 2015 Guantanamo Diary di Mohamedou Ould Slahi, detenuto nel campo di prigionia di Guantánamo dal 2002 al 2016. Alla Foster il Golden Globe alla migliore attrice non protagonista • «Ogni sei mesi vivo un momento di crisi, mi dico che non voglio più recitare, che preferisco dirigere o produrre. Però poi mi arriva un progetto come The Mauritanian a cui non posso dire no. Non ha senso smettere adesso, i miei figli sono grandi, posso fare quello che voglio, i miei film non devono incassare centinaia di milioni di dollari e con due Oscar nessuno mi chiede più di fare audizioni per ottenere un ruolo». [Croci, Elle] • Nello stesso anno ha ricevuto la Palma d’oro alla carriera.
Curiosità Mangia volentieri minestre, in particolare quelle di patate dolci, crescione e lenticchie. Suo hobby preferito, il giardinaggio • «Sono patita di gnocchi. Con il sugo di pomodoro fresco, un po’ di basilico e una spolverata di parmigiano» • Tra i suoi impegni c’è anche quello contro il riscaldamento globale. «Non c’è bisogno che io esprima la mia opinione: il global warming è un fatto, e lo stiamo sperimentando tutti. Io sono un’amante della scienza, anche se sono sempre stata più brava con le materie umanistiche. E spero davvero che la scienza possa darci anche una risposta per aiutarci a capire come occuparci l’uno dell’altro. E se vogliamo un reale cambiamento dobbiamo fare in modo che tutti possano arrivare alla verità e alla riconciliazione. Che poi è il concetto anti-apartheid che ci ha insegnato Desmond Tutu: imparare a risanare una cultura mettendoci tutti nella stessa stanza e comunicare chi siamo e cosa abbiamo imparato» • Eccellente il suo francese. Un buon italiano che però, intervistata da Fabio Fazio, ha preferito non parlare.
Amori Ai tempi del college è stata legata per un anno alla drammaturga Tina Landau • Dal 1993, sul set del film Sommersby, conosce Cydney Bernard. Con lei avrà due figli, Charles e Kit, nati con l’inseminazione artificiale. Cosa s’impara nel crescere (con un’altra donna) due figli maschi? «Amo i miei due ragazzi e amo vederli crescere. La loro pubertà è stata un’esperienza, ma, paradossalmente, è stato anche un modo per conoscere gli uomini. C’è un legame speciale che si crea tra una madre e un figlio maschio. Sei al suo fianco quando devi aiutarlo ad attraversare la strada e poi all’improvviso si trasforma in un uomo alto un metro e ottanta, anche se per te resta il bimbo di sempre. È un legame indescrivibile» [a Sara Frisco, Giornale] • Le due si lasciano nel 2007. Pochi mesi prima Jodie aveva ufficializzato la loro relazione, ammettendo la sua omosessualità • Nel 2008 un nuovo ma breve amore con Cindy Mort, una bella sceneggiatrice mora, conosciuta nel 2007 sul set del film Il buio dell’anima • Nel 2013, ricevendo il Golden Globe alla carriera, Jodie Foster ha parlato per la prima volta in pubblico della sua omosessualità. «Ho l’urgenza di dire qualcosa che non avevo mai detto in pubblico», ha esordito Jodie Foster. «Sono single. Spero di non deludervi se stasera non farò il grande coming out. L’ho fatto mille anni fa, nell’età della pietra. Erano tempi strani quelli», ha proseguito, «in cui una ragazzina fragile si apriva solo con la famiglia, gli amici, i colleghi di lavoro» • «Mi dicono che di questi tempi ogni persona famosa deve condividere i dettagli della propria vita privata attraverso conferenze stampa e reality show in prima serata. Ma sarebbe parecchio noioso, il mio reality: per restare in onda, dovrei pomiciare con Marion Cotillard, o sculacciare Daniel Craig. E poi, se anche voi foste stati personaggi pubblici già da bambini piccoli, se anche voi aveste dovuto lottare per avere una vita vera e onesta e normale nonostante tutto, allora apprezzereste la privacy sopra ogni cosa […]. Non potrei mai stare qui senza rendere omaggio a uno dei più grandi amori della mia vita, la mia eroica co-genitrice, la mia ex partner in amore e sorella dell’anima per la vita, il mio confessore, compagno di sciate e consigliere, la mia migliore amica da venti anni e per sempre, Cydney Bernard» • Rapporto conflittuale con una madre ossessiva, diventata ormai demente. Aggiunge: «E arrivo alla più importante influenza nella mia vita, la mia straordinaria mamma, Evelyn. Mamma, lo so che sei nascosta da qualche parte dietro quegli occhi blu, e che ci sono molte cose che non capirai stasera, ma ecco l’unica che conta: ti voglio bene, ti voglio bene, ti voglio bene. E spero che, se lo dico tre volte, magicamente ti entrerà nell’anima e ti darà la gioia di sapere che hai fatto bene, nella vita» • Nel 2014 sposa in gran segreto la compagna Alexandra Hedison, fotografa di Los Angeles. Stanno ancora insieme.
Titoli di coda «Sono riuscita a dirigere scientemente la mia vita verso quello che volevo essere».